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Fans Club Nibali, lo striscione perduto e miracolosamente ritrovato

Tifosi di Nibali a Parigi
Tifosi di Nibali a Parigi

Mille sono gli aneddoti da raccontare nel giorno dell’incoronazione di Vincenzo Nibali ai Campi Elisi. Una in particolare ruba la nostra attenzione: lo striscione perduto e poi ritrovato del Fans Club Messina Centro. A raccontarci l’episodio è un tifoso storico Gabriele Ambruno.
“Siamo partiti da Messina con la mia macchinina, una Land Rover, una macchina ormai logorata dai troppi chilometri percorsi, molti dei quali fatti per seguire le gesta di Enzo, nostro idolo e amico – esordisce Ambruno – Raggiungiamo l’aeroporto di Catania e in perfetto orario ci imbarchiamo nel volo Easy Jet delle 17.15, destinazione Parigi. Prima di imbarcarci , però, una spiacevole sorpresa: l’addetto al gate ci dice che abbiamo troppi bagagli e di doverne, per forza di cose, imbarcarne uno in stiva. La scelta era tra lo striscione del nostro Fans Club o una valigia. Non ci penso un attimo: lo striscione di Enzo cammina con me, così, imbarco la valigia”.
Ma la sorpresa è dietro l’angolo – “Il volo è perfetto e l’arrivo all’aeroporto di Charle De Gaulle avviene qualche minuto in anticipo dell’orario previsto. Prima di lasciare l’aeroporto io e i miei quattro amici, tra cui mia moglie Giovanna (altra tifosa sfegata di Nibali, ndr), ci rechiamo al nastro trasportatore per ritirare il bagaglio. Avviene tutto molto in fretta: ritiriamo il bagaglio e nel volgere di qualche minuto siamo già sul treno che ci porta alla stazione Gare de Nord. All’arrivo alla stazione ad attenderci c’è già il presidente del Fans Club Andrea Drago, in compagnia della moglie. Dopo i saluti di rito, decidiamo di raggiungere l’albergo. All’improvviso una voce dietro me: “ragazzi dove è lo striscione?”. Quella voce è del vice presidente del Fans Club, Alfredo Miceli. Una voce amica, sentita tante volte, ma in quell’occasione avrei voluto non averla udita. Mi guardo intorno e mi accorgo che nessuno di noi ha in mano lo striscione. Domando chi fosse stato l’ultimo ad averlo custodito, ma nessuno riesce a ricordare. “Lo abbiamo lasciato in aeroporto, quando eravamo in attesa della valigia”, chioso io. Tutti mi guardano in maniera stupita. Leggo negli occhi dei miei amici il rammarico per la perdita di un oggetto preziosissimo. Per noi del Fasn Club quello striscione è la tessera di riconoscimento, un modo per esprimere il nostro affetto a Enzo”.
Cosa decidete di fare? “In un primo momento pensiamo di ritornare in aeroporto, ma vista l’ora tarda (quasi le 21.30) decidiamo di andarci il giorno dopo, in prima mattinata. Così succede: alle 7.00 di domenica siamo già alla stazione di Gare du Nord. Assieme a mia moglie, a Salvatore e Simona saliamo sul treno che ci porta, dopo 40’ all’aeroporto. Andiamo sul luogo del misfatto, ma niente: ai bordi del nastro trasportatore, li dove il giorno prima avevamo dimenticato il nostro cimelio più prezioso, c’era solo un cartellone pubblicitario luminoso, il quale beffardamente riportava <Bienvenue à Paris> (Benvenuti a Parigi)”.
E a quel punto? “Ci assale la disperazione. Cerco di domandare freneticamente a qualsiasi addetto dell’aeroporto, ma il mio scarso, scarsissimo francese, non mi permette di farmi capire con il personale. In mio aiuto spunta un angelo : Simona, messinese DOC, ma con la grande capacità di parlare bene il francese. E’ la chiave di svolta. Ci avviciniamo al banco <lost and found> per informazioni. Simona intraprende una discussione in francese di due minuti. Un colloquio serrato a cui io, mia moglie e l’amico Salvatore assistiamo senza capire una parola. Poi il mio cuore si apre: Simona si volta e ridendo mi dice :  “forse l’abbiamo trovato”. Quasi, non ci credo, l’impossibile si sta avverando. La signorina esce dallo stanzino con lo striscione, ancora perfettamente arrotolato. I miei occhi riprendeno a brillare, il mio cuore batte all’impazzata. Il primo pensiero era quello di abbracciare mia moglie Giovanna, fare un sorriso a Salvatore e ringranziare chiunque sia stato a mandarmi, quel giorno, un angelo di nome Simona”.
Missione compiuta allora – “Ripercorriamo i passi fatti la mattina, con il morale alle stelle. Sembra quasi camminare a 10 metri da terra. Diamo a tutti gli altri nostri compagni di viaggio la bellissima notizia. Arriviamo in albergo, il tempo di darci una rinfrescata, indossare la t-shirt e siamo già in strada ; i Campi Elisi ci aspettano. La t-shirt gialla, con il logo del Fans Club Messina Centro ci rende riconoscibilissimi e in molti sono a passarci accanto e urlarci «Vai Nibali». Io sorrido fiero, stringendo in mano lo striscione”.
Il resto è storia “Giungiamo sui Campi Elisi, molto prima della fine della tappa. Il circuito è già stracolmo di persone e facciamo difficoltà a posizionare lo striscione in un posto ben visibile. Ma non demordiamo e lo sdrotoliamo in mezzo alla folla. D’un tratto veniamo avvicinati da una moltitudine di italiani. Tutti assieme, uniti sotto la stessa passione. Siamo al centro dell’attenzione e nel volgere di pochissimi secondi, a noi si aggregano anche coloro che italiani non sono. Una grande dimostrazione di come il ciclismo sia aggregazione”.
Ha potuto complimentarsi col suo idolo? “Purtroppo no. Ma capisco la concitazione del momento. Ci saranno altre occasioni per poterlo fare. La vittoria di Enzo è stata anche la vittoria di tutti quegli italiani arrivati sino a Campi Elisi, molti stretti attorno a quello striscione, perduto e miracolosamente ritrovato”.
Cosa le ha lasciata questa trasferta parigina? “Tanto! Appena rientrato a Messina ho avuto il piacere di incontrare tanti amici, i quali, al corrente della trasferta, mi hanno chiesto le mie impressioni. Dai miei racconti leggevo nei loro occhi che, tramite me, era come se fossero stati presenti anche loro, nel giorno in cui la storia di questo Tour diventava realtà. Un successo strameritato per il “nostro” Enzo. Una vittoria che la nostra amata e martoriata Messina meritava da tempo”.

Tifosi di Nibali a Parigi
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