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Calcio, si valuta la la sospensione dei versamenti fiscali fino al 30 aprile

Arriva dal ministro per le Politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora, un sostanziale via libera a un provvedimento molto atteso dal mondo del calcio, la sospensione dei versamenti fiscali fino al 30 aprile per le società professionistiche e dilettanti, previsto da un emendamento del Pd. Una boccata d’ossigeno per le società in crisi per la pandemia, ma il ministro chiede anche che il calcio faccia la sua parte con le riforme e un cambio di mentalità.

Vincenzo Spadafora
Il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora (foto Ansa)

“Io non sono contro il calcio, visto che le entrate fiscali che garantisce allo Stato sostengono il mondo dello sport – ha detto Spadafora intervenendo a Novantesimo minuto su Rai2 –. Finora mi sono impegnato molto sullo sport di base, che ha molto sofferto per la pandemia, ma non per questo il calcio non va sostenuto, anzi. Il calcio è stato e resta un punto di riferimento fondamentale per gli italiani ma per restare un esempio per tutti deve rimettersi in discussione e capire che i tempi sono cambiati, deve ripensare se stesso. Mi sembra che il presidente della Figc Gabriele Gravina, e il presidente della Lega serie A Paolo Dal Pino – ha proseguito il ministro – avviato un percorso che condivido per superare le problematiche organizzative ed economiche che coinvolgono specialmente proprio la massima serie, che è poi quella trainante per tutto il movimento. Il salary cup? Il mondo del calcio chiede aiuto al governo e poi si sente anche di stipendi altissimi…”.

Sport e Salute
I collaboratori sportivi sono al centro della riforma dello sport di Spadafora

Il ministro ha parlato anche della riforma dello sport, sottolineando le molte norme a favore dei lavoratori sportivi, per il professionismo femminile, gli atleti paralimpici o il vincolo sportivo, ma anche ammesso sulla governance “abbiamo perso un po’ tutti. Dovevamo cercare chiarezza ma non siamo riusciti a trovare una sintesi, chiarendo ruoli del Coni, del ministero e del Governo. Prima la guida dello sport era in gran parte attribuita al Coni semplificando le cose, e non è detto che fosse giusto – ha aggiunto Spadafora –, ma il Comitato deve mantenere la sua indipendenza. È però un paradosso che un Paese come l’Italia non abbia un ministero dello sport, in questo modo si risolverebbero tanti problemi, mentre ora a coadiuvare l’azione ci sono Sport e Salute e il Dipartimento per lo Sport, strutture a supporto dell’indirizzo dato dal governo. La riforma del lavoro sportivo entrerà in vigore nel settembre del 2021 e per due anni – ha concluso il ministro, rispondendo a una domanda del vicedirettore Enrico Varriale –, cioè fino al 2023, non prevede oneri contributivi per le società. C’è già pronto un fondo di cento milioni per coprire questa esigenza”

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