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Cairo: “Nibali può fare bene”. Motta: “Gli piace attaccare, ci prova sempre”

“Nibali è uno dei campioni che possono fare molto bene, Dumoulin l’ha già vinto due anni fa e ci sono degli outsider come Simon Yates. Il Giro, che è visto nel mondo da 800 milioni di persone, può essere un veicolo di promozione per l’Italia e credo che i nostri governanti dovrebbero capirlo di più, facendo in Francia, dove il Tour viene adottato dal Governo, che lo supporta in maniera importante anche dal punto di vista economico”.

Così Urbano Cairo, presidente di Rcs – che organizza la corsa – alla partenza del 102esimo Giro d’Italia di ciclismo, da Bologna. “Vorrei che l’Italia, dall’alto del 70 per cento delle bellezze artistiche mondiali, fosse il primo Paese più visitato del mondo per distacco e non il quinto della lista – aggiunge Cairo -. Che Giro mi aspetto? Molto impegnativo, tante salite, tre cronometro, me lo aspetto molto competitivo. E comunque è un Giro d’Italia molto bello, con sette arrivi in salite. Mauro Vegni ha avuto grandi idee per disegnare questo percorso”.

Vincenzo Nibali
Un sorridente Vincenzo Nibali in conferenza stampa (foto Ansa)

Prevista la copertura di oltre 3.600 chilometri su e giù per l’Italia (non tanto giù, a dire il vero, visto che la corsa non si spingerà oltre la Puglia, rinunciando a Calabria, Basilicata e Sicilia), con un dislivello da brividi e l’incubo del meteo di una primavera che non vuole prendere il sopravvento.

A presentare la corsa anche Gianni Motta, che il Giro d’Italia lo vinse nel 1966, aggiudicandosi anche due tappe e battendo Italo Zilioli: “La corsa la fanno i corridori, non il percorso”. L’ex campione ha sempre amato l’attacco, preferendolo alla difesa o ad atteggiamenti conservativi, “come purtroppo se ne vedono tanti al giorno d’oggi”, la sua denuncia. “Spero solo si vedano corridori attaccare – è la speranza del 76enne –. Mi auguro di assistere a un Giro d’Italia combattuto. Mi sarebbe piaciuto disputarlo”.

Gianni Motta
Gianni Motta vinse il Giro d’Italia nel 1966

Motta ammira Vincenzo Nibali, perché “gli piace attaccare, ci prova sempre quando sente che la gamba glielo permette”, ma indicaTom Dumoulin come favorito alla maglia rosa di Verona. Però, dovrà fare attenzione allo sloveno Roglic. Uno che vince il Romandia deve per forza andare forte. Certo, bisognerà tener conto anche di Simon Yates, che l’anno scorso scoppiò nella tappa del Colle delle Finestre; poi, però, alla Vuelta, dimostrò di avere imparato a gestirsi in una corsa a tappe di una settimana. Il britannico è un combattivo per natura, un brutto cliente”.

E Nibali? Motta dice: “L’età avanzata (il messinese va verso i 35 anni, ndr) induce un atleta a ragionare di più. Però, se lui se la sente parte, in salita come in discesa. La crono della nona tappa, quella che si concluderà a San Marino, è per Dumoulin e Roglic, il resto si vedrà”.

Nibali
Nibali ha sfilato a Bologna alla presentazione del Giro (foto Ansa)

Motta, previsioni a parte, elogia il lavoro dei corridori, in un’epoca in cui si parla di bamboccioni, “questi ragazzi praticano uno sport durissimo. È vero – sostiene – che oggi hanno tanti vantaggi rispetto a quelli della mia epoca, però potrebbero starsene a casa davanti alla Playstation, invece sono qui a soffrire, a prendersi la pioggia e i colpi di calore, pedalando sempre a tutta. È questo il fascino, ma anche il grande mistero, del ciclismo”.

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