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I grandi anni del Messina nel segno di Scoglio, Zeman e Mutti

Tutti conoscono Messina come la porta di accesso alla Sicilia dalla terraferma, oppure come una città nella quale si mischia l’amore per il mare con quello per i dolci. La sua grande tradizione culturale, però, non ha impedito che all’interno delle sue mura si formasse qualcosa in più. Sebbene la tradizione calcistica siciliana faccia capo principalmente a Palermo, anche a Messina si sono vissuti momenti gloriosi, soprattutto a partire dagli anni ’80. Adesso che la squadra peloritana milita in Serie D, i tifosi guardano con molta nostalgia al glorioso passato della loro società, che fino a qualche anno fa giocava nei campi più importanti della Serie A.

In realtà, dopo un paio di stagioni nella massima serie durante gli anni ’60, fino al campionato 2004-2005  i peloritani non sarebbero più riusciti a disputare un torneo di Serie A, oggi abbinata al logo TIM. Una delle sue tappe più gloriose e divertenti ebbe luogo quindici anni prima, ossia nella stagione 1988-89, quando un emergente allenatore proveniente dalla Mitteleuropa prese in mano una squadra inesperta e le diede un tocco di anima e calcio divertente che avrebbe innamorato tutti. Anche se fu Franco Scoglio, a cui è stato recentemente intitolato lo stadio, a riportare in alto il Messina con tre stagioni entusiasmanti. Il “Celeste” era sempre pieno e rimase imbattuto per diversi anni.

Zdenek Zeman
Zdenek Zeman resta tra gli allenatori più amati

La rivoluzione zemaniana. Con Scoglio la squadra giocava un calcio moderno e l’avvento di Zdenek Zeman fu l’ideale prosecuzione di quel progetto calcistico. Il tecnico boemo già alla fine degli anni ’60 era venuto a vivere sull’isola per sfuggire alla dittatura comunista dell’allora Cecoslovacchia. Padre di Karel, che ha guidato il Gela fino a qualche mese fa, è stato fondamentale nella crescita della società messinese. Il tecnico boemo, che veniva dal Parma, una società emergente, portò a Messina un tocco di audacia e di azzardo nel gioco grazie al suo ormai storico 4-3-3 basato soprattutto sulle transizioni offensive e sulle folate in attacco, con gli esterni come principali protagonisti. La preparazione fisica imposta ai suoi calciatori, nota a tutti per la sua pesantezza, era degna di un colonnello dell’esercito, ma serviva alla lunga per dare un tono atletico importante, che poteva essere mantenuto a buoni livelli durante tutta la stagione. Amante del calcio offensivo, Zeman trascinò il Messina a un importante ottavo posto in B nella sua unica stagione con la società peloritana.

Totò Schillaci
Totò Schillaci ai microfoni di MessinaSportiva

Sotto la sua guida si fece notare un certo Totò Schillaci, che sarebbe poi stato l’eroe della Nazionale Italiana targata Diadora ai mondiali di Italia ’90, quelli delle notti magiche. Il centravanti nativo di Palermo trovò in Zeman un mentore unico, perché con il boemo da sempre si esaltavano le doti delle punte centrali. Schillaci, che nel Messina aveva esordito già in C2, arrivando con la squadra dello Stretto fino alla B, realizzò quell’anno 23 reti, riuscendo addirittura a interessare la Juventus, che lo ingaggiò l’anno successivo, dando così inizio alla sua carriera di emigrante del goal, la stessa Juventus che oggi è la grandissima favorita alla vittoria del campionato italiano secondo le scommesse sulla serie A di Betway con una quota di 1,5, era allora ancora una squadra in ripresa dopo una serie di anni nei quali non era riuscita a rendere concreti i propri sforzi in Italia. Il passaggio di Schillaci alla Vecchia Signora, tuttavia, fu la conferma del gran lavoro di Zeman, che a fine stagione lasciò lo Stretto per andare al Foggia, dove avrebbe dato poi vita a Zemanlandia.

FC Messina 2003-04
Il FC Messina 2003-04, che ha ottenuto la seconda promozione in serie A

Il ritorno in A e i record. Nonostante il romanticismo e le vittorie roboanti della stagione 1988-89 furono una gloriosa pagina di storia per il Messina, i migliori risultati dovevano ancora arrivare. Durante la stagione di Serie B 2003-2004, nonostante l’avvicendamento sulla panchina tra Vincenzo Patania e Bortolo Mutti, il Messina riuscì a conquistare un’insperata promozione in Serie A, praticamente quarant’anni dopo l’ultima volta nella massima serie. L’operato di Mutti, un allenatore pacato che riuscì a fare quadrato in una piazza difficile e passionale come quella peloritana, fu essenziale nella grande stagione del Messina, che fu trascinato in campo dai goal di Arturo Di Napoli, in rete in ben 19 occasioni. Mentre si costruiva il nuovo stadio San Filippo, lo storico impianto “Giovanni Celeste” ospitava le imprese della squadra di Mutti, con un Marco Storari come leader e giocatore più presente con 45 partite disputate tra campionato e playoff. Insieme a lui vi erano elementi di spicco come il difensore ivoriano Marc Zoro, l’attaccante argentino Roberto Carlos Sosa, il già citato Di Napoli e il portoghese José Mamede.

Zampagna
Zampagna festeggia un gol con la maglia del Messina

Quella squadra fu l’inizio di un sogno per tanti messinesi, che l’anno dopo poterono godere di uno spettacolo unico. I gol di Riccardo Zampagna, autore di 12 centri nella stagione 2004-2005, e le sgroppate sulla fascia di Alessandro Parisi, il Roberto Carlos dello Stretto, illuminarono la scena del nuovo San Filippo, che in molti casi fece registrare il tutto esaurito, confermando l’amore incondizionato dei tifosi verso la squadra. Storica rimarrà la vittoria a San Siro contro il Milan per 2 a 1, con Zampagna e il centrocampista Giampà come goleador di un momento da incorniciare. Al San Filippo persino la Juventus, che in seguito sarebbe stata campione d’Italia, avrebbe avuto problemi, tanto dal restare bloccata sullo 0 a 0. Il settimo posto di quell’anno sarà il risultato più importante della storia di un club che è ripiombato in D, dopo il terzo fallimento in poco più di 25 anni. Ora una piazza romantica e passionale attende di nuovo il suo rilancio.

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