A GoalSicilia è intervento il centrocampista del Fc Messina Fabrizio Bramati, tra gli elementi più esperti in una rosa imbottita di giovani, che ha incassato ben sette sconfitte nelle prime undici giornate: “La squadra è in crescita. Nell’ultimo periodo nonostante il fisiologico ritardo accumulato nella costruzione della squadra abbiamo subito due sconfitte nel recupero a Lamezia e Aversa. Due ko che fanno male ma mister Ferraro è bravo e sta creando la chimica giusta tra di noi. Seppur in ritardo, sono convinto che i risultati arriveranno. Da capitano voglio che venga fuori il collettivo e non il singolo. Ci sono tanti ragazzi su cui fare affidamento, che vanno coinvolti: in D d’altronde gli under rappresentano circa metà squadra”.
Il calciatore laziale ha sempre giocato nei professionisti. In estate ha deciso di scendere per la prima volta in carriera tra i Dilettanti: “Non conoscevo molto questo girone. Il passaggio dai professionisti si fa sentire in modo evidente anche se ci sono compagini molto forti. La squadra più organizzata che ho visto sino ad ora è il Lamezia. Diversi miei ex compagni giocano lì. Altre formazioni invece se non ci arrivano col gioco poi riescono in varie situazioni a svoltare le partite e questo è comunque apprezzabile. Tra quelle affrontate finora almeno sei mi sono sembrate superiori alle altre”.
In riva allo Stretto tutti i ricordi lo legano all’Acr. Due tornei disputati in biancoscudato con differenti epiloghi: “Ho già giocato per due anni a Messina con Di Napoli e Lucarelli. A gennaio di quell’anno preferii spostarmi, avendo avuto diverse valutazioni rispetto al mister. Sono andato all’Akragas, riuscendo a centrare una salvezza miracolosa ai playout contro il Melfi. Tutti ci davano per spacciati ma la rosa era di livello, considerato che in mezzo giocavo con Palmiero, dietro c’era Riggio, in avanti Salvemini e in porta Pane, tutti calciatori che adesso militano nei professionisti”.
Il ritorno in città per una sfida complicata, in un club che non ha più particolare seguito e ha ridimensionato le proprie ambizioni: “In Sicilia sono stato bene, di Messina avevo tanti piacevoli ricordi ma anche l’amaro in bocca perché sentivo di non aver concluso bene la mia ultima esperienza. Questa estate a 28 anni e dopo tante partite in Lega Pro cercavo un progetto differente che mi stimolasse, avevo offerte dal piano superiore di squadre sempre in lotta per salvarsi. Non conoscevo la situazione reale in casa Fc. Sapevo dei problemi occorsi che ci sono ovunque, sto notando che adesso si sta mettendo tutto a posto”.
Altri profili over sono stati chiamati per scuotere il gruppo. Il Fc ha bisogno di ottenere una maggiore continuità di risultati: “Insieme a me sono arrivati altri ragazzi forti come Orlando e Gabionetta, che obiettivamente non c’entra nulla con questa categoria. A Crotone eravamo compagni, io avevo 18 anni durante il mio esordio in B mentre lui già era un faro della squadra rossoblù, col numero 10 sulle spalle. Ha già segnato due gol in tre partite, sta bene. Questa è una bella sfida per tutti noi, vogliamo fare bene. Non conoscevo personalmente Giuffrida, lo avevo affrontato sempre da avversario. Sono contento del suo recupero dopo un infortunio così grave. È un giocatore bravo, carismatico, un ragazzo serio e passionale, che ci darà una grossa mano”.
Per evitare altre beffe in pieno recupero, Ferraro sta intensificando il lavoro settimanale: “Personalmente non amo fare molte parole, preferisco lasciare parlare il campo. Oggi siamo questi: arriviamo all’89’ e siamo consapevoli che avremmo avuto tre punti in più in classifica con un’applicazione maggiore a livello mentale. La concentrazione e l’attenzione non devono mai mancare. L’esempio positivo deve sempre arrivare da noi più grandi, anche semplicemente aiutando il compagno in difficoltà. Seguendo il mister i risultati arriveranno”.
In chiusura un pensiero sul dualismo tra i club cittadini ormai proiettati su differenti situazioni di progetto: “A Messina la gente ama il calcio e vanta un passato glorioso. Quando arrivai la prima volta c’era una sola squadra e tutti lavoravano in un’unica direzione. A mio avviso le rivalità vanno a discapito di tutti perché tolgono qualcosa. Da tanti tifosi dell’Acr, che ringrazio, ho ricevuto molti messaggi di incoraggiamento: significa che a livello umano ho lasciato un buon ricordo. Peccato che non ci siano grandi presenze al campo. Vedere il “Franco Scoglio” praticamente deserto fa un po’ male”.