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Grande successo per il vernissage “Art in Law – personale di Giuseppe Livio”

Lo scorso 3 novembre si è concluso il vernissage di pittura Art in Law dell’artista Giuseppe Livio, all’interno dello Studio GED degli avvocati Delia Ginardi e Domenico Di Stefano e patrocinata dalla Fondazione Antonio Presti – Fiumara d’Arte.

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Gianfranco Molino, Giuseppe Livio e Antonio Presti

Questa volta, la scelta degli artisti, curata da Gianfranco Molino, è stata per Giuseppe Livio, artista catanese classe 1975, pittore attivo nel panorama artistico italiano, con un bagaglio di numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero. La personale di Giuseppe Livio, articolata per periodi, prova a far comprendere il fascino e l’importanza artistica dell’autore, i tratti spontanei tipici della sua arte capaci di cogliere gli aspetti curiosi della vita, la poetica della memoria, il grottesco, l’ironia.

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Un’opera di Giuseppe Livio

“Nelle opere esposte diverse per la tecnica – commenta Gianfranco Molino curatore della mostra, – è possibile ritrovare l’ansia, il turbamento, le emozioni e le speranze dell’artista. In questa disparata integrità, la mostra offre un’ampia visione del percorso artistico di Livio, una sorta di viaggio fantastico dove ognuno puó trovare una parte di sé rappresentato.  Le opere esposte sono percorsi di vita, pensieri singolari, un cammino dicotomico che divide di netto la realtà in luce e ombra cancellandone la complessità e ogni sfumatura, facendo interpretare a chi li guarda, il senso sincero di verità. Le opere accolgono luoghi, memorie, figure, scene gioiose e a volte malinconiche, stati d’animo ed emozioni, immagini fantastiche, visioni dal significato antropico esaltate da forti pennellate che creano una fusione tra il pensiero creativo e il fruitore. L’artista ha saputo rappresentare una realtà intrisa di chimeriche e fiabesche situazioni, positive e poetiche, donando a tutto l’insieme un’aura di armoniosi respiri”.

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Le operedi Giuseppe Livio

Significativo il commento di Antonio Presti presente all’evento, sempre attento a sostenere giovani artisti di talento. “Il museo del III millennio – sostiene l’artista-mecenate – si è notevolmente allontanato dal concetto di un luogo destinato a pochi eletti. Gli spazi museali istituzionali sono ormai diventati dei luoghi di nicchia, freddi e asettici, senza storia, senza vita. L’alternativa sicuramente é lo spazio condiviso, che diventa luogo di relazioni, un luogo di fenomeni, di eventi e di esperienze. Oggi si ha l’esigenza di nuovi luoghi contemporanei dove l’arte possa dare la possibilitá di generare un’interazione con lo spazio che ci circonda, che ci parli quindi di emozioni, di cuore, ci dia ossigeno, ci nutra la nostra anima. L’esperienza dello studio GeD ne è un esempio, un luogo trasformato grazie all’arte, che perde il suoi connotati di un apparire razionale ed estetico di studio legale per diventare un’azione artistica che interviene sulla vita sociale che offre un concetto di arte e di bellezza che puó essere compreso e condiviso anche da chi non si sia mai confrontato con un catalogo d’arte”.

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Un’opera di Giuseppe Livio

Ho accolto con grande curiosità la proposta di realizzare una mostra dei miei lavori presso uno studio legale – dichiara con entusiasmo Giuseppe Livio – location insolita per questo tipo di evento, ma aperta a importanti sviluppi. Proprio l’interesse manifestatomi dal pubblico, anche di molti giovani, durante questa serata è il segno tangibile che l’opera d’arte può comunicare emozioni e suscitare domande di senso anche fuori dai luoghi tradizionalmente deputati alla sua fruizione. Questo fa ben sperare che si possa stimolare e costruire una sensibilità artistica che si muove su percorsi nuovi, che interroga la realtà circostante, che ricerca e fa emergere significati profondi anche lì dove essi non sono immediatamente percepibili. Non a caso si è scelto di esporre opere di genere e periodi diversi: sono volti amici, luoghi familiari, momenti di intensa passione e di pacata espressione. Sono, insomma, alcune delle sfaccettature della vita, ognuna delle quali occupa uno spazio, fisico ed emozionale, diverso. Sono sguardi che ingigantiscono i particolari o minimizzano l’evidenza; danno vita e corpo a fantasmi interiori; traducono, nella violenza del colore, la complessità  dell’esistenza”.

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