Weekend all’insegna della buona musica per la città in riva allo stretto. Infatti per il “Giovedì musicale alla Sala Sinopoli” (che non si svolgerà di giovedì ma in via eccezionale di venerdì) i giovanissimi musicisti de “I Musici di Messina” si esibiranno nell’importante Sala del Teatro Vittorio Emanuele, mentre Andrea Rebaudengo animerà il 28 febbraio il PalAntonello con il suo “All’aria aperta”. Gli spettacoli rientrano nel cartellone unificato dell’Accademia Filarmonica di Messina e l’Associazione “V. Bellini”.
“I Musici di Messina” è composto da ben diciotto giovanissimi artisti che presenteranno “Il Barocco Italiano” grazie ad un ensemble di strumentisti ad arco, nato da un progetto del Maestro Giuseppe Fabio Lisanti con il contributo del Maestro Maurizio Salemi e del Maestro Gianfranco Lisanti. Rebaudengo invece intrattenirà gli spettatori con “All’aria aperta” che trae il titolo dall’omonima opera di Béla Bartok. Oltre a Bartok, l’artista Rebaudengo, interpreterà due capolavori di Igor Stravinsky e cioè Piano Rag Music e il famoso Tango. Sostanzialmente ci si troverà di fronte ad una esplorazione sagace e stimolante tra il Sud America, l’Europa, in Spagna e, infine, in Italia per un artista che ha suonato per le più ragguardevoli istituzioni concertistiche italiane tra cui le Serate Musicali di Milano e l’Unione Musicale di Torino e ha realizzato performance in tutto il mondo dagli Stati Uniti agli Emirati Arabi, dall’Inghilterra alla Serbia. I Musici di Messina hanno in comune con Rebaudengo, nella loro partecipazione alla Stagione dell’Accademia, la scelta di Bartók che, per l’Orchestra da camera, volteggerà con le danze rumene. Mentre il programma vedrà anche brani di Vivaldi, Albinoni e Warlock. Oltre ai tre artisti (Fabio e Gianfranco Lisanti e Salemi), rispettivamente Primo violino, Prima viola e Primo violoncello, ci sono dieci violini (Fabiola Andronaco, Elisa Baglieri, Erica e Silvia Cardullo, Ivan Crisafulli, Valerio La Torre, Mary Manitta, Giovanna Morabito, Stefania Grillo e Rosa Scordo), due viole (Federica Ruggeri e Sharon Scalera), due violoncelli (Marta Salemi e Barbara Visalli) e un contrabbasso (Daniele Arena).
Intanto è giusto sottolineare come il tre protagonisti dell’Ensemble Berlin (Christoph Hartmann oboe, Sophie Dartigalongue fagotto e Anna Kirichenko pianoforte) hanno incantato, la scorsa domenica, gli spettatori del Teatro Vittorio Emanuele, trascinando un po’ d’Europa e dell’impatto altisonante dei Berliner Philharmoniker di cui sono parte integrante. Insolita, impeccabile e, a tratti, entusiasmante l’accoppiata oboe e fagotto. Nella sera del 22 febbraio il trio ha “rapito” i fortunati spettatori partendo dall’interpretazione di Casimir Théophile Lalliet, celebre virtuoso dell’oboe nella Francia di fine ‘800. E’ infatti Hartmann con la pianista ad aprire il concerto con Souvenir de Berlin op. 19 di Lalliet, di cui l’ensemble propone anche il Terzetto op. 22 con sonorità briose. Le due composizioni vengono intervallate dall’ottima interpretazione della fagottista che esegue la Sonata di Saint-Saëns – in sol maggiore op. 168 per fagotto e pianoforte, sempre accompagnata da Kirichenko. Questo musicista viene ripreso essenzialmente per la sua liricità come nella Sonata in re maggiore op. 166 per oboe e pianoforte che si sposa bene con le caratteristiche virtuosistiche dell’intera formazione. Tali opere rientrano in un trittico (la terza è la sonata per clarinetto e pianoforte op. 167) che Saint-Saëns pochi mesi prima della sua morte (1921). Lo spettacolo è continuato con la Sonata in si bem. maggiore K 292 di W. A. Mozart, per violoncello (sostituito dall’oboe) e fagotto, composta a 19 anni, su commissione del barone Thaddaus von Durnitz, nobile dell’epoca. A Francis Poulenc è affidato il finale ispirato alla Belle Epoque parigina, scostandosi dalla scia dei romantici.