Ricorrono oggi i dieci anni dalla morte di Franco Scoglio, ex allenatore del Messina, deceduto il 3 ottobre 2005 durante una diretta televisiva in onda sull’emittente genovese Primo Canale. Il “Professore”, fautore delle “palle inattive”, amatissimo alle nostre latitudini, ha legato il suo nome a due piazze calcistiche: Messina appunto e Genoa.
Nato a Lipari il 2 maggio 1941, Scoglio oltre ad essere un tecnico originale e mai banale, sapeva trascinare come pochi la folla. Fu questo uno dei suoi più grandi pregi; ne abbiamo la conferma a tanti anni di distanza da quella stupenda avventura che lo vide arrivare in riva allo Stretto, sponda messinese, per la terza volta dopo le stagioni 74-75 e 80-81. Chiamato dal nuovo patron Turi Massimino, per intercessione di Franco Polizzo, a guidare i giallorossi, Scoglio riuscì a ricompattare l’ambiente, creando una struttura monolitica: società, squadra, tifosi e stampa che trascinarono il Messina in serie B in due stagioni. Nel corso della prima, 84-85, la squadra sfiorò la promozione nella serie cadetta, classificandosi terza alle spalle di Catanzaro e Palermo, ma i suoi “bastardi” espressero il miglior gioco del girone.
Il capolavoro riuscì a Caccia e compagni nella stagione successiva: il “Celeste” ribolliva di entusiasmo ed i tifosi sognavano ad occhi aperti la massima serie, che i biancoscudati sfiorarono nel campionato 1986-87, quando crollarono nella parte finale del torneo dopo una stagione disputata ad alti livelli. L’ultima sua stagione in riva allo Stretto la visse nel campionato 1987-88, poi spiccò il volo chiamato dal presidente Spinelli a guidare il Genoa. Lui, uomo di mare, dal temperamento vulcanico, nato tra il vento ed il fuoco, legò con la piazza genoana, dove visse momenti indimenticabili, riportando il Grifone in serie A e lo salvò in altre due occasioni. Sfiorò la panchina del Napoli, in serie A, ma i partenopei furono “costretti” a confermare Bigon ed il Professore eoliano dovette accontentarsi di allenare un Bologna non certo irresistibile. Poi tante esperienze sulle panchine di squadre di club (ultima in ordine di tempo quella del Napoli in serie B) e delle nazionali di Tunisia e Libia. Il suo nome è strettamente legato alla storia calcistica della nostra città e – come annunciato dalla politica già nel 2005 – gli dovrebbe essere intitolato lo stadio “San Filippo”. La ricorrenza odierna basterà per schiodare l’inaccettabile burocrazia messinese?