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Ci ha lasciato anche Gianni Seghedoni. Il ricordo del “sergente di ferro”

Era la stagione 1983-84 (serie C1) e il Messina, che nell’annata precedente aveva ottenuto la promozione vincendo il torneo di C2, vivacchiava nelle parti basse della classifica. Un inizio di campionato difficile per la squadra affidata alle cure di Alberto Spelta, problemi legati soprattutto alla mancata utilizzazione del “Celeste”, avevano condizionato il cammino dei giallorossi. Al mitico catino peloritano si stavano ristrutturando le curve che furono pronte per la gara contro il Rende, fanalino di coda. Il 27 novembre 1983 l’inaugurazione del “nuovo” Celeste non porta bene a Spelta, il suo Messina pareggia per 1-1 di fronte a oltre quindicimila spettatori. Al vantaggio di Rovellini al 14’, aveva risposto a dieci minuti dalla fine Mauro, gelando gli entusiasmi dei tifosi. Spelta toglierà le castagne dal fuoco alla dirigenza lasciando la panchina, al suo posto arriva il suo ex capo allenatore a Catanzaro: Gianni Seghedoni. Il “sergente di ferro”, così veniva dipinto il tecnico modenese, aveva legato il suo nome alla prima promozione in massima serie di una squadra calabrese, quel Catanzaro che l’anno successivo manderà a casa battuta la Juventus con un gol di Angelo Mammì, futuro centravanti del Messina nel campionato 1972-73.

Gianni Seghedoni
Gianni Seghedoni ai tempi in cui allenava il Messina

Seghedoni chiede un mese di tempo per mostrare la sua squadra. L’inizio è confortante per il Messina del nuovo corso, cinque punti consecutivi lanciano i biancoscudati a tre lunghezze dal secondo posto: il Celeste torna a fare la differenza ma per poco. Sarà un torneo con alti e bassi, ma alla fine Seghedoni riuscirà a salvare una squadra con tanti giocatori dai piedi buoni che però faticano a trovare il passo giusto e quell’unione di intenti che molto spesso fa la differenza. Emblematica la sconfitta in casa contro il Campania per 1-3, quando nessuno, sullo 0-2 (doppietta della bestia nera Sorbello), vuole calciare un rigore concesso per fallo su Caccia. Sul dischetto si presenta coraggiosamente un futuro campione, Totò Schillaci, che trasforma il penalty. A fine gara, con grande onestà, il tecnico emiliano si prende le sue responsabilità, difendendo i giocatori e recitando il mea culpa. La corsa salvezza si complica ma la permanenza arriva grazie ai gol di Del Rosso e alla rocambolesca vittoria alla penultima giornata sul campo del Foligno per 3-2.

Seghedoni guida il riscaldamento della squadra
Seghedoni guida il riscaldamento della squadra nel prepartita

Da vecchio marpione dei campi di calcio, Seghedoni guidò il Messina con un unico obiettivo: la salvezza, anche se in cuor suo avrebbe voluto dare molto di più ad una piazza calorosa ma molto esigente. I mugugni dei tifosi per le sue scelte troppo difensiviste non lo scalfirono, il suo mestiere e la fiducia nel proprio lavoro gli permisero di resistere ad ogni difficoltà, ad ogni critica e alla fine riuscì in una impresa non facile. Una salvezza che vista col senno del poi potremmo definire fondamentale, perché da lì a poco Alfano lascerà la squadra a Turi Massimino, sulla panchina del Messina siederà Franco Scoglio  e inizierà una indimenticabile stagione piena di successi.

Una formazione del Messina, stagione 1983-84
Una formazione del Messina, stagione 1983-84

Del tecnico modenese rimangono comunque la grande signorilità e la grande disponibilità unite ad una umanità non indifferente. Lo vogliamo ricordare così, Gianni Seghedoni, eroe di Catanzaro, che ci ha lasciati qualche giorno fa a 84 anni dopo una vita dedicata al football, prima da calciatore (tante maglie indossate, ma Bari e Lazio furono le squadre più importanti) e poi da allenatore.

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