L’emergenza legata al coronavirus influirà inevitabilmente sul sistema economico del paese, tanto che quel “ci vorrà molto tempo prima che le cose si rimettano a posto” ha ormai sostituito gli slogan dei primi giorni di quarantena. Governo e parti sociali si stanno confrontando su come rimettere in moto la macchina del Paese, ma allo stesso modo anche il mondo del calcio sta discutendo animatamente sul da farsi.
Oltre al calcio degli ingaggi milionari e dei diritti televisivi, occorre capire che ne sarà anche dei campionati di Serie C e delle categorie dilettantistiche, vale a dire quell’universo assai noto a Marcello Pitino, oggi direttore sportivo del Casarano, ma che in passato ha lavorato anche per società come Nocerina, Acr Messina, Catania e Picerno.
Per Pitino attualmente il calcio deve far in modo di ripartire ma con le dovute cautele: “Dire che la tutela della salute dev’essere il primo obiettivo mi pare fin troppo banale, però se ci saranno le condizioni affinché si possa riprendere a giocare sarà giusto farlo, naturalmente prendendo tutte le precauzioni del caso. Credo che far ripartire il calcio sia molto importante, soprattutto per le realtà di Serie C e per quelle dilettantistiche. Naturalmente è fondamentale che con esse si rimetta in moto anche il sistema Italia. Bisogna rendersi conto che, eccezion fatta per la serie A e buona parte della B, vale a dire quello spaccato di sistema calcio che vive grazie agli introiti dei diritti televisivi e di grossi sponsor e incassi dovuti ai botteghini, esiste un calcio fatto di società che riescono a sopravvivere grazie agli sforzi economici dei presidenti e dei soci. Questi sono a loro volta imprenditori, che devono pensare alle loro aziende e ciò vale naturalmente anche per gli sponsor”.
Inevitabilmente il calcio uscirà da questo stop con le ossa rotte, ma per Pitino un risvolto positivo ci può essere: “E’ ovvio che ognuno in questo frangente cerchi di tirare acqua al proprio mulino, ma al di là della posizione di ogni singola società la decisione finale spetta ad organi terzi. Sicuramente da questa fase uscirà un calcio diverso, con meno risorse, ma questo non vuol dire che sarà un calcio meno bello, anzi. Le società presumibilmente torneranno ad investire nei settori giovanili, perché se non si dispone di una propria ricchezza allora ognuno dovrà crearsela da sé ed investire sui giovani è sempre una grande cosa. Credo, inoltre, che questo sia il momento più propizio per pensare finalmente ad una rimodulazione dei campionati, ipotesi di cui si parla da tempo, ma che nessuno ha mai avuto il coraggio di portare avanti fino in fondo. Si punterà ad un calcio più sostenibile e sarà inevitabile passare anche da campionati con criteri d’iscrizione diversi rispetto al recente passato”.
Pitino ricorda con un pizzico d’amarezza la sua breve esperienza in riva allo Stretto. Arrivato come direttore sportivo di quell’Acr targato Franco Proto, la squadra riuscì a terminare la stagione ottenendo sul campo la permanenza, salvo poi mancare l’iscrizione alla Lega Pro nell’estate del 2017: “Vivo con il rammarico di non aver potuto lavorare per molto tempo in una piazza importante e assetata di calcio come Messina. Professionalmente ricordo l’entusiasmo che ci ha permesso di centrare la salvezza sul campo, che era l’obiettivo di quello scorcio di stagione e a cui io stesso ho contribuito. Dispiace vedere il calcio messinese in difficoltà ormai da un decennio, una piazza che meriterebbe ben altri palcoscenici rispetto alla serie D in cui versa ormai da tempo”.