La Corte Federale d’Appello ha optato per un autentico “tour de force” e ha rinviato a sabato mattina soltanto la trattazione delle posizioni di Nucifora, Melillo, Ulizio, Aurora Pro Patria e Torres. Poco dopo le ore 20 ha preso la parola l’avvocato bolognese Mattia Grassani, in difesa del tecnico Arturo Di Napoli, del Savona e del procuratore Eugenio Ascari. Particolarmente articolata l’arringa relativa all’ex tecnico del Messina, durata quindici minuti.
“Arturo è al mio fianco perché giudica pesantissima ed inaccettabile la condanna subita in primo grado. Dopo la chiusura dell’indagine di Catanzaro sono sopravvenuti elementi nuovi che non avevamo a disposizione nella prima fase del processo. Il Tribunale Federale Nazionale ha ritenuto non sufficientemente credibile la ricostruzione alternativa che giustifica i rapporti tra Di Napoli e Di Nicola con la definizione della posizione del calciatore Daniele Gizzi“.
Il legale ha prodotto un’ampia documentazione a supporto della sua tesi: “Abbiamo prodotto i tabulati che dimostrano l’esistenza dei contatti tra il tecnico del Savona ed il ds de L’Aquila già a partire dall’1 luglio, mentre la Procura faceva riferimento soltanto alle telefonate intercorse dal 3 novembre in poi. La ricostruzione dell’accusa fa riferimento all’intensificazione di questi contatti a ridosso della gara ed alla cessazione subito dopo la disputa del match. Noi dimostriamo invece che in sei mesi di telefonate ed sms i contatti sono costanti, senza alcun picco”.
Grassani contesta anche il presunto “picco” di telefonate antecedente alla disputa del match tra L’Aquila e Savona, in prossimità del 23 novembre: “In realtà nel periodo non intercettato dalla Procura di Catanzaro, tra agosto ed ottobre, vi sono state ben 38 conversazioni telefoniche, 11 tentativi di chiamata da parte di Di Nicola e ben 109 tentativi di chiamata di Di Napoli, che invia anche 109 sms in questo lasso di tempo. Il tecnico faceva anche da manager e per mesi continua a sollecitare il rispetto degli accordi relativi all’acquisto di Gizzi”.
L’avvocato bolognese ha replicato così al sostituto procuratore Lorenzo Giua: “Questa continua frequentazione è incompatibile con l’alterazione della singola gara. Se avesse dovuto davvero contattare Di Nicola per la combine lo avrebbe fatto soltanto a ridosso della partita e non nei mesi antecedenti. Di Napoli aveva garantito a L’Aquila un introito a copertura dell’ingaggio di circa 20.000 € ed otterrà invece da Di Nicola appena 2.500 €. Da qui la sua insistenza. Va peraltro evidenziato che i due nelle telefonate non parlano mai del presunto illecito”.
Grassani ha citato altri elementi a supporto della difesa: “De Pasquale, un soggetto ritenuto credibile dalla Procura in merito a più illeciti, il 7 maggio 2014 dice che L’Aquila-Savona non è stata oggetto di alcuna combine e che i tesserati del Savona, Di Napoli compreso, rifiutarono una proposta in tal senso. L’1 giugno lo ribadisce in una conversazione con Ulizio. Tribunale e Procura ritengono Di Napoli colpevole perché era presente anche un soggetto albanese all’incontro con Solidoro, spedito a Rieti con il preciso mandato di riscuotere le somme vantate da Di Nicola a copertura dell’ingaggio di Gizzi. Ma in quell’incontro non otterrà alcun pagamento, come confermato dalle telefonate inserite nel fascicolo della DDA di Catanzaro”.
Nella sua arringa fiume il legale ha citato infine altri elementi a discolpa: “Di Napoli era prossimo all’esonero e cercava una collocazione in un altro club, motivo per il quale voleva incontrare Di Nicola nei giorni successivi alla gara con L’Aquila. Non ha percepito alcuna somma, mentre se si fosse trattato davvero di un eventuale profitto di scommesse li avrebbe tenuti per sé. Ed infatti l’11 dicembre, quindici giorni dopo la partita, scrive in un sms a Di Nicola: “Mi sono stancato, basta fare l’elemosina. Quei soldi dalli al presidente”. E’ evidente ancora una volta che si parla del compenso dovuto per Gizzi e non di altro. Chiedo quindi il suo proscioglimento”.