Un ritorno inatteso. Dall’ultima volta alla guida del Messina, l’1 giugno 2008 a Rimini, sono trascorsi praticamente sette anni. Nello Di Costanzo, chiamato a rilevare Grassadonia sulla panchina giallorossa, nel corso della conferenza stampa di presentazione al San Filippo è partito proprio tracciando un bilancio di quell’esperienza con la società dei Franza: “Fu una stagione travagliata, sfociata comunque in una salvezza ottenuta sul campo che poi purtroppo non servì dato il fallimento del club. Sono lusingato di essere stato chiamato dal presidente Lo Monaco che conosco da tanti anni. Ha fatto calcio ad alto livello ed anche in passato speravo di lavorare con lui. Il direttore Ferrigno l’ho incontrato tante volte quando era giocatore al Pisa. Ora ritrovo questa piazza ed un ambiente che ha fame di calcio. Il morale adesso è sotto i tacchi, ma anche quando venni nel 2007 la squadra era reduce dalla retrocessione in B ed il morale era molto basso come in questo momento. Basta poco per far capire alla gente che si vuole invertire la rotta e riportare il Messina in un calcio che gli compete. Far riavvicinare la gente è un ingrediente fondamentale per l’impresa che dobbiamo compiere”.
Poi parole d’elogio per il suo predecessore, Gianluca Grassadonia. “Secondo me è un allenatore preparato che ha dato tanto al Messina. Mi tocca sostituirlo, ma così funziona il calcio ed è capitato altre volte a me in passato di essere rimpiazzato. Lo saluto affettuosamente, è una persona seria”.
Quale la ricetta per far uscire il Messina dalla crisi? “Dopo alcune sconfitte di fila è normale che la squadra sia giù di morale. C’è sfiducia e tristezza per come sono andate le cose. Se questi giocatori sono qui, però, è perché la società li ha scelti ed hanno dei valori. Le cose possono andare storte, ma con impegno ed entusiasmo ritroveranno i momenti di soddisfazione che da il calcio. Il primo intervento da parte mia dovrà essere su questo aspetto. La squadra è all’altezza di raggiungere l’obiettivo ed i ragazzi non devono preoccuparsi, ma recuperare l’autostima. Abbiamo già una partita alle porte che dovremo affrontare con il piglio giusto, facendo di necessità virtù viste le tante defezioni tra squalifiche e infortuni. Dobbiamo superare le avversità”.
Il principale tallone d’Achille del Messina è la retroguardia, la più battuta dell’intero torneo. Sulla sua predisposizione a curare in primis la fase difensiva Di Costanzo replica: “Ho fatto una tesi a Coverciano sull’aspetto offensivo ed ho sempre avuto questa filosofia, ovvero raggiungere il risultato attraverso il bel gioco. Mi sono però reso conto che nel calcio bisogna essere redditizi ed i risultati si ottengono lavorando soprattutto sulla fase difensiva. Non potremo proporre adesso calcio champagne, ma dobbiamo dedicarci a colmare le lacune e dunque puntare a prendere meno gol, anche perchè dobbiamo puntare a salvarci. In rosa ci sono dei giocatori di valore che hanno del talento da mettere a disposizione della squadra. In queste nove giornate occorre fare di tutto per evitare l’appendice dei playout, ma nel caso non deve essere un dramma arrivare agli spareggi”.
Due degli elementi dell’attuale organico li conosce bene: Orlando e Ciciretti, avuti alle sue dipendenze ad Aversa e Carrara. “Luca è un attaccante generoso ed eclettico. Può fare sia la prima che la seconda punta, ma il meglio di sé, a mio avviso, lo da accanto ad un altro giocatore in avanti. Per quanto concerne Amato il Messina è stato lungimirante a tesserarlo. E’ un giocatore offensivo con grandi colpi nel suo repertorio, ma deve ancora crescere in termini di personalità”.
Dopo il Messina stagione 2007-08 alcune esperienze poco felici per Di Costanzo che il diretto interessato spiega così: “A Barletta (subentrò in corsa nel torneo di Prima Divisione 2011-12, ndr) perdemmo i playoff solo per via di un punto di penalizzazione, ma fu un anno assolutamente positivo. Poi anche io ho dovuto affrontare come Grassadonia alcune sostituzioni per dei casi molto particolari. A Padova (in B nel 2009-2010, ndr) prima del mio arrivo avevano collezionato due punti in 9 partite, mentre sotto la mia gestione ne maturarono 13 in altrettante gare. E’ bastato un rigore parato da Rino Iuliano, allora alla Salernitana, a Vantaggiato per decretare un pareggio per 0-0 che spinse la società a cambiare idea e a richiamare l’allenatore precedente. Ho subìto delle ingiustizie nel corso di questi anni e spero adesso di rilanciarmi grazie a questa opportunità. Un club come il Messina, nello scenario della Lega Pro, è davvero un fiore all’occhiello”.