Stagione del rilancio doveva essere e così è stato per Totò Cocuzza. L’ex attaccante del Messina si è rivelato uno dei trascinatori del Paternò, dominatore del girone B di Eccellenza. Ha contribuito alla causa siglando ben 17 reti. I risultati sono stati tutti dalla parte dei rossoblù, primi in classifica con sette punti di vantaggio sul Sant’Agata secondo, ma soprattutto con un invidiabile record d’imbattibilità nelle prime cinque categorie.
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La serie D per Cocuzza e compagni è ormai assodata (manca soltanto l’ufficialità) dopo il definitivo stop al calcio dilettantistico sancito dall’ultimo Consiglio Federale: “Credo che il Paternò il prossimo anno debba giocare in serie D, lo trovo ormai scontato. I numeri parlano chiaro: abbiamo vissuto una stagione incredibile, siamo gli unici imbattuti nei primi cinque campionati dalla serie A all’Eccellenza, abbiamo la miglior difesa e il secondo miglior attacco del girone. È vero che abbiamo giocato una partita in più del Sant’Agata, ma sette punti non sono pochi. Non potendo riprendere il campionato l’unica cosa da fare è cristallizzare la classifica e dunque certificare il nostro salto di categoria. Vincere un campionato giocato fino all’ultima partita sul campo è sempre diverso, ma credo che nessuno possa contestare la legittimità della nostra promozione”.
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Risultati che la compagine etnea ha ottenuto anche grazie all’apporto di Gaetano Catalano, tecnico che lo scorso mese di dicembre ha preso il posto di Pippo Strano. Quello tra Cocuzza e l’allenatore messinese si conferma un binomio vincente, come testimonia il campionato vinto con l’Acr nel 2012-2013: “Personalmente non avevo dubbi, conosco il carisma e le qualità del mister . Non appena ci è stata annunciata la fine del rapporto tra la società e il precedente tecnico e si è paventata l’opportunità di ingaggiare Catalano ho subito capito che avremmo fatto dei risultati importanti. A Paternò si è confermato per quello che è, vale a dire un tecnico intelligente, bravo nell’entrare in punta di piedi senza stravolgere più di tanto l’assetto esistente, ma al tempo stesso mettendoci del suo, passo dopo passo”.
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A Cocuzza, però, sembra non piacere molto l’idea di un calcio italiano diviso in due, con da una parte i professionisti (serie A in primis), che hanno fatto di tutto per ripartire, mentre tra i dilettanti si ammaina la bandiera, almeno per questa stagione: “Sinceramente non mi piace l’idea di un calcio che guardi a chi è grande e forte dimenticandosi di chi, invece, sorregge il sistema, vale a dire le piccole società. Queste ultime crescono i giovani che poi vengono ingaggiati e vanno a finire nelle grandi piazze, ma questo passaggio fondamentale spesso non viene tenuto in considerazione. Non bisogna prenderci in giro, lo stop dei Dilettanti conviene a molte società, magari a chi si trova a metà classifica e risparmia qualche stipendio, ma così facendo non si va da nessuna parte. Fortunatamente io mi sono imbattuto in una società seria come il Paternò e credo che la Federazione, se vuole creare un sistema credibile, debba stare dalla parte di queste piccole società che però riescono a portare avanti progetti sportivi seri e duraturi”.
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Cocuzza, infine, rivolge un pensiero proprio all’Acr, maglia indossata in tre tornate diverse con altrettante proprietà: “Il mio augurio è quello di affrontare un unico Messina, che sia pronto a battagliare per il ritorno tra i professionisti, ma almeno il primo punto sembra di difficile realizzazione. Vedere il calcio peloritano impantanato in questa categoria non fa piacere. Ricordo l’anno della promozione tra i professionisti nel 2013, è stato fantastico. Nonostante fossimo in D i tifosi ci trasmettevano un grande calore”.