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Due Torri, Bitto: “Sono cresciuto con Venuto. Non mi piace imporre i moduli”

Se sarà un predestinato soltanto il tempo potrà dirlo, ma sicuramente Paolo Bitto sta studiando per diventare un grande allenatore e ha tutte le carte in regola per raggiungere obiettivi ambiziosi. Dopo tutto stiamo parlando del tecnico più giovane del panorama calcistico regionale, che ha già dimostrato di essere abituato a bruciare le tappe. A 29 anni, infatti, è alla sua quarta stagione da tecnico di una prima squadra. Bitto, da novembre 2018, è seduto sulla panchina del Due Torri, ambiente che conosce bene per aver vissuto come secondo di Antonio Venuto gli ottimi campionati della compagine pirainese in Serie D.

Paolo Bitto
Un primo piano del tecnico Paolo Bitto

Un’esperienza che ha forgiato il giovane tecnico biancorosso, il quale ha potuto vivere in prima persona una delle favole più belle del calcio messinese degli ultimi anni: “Essere stato vice-allenatore di un tecnico molto preparato come Antonio Venuto mi ha reso orgoglioso, ma soprattutto è stato molto stimolante. Ho avuto la fortuna di confrontarmi, nonostante la mia giovanissima età, con un gruppo di altissimo valore morale prima che tecnico. Abbiamo portato il vessillo di una piccola realtà della provincia di Messina in giro per il Sud Italia, uscendo sempre a testa alta. Sono stato fortunato anche perché, non appena la Federazione ha abbassato l’età minima per poter conseguire il patentino, ne ho subito approfittato. Dopo il fallimento del Due Torri sono stato contattato da Paolo Sciotto per guidare la Gualtierese prima e la Tirrenia poi, con la quale mi sono tolto delle soddisfazioni facendo un buon campionato. Successivamente, però, il progetto si è arenato e un anno e mezzo fa si è creata l’occasione per tornare al Due Torri come allenatore. Sono molto contento, anche se è cambiata la società per me è sempre una bella sensazione sedermi sulla panchina del “Vasi”, stadio che mi ha regalato grandi emozioni”.

La rosa del Due Torri

Nel girone B del campionato di Promozione, il Due Torri si è ben disimpegnato al cospetto di realtà ben più quotate, piazzandosi al quarto posto, in piena zona playoff, al momento della sospensione del torneo a causa del Coronavirus: “Sono ambizioso, questo non lo nascondo. Punto sempre al massimo e questo lo impongo prima a me stesso e poi ai miei giocatori. Dall’altro lato, però, bisogna essere realisti e ammettere che c’erano molte squadre più attrezzate di noi. Basti pensare che nel nostro girone vi era un’autentica corazzata come l’Igea Virtus, una grande squadra come l’Acquedolci, che ormai da anni lotta per il vertice, senza dimenticare Acquedolcese, Stefanese e Gangi, realtà sottovalutata da molti ma a mio giudizio assolutamente valida. Per questo ritengo che fino alla sospensione del campionato stavamo disputando una buona stagione. Ci siamo tolti la soddisfazione di battere l’Igea e di vincere in casa dell’Acquedolci, dimostrando di avere delle potenzialità. Ci tengo a ringraziare i ragazzi per l’impegno profuso in questa stagione, così come tutti i componenti dello staff, che non ci hanno mai fatto mancare il loro sostegno e la loro professionalità”. 

Paolo Bitto
Le indicazioni dalla panchina del tecnico del Due Torri Paolo Bitto

Bitto dimostra di non patire la differenza d’età con i suoi giocatori più esperti: “Siamo una squadra molto giovane, l’età media è di 23 anni – ha continuato il tecnico pirainese –, ma abbiamo elementi di grande esperienza come Alessanndro Crescibene, classe ’83, ma anche Santino Biondo e Alessio Scolaro. Fortunatamente ho sempre avuto a che fare con gruppi sani. In tanti mi hanno avvertito circa i rischi del mestiere e sulla possibilità di “essere fatto fuori” da questo o quel giocatore. Un calciatore capisce di che pasta è fatta un tecnico dopo dieci minuti, bisogna avere personalità e carisma da trasmettere ai propri ragazzi, successivamente si passa alle nozioni tattiche, ma prima di tutto viene quello. Il modulo preferito? Adoro il 4-3-3 e conosco bene anche il 3-5-2, ma ritengo che i moduli contino fino a un certo punto. Un bravo allenatore non deve imporre nulla ai giocatori, né andare contro alle caratteristiche di un determinato elemento, anzi deve metterlo nelle condizioni di potersi esprimere al meglio senza preconcetti”. 

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