Cinque anni fa – correva l’anno 2013 – Messina e Cosenza diedero vita in Serie D ad un’appassionante testa a testa che si concluse con i giallorossi promossi sul campo tra i professionisti e i silani ripescati nel corso dell’estate. Un duello tra nobili decadute che, a dir la verità, era cominciato già dodici mesi prima, quando entrambe cercarono, invano, di ostacolare la marcia dell’Hinterreggio e si ritrovarono poi di fronte nei platonici playoff del girone I, vinti dai rossoblù.
Dopo aver raggiunto l’obiettivo al primo anno della gestione Lo Monaco, il Messina si ripeté nella stagione successiva, centrando l’approdo in Lega Pro unica da primo in classifica, piazzamento frutto di una incredibile rimonta con Grassadonia in panchina. Idem fece il Cosenza, giunto quinto e balzato in terza serie nell’anno della riforma. Le strade, di fatto, si divisero proprio nel 2014, perché se la compagine del presidente Eugenio Guarascio ha continuato la sua avventura in C, pur passando tra contestazioni e momenti difficili ma dando comunque nuova linfa al progetto, tutto quello che ruota attorno al Messina è proseguito invece all’insegna di una desolante improvvisazione. Dalla retrocessione ai playout con la Reggina del maggio 2015, ultimo atto di Pietro Lo Monaco, al ripescaggio e all’illusorio corso targato Natale Stracuzzi, fino ai nuovi problemi economici, il passaggio del club nelle mani di Franco Proto e la mancata iscrizione in C dell’estate 2017 che portò al terzo fallimento in 25 anni di storia.
Così, cinque anni dopo quel campionato di Serie D vinto dai ragazzi allenati da Catalano, il Messina è sempre al medesimo punto di partenza che tanto angoscia una piazza già segnata da troppe sofferenze. Al primo torneo tra i Dilettanti sotto la presidenza di Pietro Sciotto, chiuso al sesto posto dopo un avvio da incubo, segue quello che assomiglia tremendamente ad un film già visto. Gli indizi? Tanti. La mancata permanenza in riva allo Stretto del tecnico Giacomo Modica e del ds Francesco Lamazza, il gruppo di giocatori che verrà stravolto, l’allargamento della compagine societaria più volte oggetto di dibattito ma mai giunto ad un’effettiva concretizzazione. Il tutto, a più di un mese dal termine dallo scorso campionato, si può sintetizzare con l’assoluta assenza di un progetto che possa dare stabilità, mirare a riportare in alto il Messina e far avvicinare i tifosi alla squadra. Errori su errori, senza che si possa intravedere una via d’uscita.
Mondi contrapposti. Cinque anni dopo quel campionato di Serie D che vide il Cosenza battuto al fotofinish dal Messina, i silani hanno festeggiato l’approdo in Serie B, a 15 anni di distanza dall’ultima volta. A Pescara, teatro per antonomasia degli “spareggi” (Do you remember Messina-Monza?), la formazione allenata da Braglia ha sconfitto 3-1 il Siena, mettendo il punto esclamativo ad una cavalcata esaltante. Dal quinto posto nella regular season alla promozione tra i cadetti, passando per gli infiniti playoff, nei quali il Cosenza ha fatto vittime illustri. Un risultato sorprendente sì (lo 0-3 con il Rende nel derby di aprile sembrava avesse aperto la crisi), ma fino ad un certo punto, proprio le basi importanti gettate in questi anni. Nel prossimo campionato, dunque, Baclet e compagni ritroveranno tante altre realtà del Sud: Crotone, Palermo, Benevento, Salernitana, Avellino, Bari, Foggia e Lecce.
Quella Serie B che il Messina riabbracciava esattamente 17 anni fa, in quel fatidico 17 giugno 2001 ricordato per la vittoria nei playoff contro il Catania grazie al rigore trasformato da Sasà Sullo e soprattutto per i tragici incidenti che portarono alla morte di Tonino Currò. A lui va il nostro pensiero, in attesa che a Messina si possa finalmente tornare a parlare di calcio, quello vero, fatto sul campo di vittorie e sconfitte, fuori di organizzazione e progettualità.