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Messina

Calatozzo: “Al San Filippo un nuovo manto erboso. Il sintetico al Celeste? Non è semplice”

Gli interventi finalizzati al totale rinnovo del manto erboso del “Franco Scoglio” sono stati completati lo scorso 2 gennaio. Adesso si attende la ricrescita dell’erba, che spunterà giusto in tempo per il ritorno in campo del Messina, impegnato il prossimo 28 gennaio in riva allo Stretto contro la Juve Stabia. “Abbiamo tappato le buche che si erano create all’interno del rettangolo di gioco”, spiega Franco Calatozzo, titolare dell’omonimo vivaio e storico collaboratore dell’ACR Messina.

Franco Scoglio
Le pessime condizioni del terreno di gioco del “Franco Scoglio” nella foto scattata da Alessandro Denaro lo scorso 29 dicembre

“Abbiamo livellato il terreno ed effettuato la semina. Infine sul terreno è stata collocata la sabbia, che agevolerà la crescita. Dalla data del 2 gennaio saranno necessari circa 25 giorni per avere un manto erboso adeguato. Non sarà perfetto, ma alla vigilia della gara potremo comunque tracciare il terreno con le tradizionali righe bianche di gesso”. In realtà a fine mese la formazione allenata da Cristiano Lucarelli potrà soltanto onorare il primo impegno casalingo di campionato del nuovo anno, ma gli interventi di pieno recupero del terreno potranno considerarsi conclusi soltanto a fine febbraio: “Per riprendersi del tutto – spiega ancora Calatozzo – l’erba ha bisogno di circa due mesi. Ecco perché l’ACR giocherà al “Franco Scoglio” soltanto una gara di campionato ogni quindici giorni, mentre si allenerà altrove. Altrimenti vanificheremmo questi interventi”.

Sul perché nei mesi scorsi i due stadi cittadini abbiano offerto uno spettacolo indecoroso, perfino sotto le telecamere della Rai, il titolare del vivaio non ha dubbi: “Le strutture devono riposare. Il 9 agosto scorso, dopo il concerto dei Pooh, abbiamo consegnato un terreno in perfette condizioni. Ma da allora il Messina ci ha svolto doppie sedute di allenamento giornaliere, senza mai muoversi. Per breve tempo lo hanno utilizzato perfino il Pistunina e la formazione degli Avvocati (che si è aggiudicata peraltro il campionato nazionale forense e la Supercoppa, ndc). Al “Celeste” invece si sono allenate contemporaneamente addirittura cinque squadre, considerando anche le formazioni giovanili”.

Celeste
Il terreno del “Celeste” è in condizioni precarie, per un utilizzo eccessivo

Per limitare le conseguenze dell’uso intensivo del terreno si discute da anni ormai della possibile riconversione in sintetico del fondo della struttura di via Oreto. Calotozzo ci spiega però che l’operazione non è affatto semplice ed anche che sarebbe molto dispendiosa: “Questa soluzione richiede molto lavoro, anche perché andrebbero potenziati sensibilmente gli scarichi dell’acqua. Peraltro vanno effettuati degli scavi di un certo tipo, dal momento che prima di collocare l’erba sintetica vanno estratti dal terreno 25 centimetri di terra”.

Un’operazione che in una struttura come quella del “Celeste” è ancora più complicata, in virtù delle vie d’accesso di ridotte dimensioni: “L’impiego di una ruspa consente di rimuovere fino a 20 metri cubi di terra ad ogni viaggio. Ma i bobcat non possono essere utilizzati perché non riuscirebbero neppure ad accedere nell’impianto. Si dovrà optare invece per camion di piccole dimensioni, sui quali è possibile caricare non più di 5 metri cubi di terra per volta. Questo dilaterebbe i tempi ed ovviamente inciderebbe anche sui costi dell’operazione”.

L’erba del “Franco Scoglio” dopo i trattamenti successivi ai concerti estivi

Una pessima notizia, in un momento in cui il calcio cittadino non naviga certo nell’oro. Ma per ovviare all’endemica mancanza di strutture, che poi si ripercuote anche sulla squadra, costretta a fare i conti con mille disagi e conseguenti infortuni, istituzioni e società dovranno presto compiere scelte coraggiose. Altrimenti il rischio di vedere il Messina in azione sullo “sterrato” sarà sempre più frequente. Non a caso in questi giorni l’ACR si sta allenando in provincia, dove ha dovuto organizzare un inedito ritiro invernale, alla ricerca di campi meno inospitali.

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