Il Giro d’Italia si prepara alla resa dei conti. Che arriverà, puntuale, in alta quota, dove non c’è spazio per i bluff e si scrivono le pagine più leggendarie del ciclismo. La penultima tappa ha rispolverato il sorriso contagioso di Esteban Chaves, il “colibrì” colombiano che venne beffato da Vincenzo Nibali nelle battute finali del Giro 2016, il secondo conquistato in carriera dallo “squalo dello Stretto”.
In fuga con un manipolo di colleghi, dopo avere provato e riprovato l’allungo, ha piantato i compagni di avventura a circa 2,5 km dall’arrivo ed è volato verso la vittoria, abbracciando e piangendo dopo il traguardo assieme ai genitori. L’ultimo suo successo nella corsa rosa risaliva a poco più di un anno fa, sull’Etna, scalato con una facilità impressionante assieme al compagno Simon Yates.
Per un Chaves che esulta e gioisce, un Vendrame che si dispera e crolla dopo l’arrivo. Il corridore della Androni finisce secondo, a 10″, ma vince l’Oscar della sfortuna, perché nelle rampe decisive che conducono a San Martino di Castrozza vede scivolare la catena della propria bici e impreca, ma non si perde d’animo e la rimette in sesto. Rimonta i fuggitivi, ma spende molto, troppo, e alla fine alza bandiera bianca. Un’occasione sprecata nel giorno giusto e forse, chissà, una vittoria gettata alle ortiche.
Ad alcuni minuti-chilometri di distanza va in scena l’altra corsa, quella che conta e vale le posizioni di vertice nella classifica generale. Alla fine ci pensa Miguel Angel Lopez a mettere tutti d’accordo e a prendere in mano il comando delle operazioni. Al colombiano la sesta piazza proprio non va giù e quindi parte a tutta, con l’obiettivo di rosicchiare secondi all’olandese Bauke Mollema. Ci riesce, il corridore dell’Astana, giungendo 13esimo e precedendo di 44″ il resto della truppa.
Alle spalle di Lopez, a poche centinaia di metri dall’arrivo, ci prova pure Primoz Roglic a risalire la china, ma viene stoppato dalla maglia sempre più rosa di Richard Carapaz e da quella rossonera di Vincenzo Nibali. Il corridore messinese punterà a far saltare il banco, altrimenti dovrà dire addio ai sogni di gloria. L’occasione è ghiotta, anche per chi ha già fatto incetta di trionfi e podi nei grandi giri. L’impresa di rovesciare la classifica generale nel 2016 la completò proprio alla 20esima tappa…
Allora come oggi, lo “squalo dello Stretto” era secondo, ma poi si presentò al gran finale di Torino in maglia rosa. Come sogna di fare fra Feltre e il Monte Avena, il tappone dolomitico che proporrà cinque Gran premi della montagna, fra emozioni, suspence, ambizioni, sogni di gloria e di trofei. Cinque vette da scalare e una sesta, l’1’54” di ritardo da Carapaz, che si sente forte, sicuro e protetto da una squadra fortissima come la spagnola Movistar. Spodestarlo dal trono per presentarsi alla cronometro di Verona con almeno una mano sulla maglia rosa non sarà impresa facile. Ma il ciclismo è una disciplina fatta di imprese che a volte rasentano la follia, riservata a chi crede nei sogni e riesce a realizzarli attraverso la fatica.