Apre la serata il film “Il fascino indiscreto dell’amore” ispirato al best seller di Amélie Nothomb.
Suggestioni al confine tra cinema, letteratura, poesia e musica sabato 1 agosto all’Horcynus Festival, con una produzione musicale d’autore, il concerto “Transeuropae Hotel” del Persephon Trio, performance musicale su spezzoni dell’omonimo film di Luigi Cinque, premiato al Roma Indipendent Film Festival, al Sulmona Film Festival, menzione speciale a Rio de Janeiro e Salvador Bahia. Dalle ore 22,35 sul palco con vista sullo Stretto sale il Persephon Trio, una delle formazioni musicali più interessanti della scena musicale europea, composta da Luigi Cinque (polistrumentista, regista, musicista di frontiera, riconosciuto universalmente come inventore del “transgenico), Lucilla Galeazzi (una delle voci regine del Mediterraneo, amatissima in Francia, autrice insieme a Moni Ovadia del progetto “Cantiamo cantammo e canteremo. Canti per l’uguaglianza”) e Fausto Mesolella (storico chitarrista degli Avion Travel, collaboratore di moltissime star del rock e del jazz, nonché di Andrea Bocelli, Gianna Nannini, Paolo Conte e Francesco Tricarico, per il quale ha scritto il brano presentato al Festival di Sanremo 2011.
È stato designato dalla critica tra i cinque migliori chitarristi progressive europei). Insieme a loro, tre ospiti a sorpresa: Giancarlo Parisi alla zampogna a paro cromatica e zi flute, Luca Recupero al marranzano e Giacomo Farina al tamburello. Incontri e contaminazioni, com’è ormai tradizione per la sezione “Musica Nomade” dell’Horcynus Fest, in uno spettacolo che attraversa in modo disinvolto e consapevole la canzone popolare, il jazz e il rock, sfiorando talora territori di musica più propriamente contemporanea. Ma c’è spazio anche per la parola poetica e la narrazione, con un repertorio pronto ad assecondare la condizione psico-ambientale e a rispondere alle emozioni suscitate nel pubblico. Il tutto in una cornice che sintetizza l’essenza stessa del Persephon Trio, che attinge alla memoria mediterranea antica e moderna, a partire dall’omaggio al mito fondante di Persefone, sintetizzando le esperienze musicali di tre solisti di lungo corso, dal curriculum eccezionale, che hanno scandagliato un pezzo fondamentale della storia della musica e dello spettacolo contemporanei. Il concerto sarà anticipato, alle ore 21,00, dalla proiezione del film “Il fascin indiscreto dell’amore” di Liberski (2014, 100’), ispirato al best seller “Né di Eva né di Adamo” di Amélie Nothomb. Un romanzo autobiografico tra i più amati dell’autrice belga-giapponese, che racconta col suo stile inconfondibile la sua relazione vagamente amorosa con un giovane giapponese, sullo sfondo di una travolgente passione per il Paese della sua infanzia. Si è conclusa, intanto, la sezione del festival dedicata al Paese ospite, l’Armenia. Da un passato doloroso con ferite ancora aperte, a un oggi vivace e in pieno fermento, l’Armenia è stata raccontata attraverso la sua storia, la sua cultura e la sua arte. Senza dimenticare la lunghissima tradizione di intrecci e scambi con l’Italia meridionale, Sicilia e Calabria in primis.
Tra gli ospiti della manifestazione l’Ambasciatore della Repubblica d’Armenia in Italia Sargis Ghazaryan. “Il Festival è stato sicuramente il più importante evento nel sud Italia, con concerti, mostre, rassegna cinematografica e presentazione di libri, dedicato quest’anno al Genocidio, alla nostra civiltà, ai 3000 anni della nostra storia e al Nagorno Karabakh”, ha detto l’Ambasciatore. “A Messina non ci si è fermati alla commemorazione – ha aggiunto Ghazaryan – Si è celebrato il presente armeno, la sopravvivenza e la resilienza del nostro popolo e il consolidamento della nostra Repubblica, la Repubblica d’Armenia, che è la miglior risposta a qualunque intenzione genocidaria. Al Festival sono stati affrontati temi valoriali comuni a tutti i popoli e che rendono particolarmente vicine Sicilia e Armenia nella lotta per il riconoscimento della verità storica, nella prevenzione dei crimini contro l’umanità anche attraverso la certezza della sanzione, ma anche temi etici come i conflitti di interesse. Questa missione accomuna il mio popolo, le istituzioni siciliane e il percorso di ricerca della Fondazione Horcynus Orca”. “C’era bisogno di parlare d’Armenia – ha precisato la curatrice del Festival, Martina Corgnati – perché il mancato riconoscimento di un genocidio avvenuto 100 anni fa è un problema dell’intera umanità. Possiamo usare le parole di Moreno Campo, già presidente del tribunale che ha condannato i generali cileni ed uno dei presidenti della Corte Suprema Europea per i diritti umani. Campo dice che se non siamo capaci di riconoscere un genocidio avvenuto 100 anni, non saremo neppure capaci di prevenire e punire un genocidio oggi. Le intenzioni genocidarie, con la matrice comune che è la volontà di un’azione di pulizia etnica – conclude Martina Corgnati – sono purtroppo ancora presenti nel mondo contemporaneo, basti pensare al Sud del Sudan, al Rwanda e alle azioni terroriste dell’ISIS”.