Dopo una lunga squalifica, Cocchino D’Eboli si è tuffato nella nuova esperienza con grande entusiasmo. Il dirigente campano, intervenuto a Radio Night, prova a mettersi alle spalle il passato, concentrandosi sugli obiettivi da raggiungere con l’Acr Messina: “Sono reduce da un brutto incidente personale, per cui ho trascorso anni bui, che non meritavo. Non potevo dire di no a Messina, anche se non se ne parlava bene per i fatti extra del passato. Non ho mai tentennato e accettato subito l’offerta della società formalizzatami da Sciotto e Del Regno. Questo deve essere un campionato di passaggio perché la città merita altre categorie”.
Dopo la vittoria di Roccella i giallorossi sono a due lunghezze dal secondo posto e a quattro dalla capolista Acireale. Non mancano le sfidanti in un girone sin qui molto equilibrato: “Dobbiamo capire che il torneo è difficile. Vince una squadra sola, ma dobbiamo stare con i piedi piantati a terra, sempre uniti al nostro interno, equilibrati e compatti. Sono convinto che alla fine diremo la nostra e la spunteremo sulle altre contendenti, che sono di ottimo livello, come Fc Messina, Acireale, Licata e Cittanova. Dobbiamo soltanto sistemare alcune vicende logistiche e poi saremo pronti a fare una striscia di risultati utili. Una grande squadra viene fuori col lavoro e l’equilibrio interno”.
Niente pubblico sugli spalti, una triste costante di questa stagione. La dedica per la tifoseria è speciale: “Ringrazio i tifosi del Messina per la grande vicinanza dimostratami nonostante questo maledetto Covid che ci priva del sostegno diretto allo stadio. Ma quando al “Franco Scoglio” alzo lo sguardo e vedo tutti quei tifosi assiepati sulla collinetta mi piange il cuore. Ma capisco che la priorità è il rispetto delle norme sanitarie e spero che presto possano tornare allo stadio”.
L’obiettivo è la promozione, D’Eboli ha una promessa da fare: “Vi posso garantire che faremo del nostro meglio per conquistare questo campionato e regalarlo ai tifosi che spero di rivedere al campo. Loro sono il dodicesimo uomo in campo, ma veramente e non dico una banalità. Ci tengono alla squadra e credo che avere 4 o 5.000 persone al campo ci consentirebbe di raggiungere gli obiettivi prefissati. Anche gli arbitraggi sarebbero più equilibrati se ci fosse il pubblico al campo e non perché vogliamo favori ma perché non vogliamo nemmeno essere danneggiati”.
Classifica alla mano, il pensiero va alla stracittadina persa ad ottobre che ha lasciato tanto rammarico in casa Acr: “Rispetto il Football Club, ma quella gara è stata da noi dominata per 80 minuti con gestione della palla. Non può un arbitro assegnare un rigore dubbio a loro e non dare un rigore netto a noi. Ne siamo usciti con le ossa rotte e almeno un punto lo meritavamo. A mio avviso ci manca una vittoria che avremmo meritato”.