Tra gli altri eventi, la presentazione del romanzo di Comberiati e il cinema all’aperto.
C’è tanta Armenia, a cento anni dal primo genocidio del Novecento, ma anche tanta narrativa, declinata in varie forme, giovedì 30 luglio nel programma della quarta giornata di Horcynus Festival al Parco Horcynus Orca di Capo Pelor. Mentre proseguono le visite al MACHO – Museo d’Arte Contemporanea Horcynus Orca (che rimarrà aperto per tutta la durata del festival e a seguire dal martedì al sabato, ore 16.00/20.00 fino al 31 agosto) e le lezioni della Summer School in Conservazione e Restauro delle opere d’arte contemporanee, si torna a parlare della tragedia che ha colpito il popolo armeno nel 1915, attraverso video, saggi, conversazioni e, ovviamente, arte.
Apre la giornata, alle 19.00, la sezione “A come Armenia”, con l’intervento di Martina Corgnati che presenta il documentario di Francesco della Noce su Antoine Agoudjian, fotografo francese di origine armena che ha consacrato la sua vita a fotografare l’identità armena del post-genocidio nei territori dell’ex Impero Ottomano, sapendo coglierne i lati più umani e fuori dal tempo. Ancora una volta un modo per raccontare una fetta di storia, che ancora oggi la Turchia nega, e colmare la “palude dell’indifferenza, che sta esattamente in mezzo alla violenza e al negazionismo, rispettivamente primo e ultimo atto della tragedia armena”, come ha ricordato l’ambasciatore della Repubblica Armena Sargis Ghazaryan. “I sopravvissuti sono portatori di un messaggio: il nostro è l’obbligo di ricordare, affermare il valore della verità e la necessità della prevenzione, agire e denunciare”. Alle 20.00 si parla ancora di memoria, questa volta con un tuffo nella storia contemporanea italiana. Per la sezione “MigrAzioni tra terre e mare”, la finestra dell’Horcynus Festival che esplora, attraverso il teatro e la contaminazione dei diversi linguaggi artistici, il tema dell’impegno civile, la presentazione performativa del romanzo “Vie di Fuga” di Daniele Comberiati (Besa Edizioni).
Il libro racconta il viaggio di un addetto agli epitaffi e ai necrologi in un Meridione lontano, deforme e ostile. Una storia minuscola, che abbraccia emigrazione storica, boom economico, la rivolta di Reggio del 1970 fino a un presente in cui tutti, solo apparentemente, hanno scelto di dimenticare.
Alle 21.00 si torna al Paese ospite della XIII edizione dell’Horcynus Festival con la presentazione del libro “Il genocidio infinito” (Edizioni Guerini) di Martina Corgnati e Ugo Volli. Insieme all’autrice, interverrà la psicanalista Manuela Fraire. La conversazione lascerà più volte spazio ai reading sul trauma collettivo e la memoria, tratti dal libro di Janine Altounian, una delle più importanti studiose francesi di psicoanalisi, figlia di genitori sopravvissuti al genocidio armeno del 1915, che ha riscoperto il diario scritto dal padre Vahram subito dopo la fuga in Francia. A seguire, la video arte di Agnese Purgatorio e di video artisti armeni racconteranno con il supporto delle immagini la tragedia di questo popolo perseguitato.
Alle 22.45, per la sezione cinematografica “Arcipelaghi della visione”, nel Giardino delle Sabbie del Parco Horcynus Orca si proietta, con vista sullo Stretto, Gemma Bovery, di Anne Fontaine (Francia, 2014, 99’). Altro film sull’amore, filo conduttore della selezione di pellicole di quest’anno, ma l’amore per la letteratura romantica dell’Ottocento, che conduce il protagonista, uno strepitoso Fabrice Luchini, a manipolare la realtà.