Il Sant’Agata ha centrato l’impresa di giornata contro l’Acireale e il tecnico Mimmo Giampà può godersi i continui progressi: “Incontravamo la squadra più forte del torneo insieme ad Acr e Fc, forse nel momento peggiore perché sia noi che loro eravamo obbligati a fare punti. Abbiamo sofferto, come è giusto che sia, perché affrontavamo gente come Pozzebon, Souare, Rizzo e Savonarola. Sull’unico errore commesso abbiamo preso gol: ci dovevamo abbassare prima attaccando la palla al momento giusto, invece sul loro pressing abbiamo atteso troppo. Ma c’è anche l’avversario che ha i propri meriti”.
La terza vittoria in sette gare consente finalmente di abbandonare la zona play-out, anche se molte concorrenti per la salvezza devono recuperare tante gare: “Soffriremo fino al 6 giugno perché non abbiamo fatto ancora niente e non possiamo mollare. Fino a fine aprile la squadra può soltanto crescere perché ci mancano i sei mesi iniziali, di cui le altre squadre hanno beneficiato. Il gruppo va elogiato perché lavoriamo assieme dal 7 gennaio. Non puoi provare tutto in pochi giorni, ma la mia squadra sa giocare a calcio e sta acquisendo tutti i dettami. Se lavoreremo così possiamo fare bene”.
Appare evidente la crescita di consapevolezza ma anche di incisività e tenuta: “Sappiamo pressare e fare male, abbiamo difeso e attaccato in undici. I centrocampisti hanno giocato una grande gara, con gli esterni che hanno scalato al meglio quando l’Acireale attaccava. È una vittoria del gruppo: i ragazzi hanno giustamente festeggiato per l’impegno profuso, lo meritano perché lavorano tanto ma ora pensiamo alla prossima gara col Cittanova prima della sosta, che ci permetterà di staccare e lavorare a livello fisico e tattico”.
Giampà non si fa illusioni, dal momento che il torneo è molto equilibrato. Il ritornello sulla quota salvezza non muta: “I tre punti ci fanno respirare perché eravamo sott’acqua, ma ancora la rincorsa è molto lunga. Servono 19 punti in 14 gare, il 19 è il numero di maglia di Tripicchio. Mi ero innamorato di questa squadra già in passato e lo ribadisco: i calciatori sono i miei figli e gli faccio i complimenti. Il successo serve per l’autostima e ci serve come bonus da sfruttare per il futuro perché siamo attesi da tanti scontri diretti che ci obbligano sempre a vincere. Peccato aver pareggiato l’ultima gara a Ragusa dopo aver fatto settanta minuti ad alti livelli, rischiando persino la beffa finale”.