Sul Mondiale brasiliano è appena calato il sipario con il trionfo della Germania, laureatasi campione per la quarta volta nella sua storia. L’avventura dell’Italia si era invece già amaramente conclusa lo scorso 24 giugno, con la Nazionale allenata da Cesare Prandelli sconfitta dall’Uruguay ed eliminata nella fase a gironi. Un autentico disastro che ha portato alle immediate dimissioni del ct e del presidente federale Giancarlo Abete. Il responsabile dello staff medico dell’Italia, Enrico Castellacci, di rientro dal Brasile, impegnato al PoliAmbulatorio Orice di Milazzo, ormai una seconda casa, ha tracciato un bilancio della fallimentare spedizione azzurra. “Spesso le sconfitte hanno bisogno di tempo per essere metabolizzate. Sono fortemente amareggiato – ha affermato il prof. Castellacci – anche perchè il Mondiale ha sempre una valenza sportiva unica per le emozioni che da. Nel calcio si può vincere e si può perdere ed in questi casi ci sono delle responsabilità che ciascuno di noi si assume”.
Capitolo clima. L’Italia ha spesso posto l’accento sulle difficili condizioni riscontrate, specie nelle gare con Costarica e Uruguay. Castellacci, sul tema, spiega: “Quando si esamina una sconfitta non vanno considerati di certo gli alibi. In Brasile, però, vi sono state per l’Italia tante variabili negative, tra cui il clima. La nostra Nazionale è stata costretta a scendere in campo due volte alle ore 13, con una temperatura ed un tasso d’umidità elevati. Inoltre abbiamo sempre giocato al di sotto dell’equatore. Il sorteggio, poi, ci ha riservato un girone infernale, nel quale la Costarica, considerata la più debole alla vigilia, è stata eliminata ai quarti senza mai perdere. Aggiungo che l’arbitraggio con l’Uruguay non è stato dei migliori, basti pensare all’espulsione di Marchisio. Senza quell’episodio difficilmente gli avversari avrebbero segnato e dunque saremmo andati noi agli ottavi. Se si perde, però, esistono altre motivazioni, al di là dell’aspetto fisico che non credo rappresentasse un problema”.
L’analisi di Castellacci si sposta, quindi, su quanto offerto da un Mondiale con tante sorprese: “Oggi c’è una globalizzazione del calcio, non esistono più squadre materasso. Negli ottavi le big hanno incontrato le cosiddette deboli e ne sono nate partite molto accese, con grande tecnica messa in mostra dalle contendenti. Successivamente, invece, abbiamo assistito alle gare più brutte. In semifinale Brasile-Germania è stata quasi surreale, mentre Argentina e Olanda hanno deluso. Così è aumentato anche il nostro rammarico per non aver superato il primo turno”.
Tra le realtà emergenti Cina e Kazakistan sono ad oggi attivissime e possono contare su una disponibilità economica non indifferente. “Qualsiasi realtà nella quale si investe sui giovani avrà un avvenire. Conosco bene la Cina e la scuola calcio del Guangzhou è la più grande del mondo. Vi sono 1.200 bambini che si allenano in 90 campi da calcio, prima o dopo emergeranno insieme ad altre nazioni”.
Legata al Kazakistan è anche l’Astana, la squadra dello “Squalo dello Stretto” Vincenzo Nibali, attuale maglia gialla del Tour de France, sul quale Castellacci svela un particolare curioso: “Sono molto affezionato a Vincenzo Nibali perchè l’ho operato un paio d’anni fa. Oltre ad essere un grande atleta, che da lustro non soltanto a Messina ma a tutta Italia, è anche un bel personaggio. Spero possa ottenere altri importanti successi”.
In vista dell’auspicata rivoluzione a tutti i livelli nel calcio italiano, Castellacci risponde, infine, così sul proprio futuro: “Non so cosa potrà accadere. Sono tranquillo, ho altri due anni di contratto ed il problema non si dovrebbe porre nè per me nè per il mio staff. Occorrerà, però, effettuare una valutazione globale e per questo aspettiamo di conoscere i nomi del nuovo presidente federale e del ct. Poi ne discuteremo, al di là dei contratti firmati. Il calcio ha però bisogno di maggiori certezze”.
L’intervista video con il prof. Enrico Castellacci al Poliambulatorio Orice di Milazzo: