Una carriera spesa per il basket ed un personaggio dai marcati risvolti nazionali ed internazionali. Parliamo della pruridecorata cestista azzurra e messinese Cristina Correnti che dopo i successi ottenuti da atleta, anche attualmente, da apprezzato addetto ai lavori continua a proporre alle nostre latitudini idee innovative e finalizzate al miglioramento del movimento cestistico femminile. E non potrebbe essere diversamente per chi come lei ha giocato con la Nazionale Italiana vincendo le Universiadi del 1995, l’anno successivo ha disputato una grande stagione in Coppa Ronchetti (campionato Europeo al femminile) chiusa con oltre 11 punti per gara di media. E’ stata anche consigliere federale nel periodo 2001-2005 nel corso del quale la Nazionale maschile ha raggiunto il massimo alloro nella storia (Medaglia d’argento alle Olimpiadi di Atene).
In casa Correnti si è sempre ”mangiato“ pane e basket, il padre è stato presidente della PCR Messina che ha militato per tanti anni nei campionati nazionali femminili disputando la serie A1 tra il 1994 e il 2001 raggiungendo l’apice tra il 1995 e il 1998 con la partecipazione alla Coppa Ronchetti. In quella squadra è cresciuta Cristina, che successivamente ha continuato la carriera anche lontano dalla nostra città giocando nel Cras Taranto, dove ha vinto uno scudetto, una coppa Italia ed una Supercoppa.
Da fine ottobre ha intrapreso una nuova avventura entrando nello staff dell’Amatori Messina dove cura con dovizia ed attenzione il settore minibasket e potenziare il settore in rosa del sodalizio neroarancio. L’ex atleta ci racconta il suo lavoro negli ultimi mesi: “Quest’idea è nata un po’per caso a fine ottobre, quando ero seduta sulle scalinate del PalaTracuzzi in attesa dell’allenamento e con mia figlia Lara che è già molto grande fisicamente per la sua età. Con il presidente Maggio parlavamo del perché non fosse possibile costituire un gruppo tutto al femminile anche in casa Amatori. Da lì a breve abbiamo reclutato le uniche ragazze presenti in società ed io personalmente ho accettato di guidare i primi allenamenti di questo gruppo al campo della scuola San Francesco. Siamo partiti con 4 ragazze per diventare 18 in poco tempo, la mia squadra è tutta compresa fra le annate 2006 e 2007. L’attività di reclutamento ha iniziato a dare i suoi frutti e col passare dei mesi è stato possibile anche organizzare delle feste appositamente dedicate a loro, col prezioso aiuto di alcuni sponsor, come quella in memoria di Enrico Vinci e l’altra al PalaPertini di San Filippo del Mela denominata “Little Women’s Day”. Ottimi i numeri di questo secondo evento con la presenza di ben 90 atlete, nonostante la defezione delle ragazze eoliane, numero significativo per la nostra sola provincia se pensiamo che tutto il Veneto a livello in rosa si attesta sulle 350 unità. C’è tanto lavoro ancora da fare ma inizialmente la priorità è quella di partire dalle famiglie e dai valori che si trasmettono alle ragazzine. Si deve capire che lo sport aiuta a formare e consolidare il carattere e la persona in una società come quella moderna che propone giornalmente tanti pericoli e avversità. Io stessa mi sento la donna che sono e devo tanto allo sport, magari senza di esso non sarei stata come sono oggi”.
Per l’ex Consigliere Federale e vice presidente del settore Scuola della Federazione il messaggio è chiaro e di facile lettura per i giovani e i più grandi.
“Sono dell’avviso che lo sport ti possa insegare a saperti rialzare dopo ogni caduta, così come succede in una partita ed anche nella vita. Dobbiamo evitare di essere iperprotettivi con i nostri ragazzi, essere premurosi va bene ma mai eccedere in tale direzione. Altrimenti costruiremo persone insoddisfatte e deboli caratterialmente. Questo è il mio messaggio che anche a livello centrale come Federazione bisogna recepire. Il rilancio dell’attività femminile poi passa unicamente dalla crescita di centri minibasket unicamente femminili e non più in commistione con quelli maschili perché le ragazze hanno bisogno di crescere in un contesto esclusivamente a loro dedicato. Di certo non chiudo all’ide di fare amichevoli o allenamenti misti ma bisogna attenzionare il contesto in rosa, acquisire l’idea di squadra e di gruppo per poter aspirare ad una nuova espansione qualitativa e quantitativa dell’intero movimento. Un’istruttrice femminile deve appositamente seguire le ragazze che potranno rapportarsi al meglio con lei. Ci stiamo muovendo in questa direzione e posso dire che all’Amatori in questi mesi il lavoro sta procedendo, adesso proseguiremo l’attività rivolgendoci alle annate più piccole, ovvero quelle precedenti al 2006”.
In un ambiente spesso etichettato, a torto, prettamente maschile, alcuni consigli autorevoli arrivano anche in famiglia e direttamente dal marito ed arbitro internazionale Tolga Sahin, reduce da tre finali Europee consecutive (una Eurolega e due Eurocup) e le recenti finali scudetto che hanno incoronato Sassari. Il fischietto ha tratto insegnamento anche dalla società e dall’ideologia turca, principi che la Correnti apprezza senza nascondersi.
“All’inizio da giocatrice non ci pensavo poi col tempo ho capito che bisogna provare ad essere in piena sintonia con l’arbitro e con chi detta le regole del movimento. Adesso a tutte le manifestazioni da noi organizzate il primo pensiero è quello di avere la presenza di mini arbitri per educare tutti al rispetto ed alla condivisione della decisione arbitrale. In Italia già a livello giovanile vedo troppa pressione sui ragazzi e un clima di eccessiva competitività che spesso mal si concilia con lo spirito che il gioco deve avere. In Turchia questo clima non c’è e noto una maggiore apertura mentale ed al dialogo, due aspetti che poi si possono riscontrare facilmente anche nel modo di essere di mio marito. Serve il rispetto della diversità dei ruoli oltre a saper rispettare le regole, cosa che in Turchia non passa in secondo luogo. La pacatezza e la propensione al dialogo sono i due elementi che l’Italia deve acquisire maggiormente, in tal senso bisogna anche avere una predisposizione ed eliminare le chiusure e le preclusioni mentali”.
Per concludere ecco il sogno nel cassetto dell’ex stella azzurra che a fine anni novanta ha portato in alto il nome della nostra città in Italia e Europa.
“Il mio auspicio è quello di rivedere a buoni livelli la PCR Messina, società che ancora oggi vive e che fino al 2001 ha recitato ad alti livelli. Sarebbe bello riaffiancare la Rescifina e il Cus Unime, le altre società ad oggi attive sul territorio. Me lo auguro ma le difficoltà non mancano, in primis quello congenito alla nostra città, ovvero quello rappresentato dal reperimento dei campi per fare attività”.