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Messina

Dal 12 al 15 febbraio andrà in scena “Suicidi? Tangentopoli in Commedia” al Vittorio Emanuele

Nei prossimi giorni il Teatro Vittorio Emanuele di Messina sarà animato dall’opera “Suicidi ? Tangentopoli in Commedia”. L’evento teatrale è l’adattamento dal libro di Mario Almerighi “3 suicidi eccellenti” ed ha come protagonisti Fabrizio Coniglio e Bebo Storti.

Fabrizio Coniglio e Bebo Storti
Fabrizio Coniglio e Bebo Storti

La storia è incentrata su due comuni cittadini italiani che, giocando a fare gli ispettori, indagano appunto su “3 suicidi eccellenti” accaduti in quel periodo. Si tratta dei suicidi di Castellari (direttore generale degli affari economici del Ministero delle Partecipazioni Statali e consulente dell’Eni), Cagliari (presidente dell’Eni) e Gardini (capo della Montedison e maggior azinista Eni). Sul palco comunque non si cercherà di trovare la soluzione di questi suicidi, ma i protagonisti cercheranno di insinuare nello spettatore il dubbio che queste morti possano forse essere anche degli omicidi, senza cadere nella retorica, ma usando l’ironia e la forza teatrale della rappresentazione. Il tutto grazie alle testimonianze, gli interrogatori, le analisi compiute sul luogo del delitto, le perizie e le autopsie. Nulla di ciò che viene rappresentato è inventato ma è tratto da documenti, dichiarazioni e perizie ufficiali, raccolte con minuziosa scrupolosità dal presidente del tribunale di Civitavecchia Mario Almerighi. Da queste tre morti si vuole analizzare un periodo più ampio in cui il nostro paese ha vissuto il “sistema” delle tangenti, il favore all’amico di partito, al sodale, alla persona “vicina” per ideologia e per appartenenza. Una mafia che si stringe attorno all’idea di Patria, ma che poi fa spreco di denaro pubblico.

Bebo Storti e Fabrizio Coniglio
Bebo Storti e Fabrizio Coniglio

Una classe dirigente e politica che ha perso il senso dello Stato, del “servire il popolo” ma che è invece terrorizzata dal perdere i propri privilegi, dal veder svanire il potere con i privilegi. E così montagne di danaro pubblico vanno in fumo fra gli anni settanta e gli anni novanta, indebitando lo Stato, e quindi i cittadini italiani per i prossimi decenni a venire.

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