Pubblichiamo la nota stampa diffusa dal movimento Cambiamo Messina dal Basso, in vista dell’inizio della fase 2 dell’emergenza Coronavirus, che prenderà il via lunedì 4 maggio:
“Siamo alla fine della fase 1. Il ruolo dei comuni è stato molto limitato e in qualche caso, come da noi a Messina, addirittura deleterio per via delle varie ordinanze che hanno creato più scompiglio e confusione che risultati concreti. Prova tangibile, del resto, ne sono i risultati dello studio dell’osservatorio sulla mortalità giornaliera (il SiSMG) che confronta l’andamento di tutti i decessi avvenuti in città, a prescindere dalla causa e se ospedalizzati o meno, rispetto alla media dei cinque anni precedenti.
Tale risultato è un indice obiettivo in quanto non dipende dal numero dei tamponi effettuati, dalla distinzione di morti “per Covid” o “con Covid” e include comunque la mortalità fisiologica dei pazienti anziani affetti da svariate patologie. Nello studio, i dati dimostrano come Messina non possa essere definita una città virtuosa, avendo avuto un incremento dei decessi, rispetto a quelli attesi, superiore al doppio della media del Sud Italia e sette volte superiore al dato di Palermo.
La vera domanda che ci facciamo oggi è: A cosa è servita la fase 1 a Messina (e più in generale al Sud)? Di certo ci ha consentito di guadagnare tempo preziosissimo. Nella fase 1 i vari comuni siciliani hanno avuto modo di riorganizzarsi in modo da poter gestire, adeguatamente, il picco di contagi che non c’è stato, ma che, evidentemente, ci sarà. È lampante che il lockdown non può essere mantenuto per un tempo illimitato. E, con la riapertura dell’economia, degli spostamenti e degli scambi ripartirà, inesorabilmente, la catena dei contagi.
Per questo crediamo che, nella fase 2, il Comune assumerà invece un ruolo determinante (che speriamo sia gestito con coscienza e senza protagonismi inutili). In questa fase, ci saranno le riaperture e sarà quindi probabile attendersi il secondo picco di contagi. La politica doveva quindi operare, durante la fase 1, per prepararsi opportunamente a questo nuovo picco. Ci chiediamo quindi se ciò è stato fatto. In particolare:
• Sappiamo con certezza quanti sono i contagiati in città, dove si sono contagiati, quali sono le vie del contagio?
• Abbiamo rivisto e modulato le misure di contenimento del coronavirus rispetto alle vie del contagio?
• Di quanto sono cresciuti i posti di terapia intensiva e i ventilatori nei presidi sanitari cittadini? Qual è il giusto rapporto tra popolazione residente e il numero di questi posti? Siamo vicini al giusto target o restiamo distanti?
• Come si è deciso di operare per la gestione dei dispositivi di protezione individuale (DPI) come le mascherine, i guanti e i gel igienizzanti? I canali di approvvigionamento attuali garantiscono la soddisfazione del fabbisogno della fase 2? Perché allora continuano a essere pressocché irreperibili o con prezzi esorbitanti? Come si è deciso di procedere per chi non ha la possibilità di acquistarle, al prezzo che finora è stato concordato a livello nazionale? Inoltre, per quanto concerne le certificazioni di questi dispositivi, che per il Sindaco sono carta straccia (ma non per tutto il mondo, per fortuna) come si è deciso di procedere?
• Come sarà gestita la riapertura degli uffici pubblici? È stato operato un piano strategico di sanificazione e ridistribuzione degli spazi per rispettare le nuove norme in piena sicurezza, a tutela di lavoratori e destinatari dei servizi?
• Cosa si è pianificato per consentire alle attività produttive di poter ripartire per recuperare i danni subiti? Saremo in grado di far ripartire il turismo e le attività connesse, che sono una parte fondamentale dell’economia cittadina?
• Cosa è stato pensato per tutti gli operatori culturali della città che saranno purtroppo, a lungo termine, costretti a tenere chiuse le proprie attività?
Crediamo che nella risposta a queste domande sia contenuto il giudizio sulla qualità dell’operato dei sindaci durante la fase 1. Solo da queste risposte potremo capire se il tempo è stato ben impiegato o se ci aspetta, dietro l’angolo, l’incubo già vissuto nelle regioni del Nord Italia”.