Giovanni Dragoni è una storica firma, da quasi quarant’anni, del “Sole 24 Ore”, il principale quotidiano economico italiano. Con lui abbiamo analizzato il fenomeno dei fondi esteri interessati ai club calcistici. Tra gli ultimi sembra esserci anche il Messina, anche se si sa davvero pochissimo sull’identità dei potenziali acquirenti in contatto con il presidente Pietro Sciotto.
“Il fenomeno delle proprietà straniere in Italia è arrivato dopo la Premier League. Siamo un campionato meno ricco e attrattivo ma il calcio è sempre più globale, anche per l’aumento del peso delle competizioni internazionali. Molti imprenditori italiani non sono stati più in grado di sostenere i costi e hanno lasciato spazio alle proprietà estere. Tranne pochi appassionati autentici, chi investe cerca guadagni in altri settori. Le squadre assorbono risorse, i costi sono esplosi. È inevitabile quindi che i capitali giungano dall’estero, dal Nord America e ora dal mondo arabo”.
Chi investe in un club italiano lo farà per molto tempo? “A differenza dei singoli proprietari, i fondi esteri operano un investimento a termine. Nascono per raccogliere capitali, investirli in un settore o in un obiettivo e poi dopo un periodo di tre o cinque anni sono finalizzati a restituire all’investitore le somme, possibilmente con un guadagno. Non rappresentano il migliore investitore nel calcio, perché si rischia il “mordi e fuggi”. Nel caso dell’Inter, un fondo è diventato azionista di maggioranza perché ha escusso il pegno che aveva in garanzia dopo un prestito consistente. Una conseguenza indiretta, non credo resterà al vertice del club nel lungo termine”.
Il fondo interessato al Messina avrebbe interessi sia in Europa che in America e Dragoni spiega perché: “Molti fondi hanno sede in Lussemburgo, uno Stato che garantisce forti agevolazioni fiscali anche alle società di capitali. Tante attività sono domiciliate lì anche se la proprietà effettiva è in altri paesi”.
Un altro fondo statunitense è al vertice del Milan: “Eliott è arrivato dopo la parentesi opaca della proprietà cinese di mister Li Yonghong. Parliamo di un investitore americano, con sede in Lussemburgo, che è grande tifoso dell’Arsenal. Il suo intervento è stato positivo per il ritorno economico che ha ottenuto e per la squadra, che ha avuto una gestione finanziaria meno disordinata e risultati sportivi migliori, compreso uno scudetto. Ora è stata ceduta ad un altro fondo americano che fa riferimento a Cardinale. Al di là dei dubbi e delle indagini in corso, il presidente non è cambiato ed è rimasto Scaroni. Tutti questi avvicendamenti dimostrano che è difficile quantificare la longevità di queste proprietà”.
Un fondo può essere invogliato da una piazza come Messina, che ha vissuto quindici anni bui? “Chi ha un nome, una tradizione, un passato più o meno recente in A può rappresentare un’opportunità perché la società si può comprare ad un prezzo più basso. C’è chi teorizza che è meglio partire dalla B o magari dalla serie C, se fosse davvero questo il caso”.