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Messina

Corona: “Il Messina è sempre ripartito. Oggi spesso si fa pallone e non calcio”

Giorgio Corona è uno dei più grandi attaccanti ad avere indossato la maglia del Messina. Già i numeri dicono tutto: 160 gare complessive, 55 gol e 7 assist, oltre ad un inconfonibile agonismo. La squadra vive però momenti bui e per la terza volta dal 2008 teme di dovere ripartire dai Dilettanti. “Seguo a distanza i problemi societari, che ci sono sempre stati. Conosco Maurizio Miranda, che era il vice di Giacomo Modica. Negli ultimi dieci anni ha sempre sofferto. Ma alla fine con il calore dei tifosi, che dimostrano tanto affetto, si è sempre rialzato. Ho conosciuto bene la piazza e so cosa può dare”. 

Corona e Marruocco
Un vivace confronto tra Corona e Marruocco

Anche con l’ultimo posto in classifica nel derby con il Catania c’erano 7mila spettatori sugli spalti. Una cornice che però non basta: “Io ragiono sempre da siciliano, anche se sono palermitano e ci sono rivalità nei derby, e faccio il tifo per tutta la Sicilia. Ho giocato anche a Catania in serie A e sono tre città che meritano ben altre categorie”.

Uno dei più grandi limiti del Messina di Sciotto è stato il totale abbandono del settore giovanile, fotografato anche dalla mancata presentazione della Primavera ad Arezzo, con conseguente multa della Lega: “Ognuno deve assumersi le sue responsabilità. Purtroppo si soffre sempre e si fatica a trovare persone competenti. Oggi spesso si fa pallone, che è una cosa differente dal calcio, si guarda più al business. Si cercano ex calciatori per allenare soprattutto nei settori giovanili, mentre si deve partire proprio dai vivai, che funzionano male”.

Corona
Un pallone difeso con classe da Corona

Re Giorgio, che iniziò a mettersi in mostra nel Cinisi e poi nel Milazzo, lavora proprio con i giovani ma è critico sul sistema: “C’è molto silenzio sul tema ed è un grande errore. I genitori per vedere giocare i figli fanno la qualsiasi, invece serve una selezione. Lavoro per una scuola calcio, il Borgo Nuovo, la squadra in cui giocavo quando avevo 16-17 anni. Ci sono persone competenti, ci alleniamo nel campo del Ribolla, dove c’era Totò Schillaci e dove c’è anche sua moglie”.

Serve una rivoluzione culturale: “Cerchiamo di essere onesti per tutti. Non devono contare i soldi degli iscritti. Devi fare capire alle famiglie se il figlio è più indietro rispetto ad altri. Non ha senso illuderli con stage in grandi squadre, ci deve essere un percorso di crescita dietro. Non conta calciare in porta ma arrivare in orario agli allenamenti e vestirsi allo stesso modo. Da queste piccole cose nascono rapporti personali e risultati”. 

Corona
La “linguaccia” di Corona

Corona ha appena compiuto 50 anni e sono ben cinque i campionati disputati in riva allo Stretto. Qual è il ricordo più bello di Messina? “Ce ne sono tanti e non è facile scegliere. Cito la doppia promozione consecutiva, dalla D alla Lega Pro unica, rovinata però dalla successiva retrocessione. Non è una piazza qualsiasi”.

L’Acr sfida domenica il Giugliano, realtà che si sta consolidando in C. Lì Re Giorgio, nel 2001/02, ha vissuto un’annata da 15 gol e la semifinale playoff. L’esperienza in gialloblè fu molto felice: “Io ci ho giocato e mi sono trovato benissimo: è stato un anno fantastico. Come l’anno scorso Bertotto sta facendo bene. È una squadra strana, sgorbutica, che ha dimostrato di potere fare risultato con chiunque e non molla mai. Vanno presi con le pinze, d’altronde in C si può vincere o perdere davvero con tutti”.

Nella seconda parte dell’intervista Corona parla del figlio Giacomo e ricorda Fabrizio Ferrigno.

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