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Grassadonia: “Mi prendo tutta la responsabilità, ma scappare è da vigliacchi”

Il Messina ha toccato ancora il fondo. Lo 0-3 con la Juve Stabia ha riportato alla mente le batoste casalinghe rimediate a settembre contro Matera e Casertana. La strada verso la salvezza diretta si fa sempre più in salita e la contestazione della tifoseria è la fotografia del momento più complicato della stagione. Il tecnico Gianluca Grassadonia ci mette ancora la faccia: “Ci dispiace, la contestazione è giusta ed accettiamo le critiche. Adesso dobbiamo cercare dentro di noi l’ardore che c’è durante gli allenamenti settimanali, mentre poi la domenica ci sciogliamo spesso come neve al sole. La situazione è difficile, ma siamo consapevoli che la strada è ancora lunga. Se mi sento in discussione? Sì, ancora di più, ma ho il dovere di guardare avanti. Dobbiamo reagire ed essere diversi specie dal punto di vista nervoso”.

Grassadonia osserva il guardalinee. Damonte è costretto a cambiare la maglia insanguinata dopo un contrasto (foto Giovanni Isolino)

Poi prova a spiegare cosa non ha funzionato su una gara nata male e finita peggio. “La partita è finita sul secondo gol. E’ come se avessimo un blocco, in quanto ancor prima della rete dell’1-0 avevamo regalato una palla sulla quale è stato bravo Berardi. Dobbiamo venirne fuori, altrimenti la discesa verso il basso diventa inevitabile. Non è un problema di uomini e moduli, lo è più a livello caratteriale. Dobbiamo avere un’aggressività diversa che facciamo fatica a tirare fuori”.

Di dimissioni Grassadonia non vuole neanche sentirne parlare. “Non abbandono, non sono mai scappato dalle difficoltà. Lavoro sempre con serietà. Ci possono essere alti e bassi in un campionato difficile, ma nelle restanti 11 partite dobbiamo salvarci dalla porta principale. Scappare è da vigliacchi ed io ci metto la faccia, pur commettendo degli errori. Sono il primo a soffrire, i ragazzi sono mortificati, ma lavorano con grande impegno. Capisco che i tifosi si aspettino prestazioni diverse, ma vanno accettati i limiti di squadra e allenatore e serve compattezza. Mi prendo tutta la responsabilità della sconfitta, lasciamo lavorare e far crescere i giocatori. Qualcuno magari subisce più degli altri la pressione, non essendo abituato a vivere queste situazioni e chi è più bravo e lucido deve far uscire l’ardore anche agli altri”.

Alessandro Calleri

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