Lorenzo Dascola è il preparatore atletico del Fc Messina, costretto in tempi di lockdown a gestire il suo gruppo a distanza: “È una sosta senza precedenti, una situazione anomala che inizialmente pensavamo durasse tre settimane mentre ora si è preso coscienza che il problema è molto più serio. I ragazzi si allenano sei giorni su sette e lo hanno fatto anche l’1 maggio. Continuiamo a farlo anche se dopo due mesi è un po’ pesante psicologicamente e c’è chi come Bevis, Geran e Gille è rientrato in Francia”.
La ripresa del campionato sembra infatti sempre più lontana: “È difficile che la D possa riprendere. Temo che non ci saranno le condizioni per garantire la sicurezza richiesta dalle norme. Spero che Figc e Lega diano una risposta chiara e definitiva. In assenza di indicazioni, i ragazzi si allenano con serietà, rispettando il programma che gli inviamo quotidianamente. Il capitano mi sollecita sul gruppo WhatsApp, sono ragazzi fantastici e disponibili”.
Se la pandemia dovesse finalmente svanire in tempi brevi, quanto tempo ci vorrà per rivedere una squadra in palla? “Se si dovesse riprendere ci vorrebbero almeno tre settimane, meglio quattro. Altrimenti ci sarebbe un serio rischio di infortuni. Tra la fine di una stagione e l’inizio della successiva non c’è mai una pausa così lunga. Al di là della professionalità, stanno effettuando soltanto esercizi a carico naturale, senza palestra. Lavorano su forza e potenza aerobica, ma mancano ritmo gara e contatto con la palla. Un conto è allenarsi, un altro giocare, come squadra soprattutto”.
Dascola è arrivato in estate a Messina con mister Costantino: “Devo ringraziarlo per avermi portato qui. Non avevamo lavorato assieme, ma tramite amici comuni in Calabria avevamo seguito alcune partite di Lega Pro. Ho accettato subito, considerata l’importanza della piazza. Il futuro? Abbiamo iniziato a parlarne ma ovviamente in questo momento anche il presidente non può impegnarsi. Sarebbe bellissimo rimanere, ma nel calcio non c’è mai nulla di scontato e tutto può cambiare in fretta”.
In carriera ha lavorato tra C, D e vivai: “Sono stato nel settore giovanile della Reggina, ho fatto tanta Eccellenza, ero nell’Hinterreggio con Crucitti e Ancione nell’anno della vittoria della D e poi in Seconda Divisione con Di Maria, dove mi occupavo del recupero degli infortunati. Affrontammo l’Acr Messina di Cucinotti, con Martorano presidente. Era una D simile a questa, anche perché all’epoca era la quinta serie e non la quarta serie”.
In giallorosso ha trovato uno staff molto qualificato: “In Sila ho conosciuto mister Gabriele, con cui siamo in grande sintonia, avendo idee e metodologie di allenamento simili, il suo vice Grabinski, un professionista con cui ho legato spontaneamente, il preparatissimo match analyst Cucinotta e l’allenatore dei portieri Mazzola. Non lo dico per piaggeria, ma è uno staff giovane, di livello, che vuole emergere. I risultati parlano chiaro: i dodici risultati utili in quindici gare non sono un caso”.
Dascola è molto soddisfatto del rapporto che si è creato con lo spogliatoio: “Sono stati tutti disponibili, da Giuffrida e Carbonaro agli under, tutti di prospettiva, fino agli stranieri. Mi ha impressionato soprattutto l’umiltà di Coria. Ha vinto un campionato in Argentina ma è un esempio per tutti. Quando è stato sostituito dopo pochi minuti per l’espulsione di Fissore, non ha fiatato ma ha sostenuto i compagni dalla panchina. Lontano dalla famiglia, si è allenato per mesi in attesa del transfer. Non a caso ha poi offerto un esordio super, con due grandi giocate. Peraltro per lui la D è complicata: soffre il poco possesso e i tanti lanci, ma corre tanto. Credo che in una C lo apprezzeremo ancora di più”.
Un aiuto fondamentale per il Fc è arrivato poi dalle pettorine che rilevano i dati Gps dei calciatori: “Per averle subito in ritiro il club ha effettuato un investimento notevole, con una società svizzera. Sono miniaturizzate e ci consentono di monitorare tutto: picchi di velocità, accelerazioni, decelerazioni, potenza metabolica e heat map, ovvero le zone più coperte. Chi corre di più? Bevis, copre tra gli undici e i dodici km a partita, con grande costrutto”.
Il calcio è sempre più tecnologico ma anche l’aspetto emotivo continua a contare tantissimo: “I dati Gps confermano che da quando ci siamo spostati al “Celeste” sono aumentate voglia e intensità. In quello stadio si respira un’altra aria. A Giammoro ci siamo trovati bene, ma abbiamo sofferto il fondo pesante. E ovviamente il contesto esterno non è paragonabile”.
Il quarto posto a -1 dal Giugliano è un ottimo traguardo per un club neonato, che non è stato particolarmente fortunato: “Abbiamo subito un solo vero infortunio muscolare, che Dambros si portava da Trapani. Poi invece solo traumi, alcuni inusuali, come la mandibola di Melillo, le fratture alla mano di Carrozza e Correnti, il dito e la spalla di Marchetti. Contrattempi che non capitano spesso e che sono stati peraltro molto fastidiosi”.