Arrivare a fine febbraio in testa e imbattuto per poi rischiare di non finire il campionato. È lo strano caso del Paternò di Gaetano Catalano, unica squadra dei primi cinque campionati nazionali a non aver mai subito l’onta della sconfitta sul campo, ma come tutto il mondo sportivo è ferma da oltre due mesi per via dell’emergenza Coronavirus. Chiamato a metà novembre al posto di Pippo Strano, l’ex tecnico di Acr Messina e Due Torri si è subito calato nell’ambizioso ambiente rossoazzurro, mantenendo un rollino di marcia a tratti insostenibile per l’agguerrita concorrenza, rappresentata in particolar modo dal Sant’Agata di Pasquale Ferrara.
In questi giorni il calcio sta facendo di tutto per ripartire, ma appare del tutto improbabile che si possa rimettere in moto l’intero sistema, mentre è più verosimile la semplice ripresa della Serie A e, forse, della cadetteria. Alla Federazione e alle varie leghe, dunque, l’arduo compito di stabilire i criteri di eventuali promozioni o retrocessioni.
Per il tecnico milazzese è giusto che il calcio ammaini la bandiera davanti una tragedia troppo più grande: “Sinceramente dubito che eccezion fatta per la Serie A e, forse, per la Serie B si possa riprendere a giocare – sottolinea Catalano –. Dubito che dalla Serie C in giù si possa rimettere in moto la macchina dei campionati e sinceramente lo trovo anche giusto. Forse possono sembrare frasi di convenienza, ma non lo sono affatto, perché quello che abbiamo vissuto purtroppo non è stato superato. Faccio davvero fatica a credere che le società possano mantenere gli impegni economici per la messa in sicurezza degli impianti. Dall’altro lato la Federazione e la Lega Dilettanti, che è consapevole delle condizioni in cui versano le società, devono stabilire i criteri per i prossimi campionati”.
La voglia di proseguire la sua avventura alla guida degli etnei è tanta: “C’è la volontà da parte mia di continuare, mi sono trovato e bene e la società mi ha dato dei segnali positivi in questo senso. Naturalmente, vista la situazione, non ci siamo potuti incontrare per definire tutto, però una cosa è certa il prossimo anno mi piacerebbe guidare il Paternò in Serie D”.
Per Catalano, inevitabilmente, si arriverà ad una riforma dei campionati: “Ho sentito tante ipotesi, in questo momento parlare di scenari è complicato. Certamente chi amministra e governa il calcio non può fare finta di vivere in un mondo diverso rispetto a quello reale. Ci sono tante società che già prima di questa fase non godevano di grosse risorse, adesso sarà ancora più complicato perché ci saranno ulteriori difficoltà a reperire sponsor. Da sportivo dispiace vedere società che già a novembre alzano bandiera bianca: purtroppo questo accade da qualche stagione e non è un segnale positivo per la regolarità del campionato. Si dovranno rivedere già i criteri d’iscrizione: chi inizia la stagione deve garantirne la fine, credo che sia giusto sotto il punto di vista strettamente sportivo”.
Il campionato di Eccellenza si è interrotto proprio quando si stava delineando un appassionante duello tra il Paternò e il Sant’Agata: “Da uomo di sport dispiace moltissimo, perché completare un campionato e magari vincerlo sul campo ha tutt’altro sapore. Noi siamo sempre stati consapevoli delle nostre qualità ed abbiamo sette punti di vantaggio che non sono pochi, ma il Sant’Agata giustamente sentiva di potersela giocare fino alla fine perché doveva disputare una partita in più rispetto a noi e poi c’era ancora lo scontro diretto al “Fresina”, quindi le loro speranze erano legittime. Queste due partite il Sant’Agata le avrebbe comunque dovute vincere sul campo e non è scontato: il calcio non è una scienza esatta, altrimenti noi non avremmo mai pareggiato in casa con l’Enna che si trova nei bassifondi della classifica. Credo, quindi, che sia altrettanto legittima la consapevolezza della nostra forza, visto che siamo imbattuti. Sarebbe stato un campionato sicuramente avvincente, anche perché dovevamo andare ancora a Giarre, mentre il Sant’Agata avrebbe dovuto giocare a Rosolini”.