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Continua il sogno di Isgrò: “Arrivato tardi tra i professionisti? Era destino”

La carriera di Antonio Isgrò può essere racchiusa nella classica immagine del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, a seconda dei punti di vista. Domenica scorsa dopo una galoppata pazzesca con un rasoterra ha beffato l’estremo difensore del Catania, Furlan, mandando in visibilio il pubblico del “Viviani” di Potenza, per il definitivo 2-0 inflitto agli etnei.

C’è addirittura chi ha paragonato il primo gol tra i professionisti dell’ex Igea Virtus alle prodezze del campione olandese Arjen Robben, mica l’ultimo arrivato. L’impatto di Isgrò nel campionato di serie C rappresenta anche il punto massimo di una storia da calcio d’altri tempi. L’imperativo è non mollare mai, perché la grande occasione può arrivare anche quando per gli altri viene considerato troppo tardi.

Isgrò al “Viviani” festeggia il gol al Catania

Peppe Raffaele ci aveva visto giusto ancora una volta, dicendosi sicuro che il suo pupillo non ci avrebbe impiegato molto a diventare un idolo della tifoseria potentina: detto, fatto. Tornando al famoso bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, non si può non soffermarsi sull’età, su quei 33 anni compiuti lo scorso 17 giugno, che fanno dell’esterno offensivo lucano un fiore sbocciato tardi. Essere un giocatore forte e, al tempo stesso, avere la testa sulle spalle è cosa rara di questi tempi e il professionismo dovrebbe essere il meritato premio.

Caiata e Isgrò
Isgrò, nuovo attaccante del Potenza, con il presidente Caiata

Ma troppo spesso accade che “altri Isgrò” restino nell’anonimato delle serie dilettantistiche. Lui, però, si gode questo momento, con la semplicità e l’umiltà che lo hanno sempre contraddistinto: “Sicuramente non mi aspettavo un inizio così – ha commentato Isgrò –. Il mister mi ha dato subito fiducia, mi ha fatto sentire subito un elemento importante. C’è entusiasmo qui a Potenza, la vittoria con il Catania è stato un grande segnale. Abbiamo battuto meritatamente una big di questo campionato, ma si sa tante volte nel calcio a fare la differenza non sono soltanto i soldi che vengono investiti per allestire le rose. Vedo molte similitudini tra questo Potenza e il primo anno in serie D con l’Igea Virtus. In quella stagione tutti ci davano per spacciati, eppure fino a gennaio eravamo in testa, prima della grande rimonta della Sicula Leonzio che nel girone di ritorno vinse quindici partite di fila. Sappiamo che ci sono squadre più attrezzate di noi, ma la sconfitta interna del Bari con la Viterbese dimostra che nulla è scontato e se lavori quotidianamente con serietà e abnegazione puoi giocartela con chiunque, come facciamo noi”.

L’esuberante esultanza di Isgrò dopo una rete con la maglia dell’Igea Virtus

Tante annate vissute andando quasi sempre in doppia cifra tra serie D ed Eccellenza in provincia, con le maglie di Igea Virtus, Due Torri e Sant’Agata, non gli erano mai valse la grande chance tra i professionisti: “Purtroppo la mia carriera è partita con l’handicap di essere stato cinque stagioni al Mazzarrà. Altre società che volevano il mio cartellino l’avrebbero dovuto acquistare e spesso non c’erano le condizioni economiche. Sono riuscito a svincolarmi da lì all’età di 26 anni e ovviamente era più difficile trovare degli osservatori che volessero scommettere su di me in quel periodo. Solitamente a quell’età i giocatori vengono considerati già fatti e ci si concentra su elementi più giovani”.

Grasso e Isgrò
Antonio Isgrò con il direttore Salvatore Grasso all’Igea Virtus

Prima dell’incontro con Peppe Raffaele, insieme al quale ha vissuto delle annate splendide all’Igea Virtus. Proprio il tecnico è stato il grande sponsor di Isgrò che nella passata stagione è stato protagonista della promozione del Corigliano in serie D: “Non smetterò mai di ringraziare il mister e il suo staff, grazie a lui sto vivendo questa esperienza magnifica. Ha puntato su di me, nonostante venissi da ben due categorie di differenza, ma questo vale anche per i miei compagni che hanno sempre dimostrato fiducia nei miei mezzi, nonostante venissi dai Dilettanti. Io credo molto nel destino, sono abbastanza fatalista. Ritengo che la sorte abbia voluto che arrivassi a 33 anni tra i professionisti, quindi lo accetto con tranquillità. L’Igea? Dispiace vederla in certe categorie, soprattutto per la scomparsa di una società che rappresentava una grande famiglia. Non ringrazierò mai abbastanza il presidente Nino Grasso e il direttore Salvatore Grasso. Se sono qui a Potenza, in C, è anche merito loro”.  

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