Il Camaro fa festa
Per il Camaro la stagione appena trascorsa non è stata facile. L’obiettivo salvezza è stato raggiunto con molte più difficoltà rispetto a quanto non si pensasse alla vigilia, ma ormai non è più tempo di pensare al passato. Si sa, dagli errori si può solo imparare e così farà la società messinese, pronta a riorganizzarsi per preparare la prossima stagione che dovrà essere quella del rilancio.
Il tempo c’è, i programmi a lungo termine possono aspettare, ma prima di tutto occorre ricreare quella coesione che è stata determinante per i passati successi: “E’ inutile negare che non siamo pienamente soddisfatti dell’ultima annata – ha affermato il direttore generale Davide Manzo – Abbiamo iniziato questa stagione con l’intento di salvarci il prima possibile ma divertendoci, esprimendo un buon calcio con la speranza di vivere qualche bella emozione. L’obiettivo è stato raggiunto in modo sofferto, abbiamo avuto lunghi periodi costellati da prestazioni e risultati negativi che hanno fatto sì che la classifica non fosse certamente positiva. Alla fine abbiamo piazzato qualche colpo importante e ci siamo salvati. Non si è riuscito a creare quello spirito di squadra fatto dall’unità d’intenti tra società, giocatori, staff tecnico e collaboratori. E’ mancato, insomma, quello spirito di sacrificio che in queste categorie fa la differenza. La Promozione è un calcio molto lontano dal panorama professionistico, i calciatori spesso hanno altri impegni e l’abbiamo pagato”.
Adesso, però, in casa Camaro si è già pronti a ripartire facendo tesoro degli errori: “Dobbiamo imparare tutti, andando avanti in modo più deciso, anche se di questa stagione sarebbe un errore buttare tutto. Credo che un po’ di semina per il futuro sia stata fatta e mi riferisco soprattutto al settore giovanile”.
Quando si parla di giovani, il Camaro ha sempre rappresentato il fiore all’occhiello nel panorama cittadino anche se il contesto sociale è molto cambiato: “Ci sono tanti giovani di qualità, ma purtroppo i quindicenni di oggi sono diversi rispetto a quelli di vent’anni fa, in quanto ci sono molte più distrazioni e meno fame ed ambizioni. Si deve fare un lavoro prevalentemente psicologico, facendo capire che se si vuol alzare l’asticella e raggiungere determinati risultati si devono fare sacrifici, invece troppo spesso il calcio piace ma non a tal punto da dover sacrificare qualcosa”.
Per crescere servono gli strumenti e per la gestione degli impianti, purtroppo, non si possono fare progetti a lungo termine: “Com’è noto il Camaro è capofila di un comitato che gestisce il “Marullo” e che ha consentito alla città di potersi in qualche modo riappropriare di questo impianto. La questione è centrale nel nostro progetto sportivo, purtroppo però con concessioni che hanno una durata massima di un anno è molto difficile programmare. Anche la burocrazia non aiuta e quindi è dura poter migliorare le condizioni del campo”.
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