Catania-Messina, l’1-1 e quella corsa folle per festeggiare la rete più importante della sua carriera. Un pareggio che valse una vittoria. Francesco “Ciccio” Marra è stato l’eroe del “Cibali”. Era il 10 giugno 2001, giorno della finale d’andata dei playoff di C1. Una delle due avrebbe accompagnato un’altra siciliana, il Palermo, in Serie B. I rosanero avevano strappato il pass per la cadetteria aggiudicandosi all’ultima giornata il lungo testa a testa con il Messina. L’incredibile sconfitta di Avellino, con tanto di rigore fallito allo scadere da Torino, quando la squadra giallorossa aveva il destino nelle proprie mani (bastavano i tre punti per essere certi del salto di categoria), costrinse Buonocore e compagni a giocarsi il tutto per tutto agli spareggi. Come dover vincere un campionato due volte. Finale alla quale il Messina ci arrivò superando non senza patemi l’Ascoli (sconfitta per 1-0 al “Del Duca” e successo per 2-1 al “Celeste”), mentre il Catania ebbe la meglio nei confronti dell’Avellino, ribaltando (2-0) in casa lo 0-1 del “Partenio”.
Un doppio derby storico, avvolto dalla tensione e preparato dalla truppa di mister Florimbi sulla collina cosentina di Casole Bruzio per isolarsi dall’ambiente. Soltanto 500 tifosi peloritani poterono assistere alla gara d’andata in terra etnea. Cecere, Portanova, Bertoni, Bellotti, Criaco, Di Fausto, Milana, Obbedio, Godeas, Buonocore, Sullo l’undici opposto al Catania. Out soltanto lo squalificato Di Meglio.
Messina ben messo in campo, eppure sotto al termine del primo tempo per 1-0 a causa del rigore trasformato dal solito Ambrosi, spiazzando dal dischetto con la sua classica e discussa modalità d’esecuzione il compianto Cecere. In campo c’era anche Zeoli, attuale tecnico dei rossoazzurri. Le proteste per l’avventata uscita al limite dell’area del portiere Iezzo a travolgere Sullo, il cambio obbligato per infortunio di Obbedio (frattura del setto nasale) e i minuti che nella ripresa passavano senza riuscire a trovare il pari. Entrato dalla panchina al 75′ al posto di Sullo, a prendersi la scena fu Francesco Marra.
L’attaccante di Melito Porto Salvo tolse le castagne dal fuoco, confermandosi l’uomo dai gol pesanti dopo i centri realizzati ai danni di Atletico Catania e Giulianova. A Marra bastarono appena nove giri di lancette per mettere a segno, all’84’, la rete del fondamentale 1-1, gelando lo stadio etneo. Un gol indimenticabile, come ha spiegato il protagonista in passato in un’intervista rilasciata al nostro sito: “Di gol ne ho fatti tanti in carriera, specie nella stagione in cui (1998-99, ndr) vestivo la maglia del Benevento e riuscimmo a vincere la finale dei playoff di C2 proprio contro il Messina. Quello siglato a Catania fu però il gol più importante della mia carriera, anche perché l’ho realizzato per la città a cui sono legato maggiormente”.
Lo scatto di Godeas sulla sinistra e il pallone ricevuto in mezzo da spingere in rete, facendosi trovare pronto sul secondo palo all’appuntamento con la storia. “Ricordo – le parole di Marra a Messina Sportiva – il lancio in profondità di Buonocore e poi Godeas scattare riuscendo a resistere alla marcatura di Baronchelli. Ho ricevuto palla da Denis e l’ho messa dentro. L’intuito dell’attaccante è arrivare al momento giusto, anche per una frazione di secondo. A quel punto corsi ad esultare sotto la curva dei nostri tifosi. Era doveroso andare da quei 500 che occupavano il settore ospiti di fronte ai 20.000 catanesi”.
L’1-1 del “Cibali” consentì al Messina di poter giocare al ritorno per due risultati su tre (entro i supplementari) in virtù del miglior piazzamento nella regular season. Un vantaggio sfruttato sette giorni più tardi, il 17 giugno, al “Celeste”, senza però accontentarsi. Il rigore guadagnato da Godeas e trasformato da Sullo per l’1-0, la parata miracolosa di Cecere sulla punizione di Criniti e l’esultanza incontenibile al triplice fischio per la Serie B divenuta realtà, gioia però macchiata dalla notizia degli incidenti e il lancio della bomba carta dal settore ospiti che costò la vita al tifoso messinese Tonino Currò.