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Eraldo Pecci presenta a Torregrotta e Tripi il libro “Ci piaceva giocare a pallone”

Grande appuntamento a Tripi, giovedì 2 giugno, tra sport e cultura. Eraldo Pecci presenterà il suo libro “Ci piaceva giocare a pallone” presso il Salone Parrocchiale della Canonica, con inizio alle ore 18. Un evento di richiamo nazionale che si svolgerà nel centro in provincia di Messina, il cui sindaco è Michele Lemmo e che seguirà la tappa di questo pomeriggio (mercoledì 1 giugno, alle 19) prevista nell’Aula Consiliare del Comune di Torregrotta e organizzata dall’Associazione Socio-Culturale e Ricreativa Lèvitas.

La locandina dell’evento con Eraldo Pecci a Tripi

Eraldo Pecci, ex centrocampista apprezzato e conosciuto in tutta Italia, è stato una “bandiera” del Torino (154 presenze e 10 reti), con cui ha vinto anche uno scudetto nel 1975-76. Vanta trascorsi in altri club importanti del nostro calcio quali Bologna (una Coppa Italia vinta nel 1973-74), Fiorentina e Napoli, oltre che nella Nazionale Italiana. In azzurro ha partecipato ai Mondiali di Argentina 1978. Dopo aver lasciato il calcio giocato, Pecci si è segnalato come uno degli opinionisti sportivi più amati, diventando commentatore della “Domenica Sportiva”, con cui collabora attualmente, ed affiancando in passato Bruno Pizzul nella telecronache delle partite della Nazionale.

Nel testo, edito da Rizzoli, “Ci piaceva giocare a pallone”, narra della sua vita, dall’infanzia trascorsa in Romagna, per arrivare al primo contratto da professionista con il Bologna – per scelta, nonostante un ottimo provino con la Juve -, e poi del trasferimento dal paese alla “grande città”, la serie A, l’esordio in Nazionale, le trasferte oltrecortina in un’Europa lontanissima. Aneddoti su Bulgarelli, Bearzot, Maradona e tanti altri. Il modo di stare in campo per Pecci è rimasto quello di sempre, intelligente e scanzonato, lo stesso con il quale scrive e racconta non tanto o non solo i protagonisti, ma soprattutto i comprimari delle squadre in cui ha militato. Un ritratto poetico e nostalgico di un calcio (e di un Paese) che sembra ormai una favola e si rivela in fondo una dichiarazione d’amore al gioco che ha segnato la vita di Eraldo e quella di milioni di appassionati, quale che sia la propria squadra del cuore.

 

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