A raccontarci il nuovo capitolo della battaglia giudiziaria che ha spostato ormai da mesi l’attenzione dal campo alle aule è l’avvocato bolognese Fabrizio Duca, uno dei cinque legali che assiste l’ACR: “È stata una giornata estenuante, con il dibattimento che è terminato tardi per via delle varie arringhe. Il Messina ha parlato verso la fine e ha ribadito che chiede il riconoscimento della responsabilità diretta dei due club (che vedrebbe la Vigor Lamezia dirottata all’ultimo posto, a beneficio dei siciliani quintultimi, ndc) e la necessaria applicazione di una reale afflittività della sanzione, uno degli assiomi del diritto sportivo. Riteniamo a questo punto che l’organo di secondo grado possa e debba partorire una decisione che riformi integralmente quella di primo grado”.
Ovvio il riferimento al Barletta, peraltro contumace in un processo nel quale fa da semplice spettatore: “Se la Corte dovesse propendere per una responsabilità oggettiva una penalità da scontare nella prossima stagione non avrebbe alcuna concreta applicazione, se consideriamo che oggi quella società non esiste più con quella determinata compagine. Un -20 in prospettiva 2015/16 per una realtà che non militerà in alcun campionato non avrebbe senso. E se fosse un -50 o un -100 non cambierebbe nulla”.
Ecco perché l’avvocato Villari e successivamente Duca hanno ribadito di fronte alla Corte presieduta da Gerardo Mastrandrea che l’unica sanzione realmente afflittiva debba essere “applicata al campionato appena trascorso, con una portata rilevante e tale da dare un congruo ristoro alle società contro-interessate, come il Messina, che ha subito un danno dal comportamento illecito posto in essere dalla predetta compagine”, il Barletta appunto. Ecco quindi la quantificazione di almeno 8 punti: se fossero meno i pugliesi non scivolerebbero dietro i siciliani, avendo chiuso l’ultima Lega Pro a 41 punti a fronte dei 33 raccolti dai siciliani.
L’atteso responso dovrebbe arrivare già nella serata di sabato. La Federcalcio dovrebbe comunque ufficializzare soltanto il dispositivo della sentenza, in modo da tale da consentire lunedì al Consiglio Federale di riscrivere la composizione dei campionati, senza le motivazioni che verranno ufficializzate nei prossimi giorni.
All’attenzione dei giudici vi sono d’altronde tre filoni decisamente corposi (Catania, Teramo-Savona e “Dirty Soccer”), per i quali è stato necessario prevedere tre differenti collegi, sia in primo che in secondo grado. Non ruota ovviamente il presidente, con Sergio Artico rimpiazzato in questa seconda fase del processo da Mastrandrea. Ogni collegio della Corte Federale d’Appello è composto da cinque componenti, uno in più rispetto al Tribunale Federale Nazionale, che ne contava quattro, che cambiano per ognuno dei tre filoni d’inchiesta.
Va comunque evidenziato che a differenza di quanto è avvenuto dopo Ferragosto, quando il solo Artico era destinato a presiedere i tre collegi, il codice di giustizia sportiva prevede invece che la Corte Federale d’Appello si pronunci a sezioni unite. Saranno quindi presenti, gomito a gomito, sia Mastrandrea che i presidenti delle tre singole sezioni, deputate ad esprimersi su Catania, Teramo-Savona e le varie società coinvolte nell’inchiesta di Catanzaro.