Se in difesa il nuovo baluardo che trasmette sicurezza all’intera squadra è l’ex empolese Martinelli ed in attacco si possono già individuare un grande ispiratore, come Padulano, che ha firmato il grande assist valso il raddoppio di Cocuzza, fin qui terminale vincente al pari di Tavares, anche in mezzo al campo il nuovo Messina ha trovato quantità e fisicità.
Il merito è tutto di Carmine Giorgione, “pupillo” del tecnico Arturo Di Napoli fin dai tempi di Savona e presentato già ad agosto come possibile elemento di riferimento per una tifoseria che ha chiesto a gran voce giocatori in grado di onorare e sudare la maglia. Lui ha risposto presente, sia a Monopoli che nella “sua” Benevento ed infine contro un Cosenza che di qualità ne ha da vendere ma al San Filippo non è riuscito a dimostrarlo, pagando assenze ed un pomeriggio di scarsa verve.
Il centrocampista, per il quale si spendono già i paragoni con indimenticabili ex del passato come Coppola, Obbedio e Campolo, ritiene che siano stati premiati gli sforzi di tutto lo spogliatoio: “Mi sono sacrificato tanto come tutta la squadra, sia mentalmente che fisicamente ed i risultati si sono visti. Il paragone con Maiorano? Non lo conosco nel dettaglio (militava in un altro girone, ndc), dico soltanto che voglio sempre dare il massimo”.
Qual è il segreto del Messina di Re Artù? “La forza della squadra è che non ci sono leader, ci aiutiamo tutti. I miei tiri da fuori? Ci provo. Per ora non va bene tra conclusioni fuori misura o traverse, ma l’importante è tentarci comunque. Ero fiducioso per come lavoravamo, sapevo che potevamo subito fare bene”.