Lunga intervista all’ex massimo dirigente del Basket Barcellona Immacolato Bonina che, dopo gli ultimi due anni in cui si è limitato esclusivamente a dare il fondamentale sostegno economico al progetto basket, adesso esce ufficialmente di scena dopo oltre vent’anni spesi nel mondo dello sport barcellonese. Affondi anche alla nuova cordata affacciatasi recentemente nel basket. L’attenzione dell’imprenditore si sposta nuovamente ed unicamente sulle imprese di famiglia, lo sport rimarrà una componente fondamentale della propria vita.
Il portale 24 live ha intervistato Immacolato Bonina che sta vivendo un momento personale epocale con la scelta di mettersi da parte dopo oltre 20 anni spesi in prima persona nel mondo dello sport barcellonese. Dopo diverse premesse ed annunci è arrivato il momento di dire definitivamente basta e lo stesso imprenditore spiega alla città tale decisione: “Chi mi conosce lo poteva immaginare, già negli ultimi due anni dopo la retrocessione era palese il mio disimpegno. Mi sono limitato a finanziare la squadra ma non ho mai avuto peso nella gestione tecnica. Si è chiusa un’era, sono entrato nello sport nel lontano 1997 nel calcio battendo il Messina poi abbiamo vinto due campionati consecutivi ed abbiamo disputato dieci anni di serie C ad alti livelli sfornando campioni. Poi mi sono appassionato in modo irrefrenabile al basket, uno sport che sconoscevo completamente, forse in modo irrazionale ma l’amore per la città mi ha portato nel tempo ad investimenti milionari. Ricordo che partimmo rilevando in sole 48 ore il titolo sportivo di Patti, abbiamo giocato un grande campionato cedendo solo nei playoff al Latina portando tanta gente al palazzetto. L’anno dopo abbiamo costruito una corazzata e vinto il campionato con Gramenzi in panchina, cinque stagioni di serie A2 ad altissimi livelli vincendo anche un anno la stagione regolare ma purtroppo abbiama vanificato tutto ai playoff per colpe di regole assurde e maledette. Le semifinali storiche con Brindisi resteranno indelebili ma sempre macchiate da diversi infortuni così come i derby playoff contro Capo d’Orlando che poi è stata ripescata d’ufficio. Mi sono divertito tanto ed ho sottratto tempo e forze alla mia famiglia per vent’anni però adesso è giusto dire basta in modo categorico. Le critiche mi fanno male, spesso le accetto perchè fanno parte del gioco e penso che forse con un pizzico di fortuna avremmo potuto fare di più. Ripenso al progetto ideato con Sandro Santoro per arrivare in massima serie ma così non avvenne, lui la scorsa settimana con Brescia ha disputato da protagonista la semifinale scudetto con Milano. Il basket è questo, un canestro può cambiare la vita di una squadra e di un presidente come i turni playoff con Trento, adesso ritengo di aver dato tutto. Siamo caduti e ci siamo rialzati con due campionati brillanti dopo la retrocessione in serie B dando continuità al progetto. Siamo sempre arrivati ai playoff con un primo e secondo posto. Spesso ricordo un avvicinamento di cordate o trust ma alla fine era sempre e solo il sottoscritto che metteva mano al portafoglio”.
Il manager specializzato nel settore della catena di distribuzione alimentare analizza anche gli errori commessi ma sempre con la volontà di dare tutto per la propria città: “Forse la mia pecca è quella che avrei potuto diluire i soldi investiti in un arco temporale maggiore, con la contingenza economica attuale e rispetto a quello che ho speso adesso potrei sostenere dieci-dodici campionati consecutivi di A2 però con i se e ma non si guarda avanti. Il mio futuro è rappresentato dalla famiglia e dalle mie aziende e penso esclusivamente a loro, vorrei tornare ai numeri del passato passando da 200 dipendenti nuovamente a 400 e da 20 punti vendita sparsi nel territorio ai 40 originari. E’ un obiettivo anche morale e imprenditoriale per chi deve dare risposte alla gente che paga la piaga del lavoro nel nostro territorio”.
Prende la parola anche sulle vicende inerenti la palla a spicchi con nuovi soggetti che si affacciano sulla scena con una città che però chiede maggiori certezze.
“Non lo nego. Prevedo un futuro nero per il basket cittadino, avverto sciacallaggio e poca concretezza da parte di altri attori. Non credo neanche alla nuova cordata apparsa ultimamente sulla scena, sono piccoli sponsor che stanno provando a mettersi assieme e la loro tempistica gestionale la trovo alquanto intempestiva a meno di 24 ore dalla nostra sconfitta bruciante in finale contro Cassino. Gli do comunque atto e spero che possano andare avanti spratutto per il bene dei tifosi. L’amarezza cresce pensando alla gente che è tornata ad assiepare in finale il PalAberti, spero che la squadra non scompaia ma come in tutto anche nello sport sono consapevole che c’è un inizio ed una fine e per me è arrivato questo secondo momento”.
Chiusa sul nascere anche qualsiasi voce relativa ad un nuovo impegno nel calcio, primo e grande amore dell’imprenditore, a sosteno dell’Igea Virtus.
“Smentisco categoricamente dopo alcuni inviti ricevuti da terzi un mio approdo nel calcio, è anche ingeneroso per i tifosi del basket. Non nego che il calcio mi piace e continuerà sempre a piacermi, ho sempre dato il modesto contributo come sponsor e così farò ancora con chiunque mi chiederà un appoggio ma certamente così come successo negli ultimi due anni il mio ciclo è chiuso e non mi vedrà più protagonista. Penso alla mia assenza alle semifinali playoff, impensabile per chi come me in passato ha fatto centinaia di trasferte. Non ho più rilasciato alcuna intervista ai media ed inoltre l’avvio del procedimento giudiziario avente ad oggetto un Daspo mi ha ferito e lo ritengo un nuovo danno alla mia persona ma sul punto mi difenderò nelle sedi opportune. In venti anni di sport ribadisco che non ho mai aggredito nessuno nè sono stato oggetto di aggressioni da alcuno per cui la mia storia personale parla chiaro. So di rappresentare ed aver rappresentato con orgoglio la città di Barcellona, ringrazio tutti, dalle Istituzioni ai tifosi ed anche i miei nemici che mi hanno dato ulteriori stimoli, e chi mi è stato molto vicino nel progetto sportivo. Mi vedrete comunque al campo sia di calcio che al palazzetto a sosteneere da tifosi progetti portati avanti da nuovi soggetti”.
Un messaggio conclusivo Bonina lo rivolge ai tifosi di calcio e basket: “La tifoseria di Barcellona sia nel calcio che al basket non ha eguali, è sempre radicata al suo territorio e vive con passione le sorti delle sue squadre. Se penso che a Cassino per una finale playoff c’erano 200 persone questo è esemplificativo della passione che si nutre a Barcellona e di cosa merita questa città, almeno una serie A2 ad alti livelli”.