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Di Napoli: “Per Messina ho fatto tanto. Che ricordi, la granita nello spogliatoio”

“Questa è la mia grande rivincita, dedicato a chi non ha creduto in me in estate”. La promozione in A è appena diventata realtà, una gioia indescrivibile per tutti, specie per il bomber di quella meravigliosa squadra che scrisse la storia. Ma riavvolgiamo il nastro. Settembre 2003, stranezze del calcio, Arturo Di Napoli è svincolato. Non sono bastate le esperienze con le maglie di Inter, Napoli, Vicenza, Empoli, Venezia e Palermo.

Di Napoli nelle figurine Panini del 2003/04

Dopo un provino per i turchi del Besiktas, lo ingaggia un Messina in difficoltà e dal disperato bisogno di gol. Re Artù ne segnerà 19 in quel campionato, prendendosi ben presto lo scettro e diventando l’idolo della tifoseria: “Io non c’ero all’inizio della stagione. Il Messina era ultimo in classifica dopo le prime giornate, ciò ha dato un significato ulteriore all’impresa compiuta in quell’annata. Eravamo a 20, forse 23 punti, dall’Atalanta e alla fine li abbiamo preceduti in classifica. Una grande cavalcata”.

La doppietta rifilata al Como, la simpatica esultanza per ricordare al presidente Franza la scommessa vinta (la macchina che gli sarebbe stata data in premio, ndr) e una festa memorabile. Ripensare a quel 5 giugno 2004 non può che suscitargli emozioni forti: “Incredibile che siano passati già vent’anni, non me ne capacito. Quando scrivi qualcosa di importante il tempo non passerà mai. Si è fatto qualcosa di grandioso. Sono rimasto in contatto con qualche compagno, come Parisi, Coppola, Storari e lo stesso Zampagna, anche se non era con noi nell’anno della promozione”.

Arturo Di Napoli
Arturo Di Napoli esulta con i compagni dopo un gol

Il “Celeste” che ribolliva l’entusiasmo, la gioia incontenibile di un’intera città, l’approdo nell’Olimpo nel calcio. “Ho ricordi indelebili – aggiunge – difficili da cancellare e dimenticare della giornata prima della gara con il Como, da quando mi sono svegliato alla notte di festa. Ricordo ogni minimo dettaglio come se fosse ieri. Il Celeste pieno, i balconi e i pali della luce bardati di giallorosso. Un’atmosfera fantastica sotto tutti i punti di vista”.

Tanti gli uomini simbolo di quello spogliatoio, protagonisti di un trionfo che Messina attendeva da 39 anni: Sullo era il professore che dava equilibrio e ti metteva davanti alla realtà dei fatti. Storari era un portiere super e la carriera parla per lui. Ti dava grande carica. Coppola e Mamede si sentiva quando mancavano. Avevano due ferri da stiro come piedi ma senza di loro non saremmo arrivati in serie A, erano fondamentali per l’equilibrio. Parisi e io abbiamo segnato tanti gol, ma sono stati fondamentali anche Sosa e Zaniolo, che pure non segnavano tanto. Fabiani mi diceva sempre che loro due facevano il lavoro sporco e alla fine io mettevo la coperta. Così potevo correre poco ed essere più lucido sotto porta. Il mister Mutti ha dato una quadratura nella semplicità, senza inventarsi nulla. I risultati hanno dato entusiasmo e consapevolezza. C’erano tante componenti, un gruppo con qualità e competenze: il segreto è stato quello”.

Arturo Di Napoli
Arturo Di Napoli con la maglia del Messina nel quinto e ultimo anno in giallorosso

La voglia di stupire e quel pizzico di sana follia. Curiosità e aneddoti da far sorridere non mancano: “Di ricordi divertenti ce ne sono tanti. Al Celeste avevamo le docce in un bagno molto grande, che era il nostro quartier generale, dove parlavamo di tutto, chiarendo anche eventuali discussioni. Io e Storari ci avevamo messo una scrivania. Lì a fine allenamento ci facevamo portare la granita e la brioche da Sottosanti, che purtroppo oggi non c’è più. Ci beccò Mutti e non era felice. Lui era un papà un po’ rigido. Gli spiegammo che era un rito che portava bene e per non vedere non entrò più nello spogliatoio. Faceva finta di niente anche se non la tollerava”.

A vent’anni di distanza da quella partita e da quella magica notte lo scenario sembra essersi capovolto: “Oggi il Como torna in A e Messina resta in C. Dispiace, la città merita palcoscenici diversi. Bisogna investire, non soltanto denaro ma anche tempo. Mi auguro che possa tornare presto nelle categorie che merita. Il Sud scomparso dalla A? Gli investitori contano ma bisognerebbe programmare, perché quello ti porta nella giusta direzione. Ci vuole competenza, bisogna conoscere il calcio e i calciatori. Non per forza spendendo l’ira di Dio, devono sposare la causa”.

Acr Messina-Martina Franca
Le indicazioni di Arturo Di Napoli

Dopo gli straordinari numeri messi insieme tra A e B (46 gol complessivi), Di Napoli tornò a Messina anche con Di Mascio e poi con Stracuzzi presidente, in vesti differenti: “I tifosi ovviamente ti giudicano, ma io spesso sono stato massacrato. Senza paura di smentita posso dire che per Messina ho fatto molto. La promozione, il settimo posto in A, il ritorno in D e poi in C. Messina sarà sempre casa mia, le vorrò sempre bene, farò il tifo. Spero ritrovi l’entusiasmo di un tempo”.

L’ultima avventura in C sulla panchina di un Messina che lanciò, tra gli altri, Gustavo, Martinelli, Giorgione, Fornito e De Vito, chiudendo settimo. Ad oggi il miglior risultato della storia recente. Era la stagione 2015/16. Un inizio scintillante, il primo posto, i 20.000 spettatori del derby col Catania. “Una squadra costruita con poco, sapevo dove andare a pescare, ne capivo. Nella vita a volte si va incontro a degli scivoloni però il tempo mi ha dato ragione. Non bisogna puntare il dito contro nessuno”.

Arturo Di Napoli e Ninni Bruschetta
Arturo Di Napoli e l’attore Ninni Bruschetta nel triangolare per la Lelat

Adesso l’ex attaccante giallorosso ha cambiato carriera e ruolo: “Oggi rappresento la Gabetti Sport, quotata in Borsa, mi occupo di vari aspetti. Un’esperienza che mi ha aperto la mente e molte strade. Mi sono rimesso a studiare, a fare corsi, anche nelle risorse umane. Non sono più un allenatore ma un dirigente. Ho trovato porte chiuse e mi sono riadattato”.

Re Artù è comunque pronto a tornare nel calcio: “Mi sono costruito un gruppo di scouting. I giovani anche a Messina rappresentano la base per crescere. Ho voglio di rientrare, lo farò con un progetto che mi stuzzica e mi alletta, da responsabile dell’area tecnica. So come parlare con un ds, un allenatore, un presidente. Ho fatto esperienza, mi sono formato. È un percorso che mi piace, basta avere un’opportunità”.

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