La voglia di dimostrare di avere ancora molto da dare non manca, ma intanto Giuseppe Furnari si appresta a vivere l’inizio della prossima stagione da spettatore, in attesa della chiamata giusta. Dopo tutto il tempo aiuta a curare le ferite, a mandare giù le delusioni dovute alle esperienze negative come quella che l’ex tecnico di Camaro e Città di Messina ha avuto con il Città di Taormina.
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Chiamato a succedere a Lu Vito lo scorso inverno, ha ritrovato quel gruppo dirigente con cui aveva fatto grandi cose in giallorosso, ma tentare di ripetere le belle storie è sempre un rischio e questa volta non si è riuscito a scrivere il lieto fine. Dopo un inizio con qualche balbettio ma comunque segnato da risultati positivi, l’ultima parte di stagione si è trascinata senza sussulti, anche perché il rendimento delle prime tre (Ragusa, Jonica e Igea) e le defezioni in coda hanno reso irraggiungibile la zona playoff già con ampio margine.
Furnari spiega cosa non è andato nei mesi che lo hanno visto sulla panchina biancoazzurra: “Quando sono arrivato il Città di Taormina era già fuori dalla zona playoff, anche se la classifica era molto corta, tanto che la squadra si trovava a nove punti dalla capolista. Ho avuto poco tempo per poter incidere sull’aspetto tattico e soprattutto su quello atletico, dato che tra recuperi di campionato dovuti al Covid e alla Coppa Italia abbiamo giocato ogni tre giorni. Abbiamo raggiunto la semifinale e alla pausa natalizia eravamo quinti, perdendo, sotto la mia gestione, soltanto con la Jonica, che poi abbiamo visto che tipo di campionato ha fatto”.
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Ma poi qualcosa si è inceppato: “Con la società eravamo di comune accordo di intervenire in modo sostanzioso sfruttando la finestra di mercato del mese di dicembre, nella quale però è arrivato soltanto Ancione. Successivamente, a febbraio, alla vigilia della gara con il Ragusa, sono andati via elementi come Strano e Genovese che non sono stati rimpiazzati. Non voglio fare a scaricabarile: è giusto che assumersi le proprie responsabilità ed evidentemente non ho dato quello che in tanti si aspettavano, però anche la stagione in sé è stata molto complicata. Quando l’obiettivo playoff è apparso compromesso ho preferito dare spazio a ragazzi del 2004 e del 2005 che ritenevo pronti a scendere in campo”.
Il tecnico messinese giudica positivamente invece l’esperienza precedente, sulla panchina dell’Igea: “Dopo il ritorno in Eccellenza mi sono stati chiesti i playoff e ci siamo arrivati. In molti ricorderanno che stiamo parlando di un campionato fermato due volte a causa del Covid e terminato con un formato davvero assurdo. Nei playoff ci siamo giocati la qualificazione giocando ad armi pari a Giarre e perdendo una partita caratterizzata da episodi arbitrali quanto meno discutibili. Perciò non giudico come negativa la mia esperienza con l’Igea”.
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La voglia di dimostrare di poter ancora rappresentare un tecnico di spessore per la categoria c’è tutta: “Stare fermo mi dispiace. Vengo da una parentesi negativa a Taormina, conosco il campionato di Eccellenza che ho fatto per tanti anni, ho ancora voglia di dimostrare di poter fare calcio e di poter incidere su una squadra. Contatti? Ho ricevuto una telefonata dalla Jonica: ho fatto una chiacchierata con il direttore in cui non abbiamo nascosto la nostra stima reciproca ma nulla di più. Prevedo un campionato avvincente: Siracusa, Igea e Taormina si stanno muovendo davvero bene e inoltre dubito che quest’anno ci possano essere casi di squadre che alzino bandiera bianca a stagione in corso”.