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Celic: “Tutti vorrebbero un capitano come Carillo. In futuro subiremo meno”

Un gigante per la difesa del Messina. Capelli biondi e fisico imponente, Maks Celic governa la retroguardia giallorossa insieme a Luigi Carillo. Dopo le prime due apparizioni ufficiali l’intesa con il capitano cresce: “Gigi è una grande persona, mi ha aiutato in tutto sin dal primo giorno. Lui è il nostro capitano, tutte le squadre vorrebbero avere un giocatore così. A livello di difesa è andata bene, ma ci serve ancora più tempo per conoscerci e lo faremo giorno dopo giorno” afferma il venticinquenne cresciuto nelle giovanili del Varaždin in conferenza stampa.

Celic e Carillo
Celic e Carillo in campo dopo gli acciacchi di Pagani (foto Nino La Macchia)

Celic approva il sistema di gioco adottato da Sullo: “Mi piace la filosofia del mister di voler giocare sempre il pallone. Io sono proprio il tipo di difensore centrale che non vuole buttare la palla avanti ma giocarla. La società ha preso degli elementi che hanno queste caratteristiche. Vogliamo giocare e non c’è problema se sbagliamo. Il modulo? Non mi cambia nulla a tre o a due in mezzo. Nel caso di una difesa a tre, sapendo di avere un giocatore dietro di me, posso andare avanti con la palla”.

Nessuna preoccupazione, dunque, per i cinque gol incassati nei 180′ iniziali del campionato: “Prima di esordire avevo svolto soltanto tre allenamenti e poi ho avuto i crampi, la squadra non è ancora pronta fisicamente. Abbiamo subito tre gol contro la Paganese nel secondo tempo, quando io e Gigi eravamo dovuti uscire. Per questo in futuro non ci sarà più problema”.

Celic
Il difensore croato Maks Celic in allenamento

Dal campionato croato alla Serie C italiana, quali le maggiori differenze? “In Croazia, dove ho giocato in Serie A, i campi sono migliori. In C, da queste prime partite, ho visto che qualche volta si gioca benissimo a calcio, mentre altre si sbaglia. Vedo poi che qui si lavora tanto sulla tattica durante tutta la settimana e questo si nota”.

Celic parla già un italiano molto buono. Il suo rapporto con il nostro Paese, come lui stesso racconta, era infatti nato ben prima di diventare un calciatore del Messina: “I miei genitori hanno lavorato in Italia, in Toscana, precisamente a Massa e da piccolo ogni estate andavo lì e imparavo la lingua. Quest’estate sono stato inoltre a Palermo in vacanza con la mia famiglia. Adesso vivo qui a Messina e non sono più un turista”.

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