La redazione di TuttoFantaCalcio ha intervistato Oberdan Biagioni, che ha chiuso la carriera da centrocampista con quasi 400 presenze tra i professionisti e oltre cinquanta reti. Lo scorso anno da allenatore ha guidato da metà stagione l’Acr Messina, condotta fuori dalla zona calda e traghettata fino alla finale di Coppa Italia poi persa con il Matelica dal suo successore Infantino.
Il tecnico laziale ha risposto a diverse domande rivolte dagli appassionati, partendo dalla stretta attualità: “Al momento sono chiuso in casa come tutti e mi occupo delle faccende domestiche. Per fortuna ho un giardino davanti casa e spesso trascorro del tempo lì. Ci vuole molta pazienza, speriamo che finisca tutto presto. Spero che dopo l’infelice esperienza del Coronavirus, capiremo che deve tornare ad essere centrale la meritocrazia, nello sport come in tanti altri settori. Altrimenti incorreremo nuovamente in errore”.
Biagioni ha rimarcato le differenti tra il suo calcio e quello di oggi: “Rispetto a quando giocavo io è cambiata completamente la mentalità. Prima ci si divertiva di più, mentre oggi contano molto l’apparenza, la presenza sui social e il rapporto coi procuratori. Tantissime squadre avevano in organico campioni del mondo, mentre oggi le rose sono piene di stranieri ugualmente bravi ma spesso sconosciuti. C’erano organici più ridotti, ma erano tutti convocabili, mentre adesso le rose sono più ampie ma in tanti possono anche restare perennemente in tribuna”.
In panchina è mutato però il suo approccio: “È cambiata completamente la mia mentalità. Di base devi avere una tua precisa identità e cerco di essere me stesso. Prendo però spunti da qualche maestro del passato, come Papadopulo, Zeman e Reja. Appena entri nello spogliatoio, dopo due minuti, i giocatori ti hanno già inquadrato”.
L’ex centrocampista del Cosenza ha ricordato le sue panchine più significative: “A livello affettivo sono stato molto bene ad Olbia, per tre anni mi sono sentito a casa, ben oltre l’aspetto tecnico e calcistico. Potenza e Messina vivono di calcio e passione per la grande tradizione che hanno, ma le rispettive società vivevano momenti difficili. In Basilicata c’è stato un cambio di rotta, mentre a Messina le difficoltà proseguono”.
Biagioni è molto soddisfatto dei risultati ottenuti: “Ad Olbia abbiamo perso la finale per la serie C e rimango l’allenatore che ha conquistato più punti. A Potenza, impiegando a lungo soltanto dodici giocatori, abbiamo chiuso al sesto posto. A Messina sono arrivato nello scetticismo generale, scelto dal presidente di una squadra che a novembre aveva appena cinque punti in classifica. Ci siamo salvati con cinque giornate d’anticipo e siamo arrivati in finale di Coppa, appuntamento al quale poi purtroppo non ho potuto prendere parte”.
Il tecnico ha ricostruito la burrascosa separazione dall’Acr: “Qualcuno in società non ha rispettato le regole e non ha avuto rispetto per i calciatori. Ho avuto da ridire e me ne sono andato: lo hanno fatto passare come un esonero, ma non era così. Ho avuto il coraggio di andarmene prima di una finale: magari non avrò in carriera altre opportunità del genere ma non essendoci rispetto ho preferito farmi da parte”.
È andato in scena anche un siparietto con il difensore Giuseppe Zappalà, che lo ha salutato in diretta: “Sarei di parte perché l’ho allenato in riva allo Stretto. È un ottimo giocatore, che potrebbe fare ancora di più. Mi ha dato una grossa mano arrivando a dicembre a Messina, insieme ai vari Ferrante, Arcidiacono e Catalano. Se hanno ottenuto oltre 40 punti qualcosa vorrà dire. Sono stati professionisti esemplari ma non sono stati assistiti al meglio”.
Biagioni, dopo l’esordio in B con la Lazio nel 1987, ha giocato per sei anni in Puglia, iniziando da Monopoli. “A Foggia nel 1993, dove eravamo dati per spacciati, abbiamo ottenuto un miracolo sportivo. Il giocatore più amato lì credo sia stato Roberto Baggio, che ha fatto impazzire lo “Zaccheria”. Nel 1996 stavo per andare a giocare in una serie A all’estero, ma all’ultimo momento mister Papadopulo mi convinse a scendere in C ad Andria. Abbiamo vinto il campionato e poi in B feci il record personale di gol, ben quindici in un campionato. Mi trovai benissimo, sono stato ricambiato dalla piazza e anzi sarei voluto rimanere a lungo ma la squadra poi fu rifondata. È stato forse l’apice della carriera”.
In Calabria, oltre ai grandi numeri di Cosenza, anche una tappa con luci ed ombre: “A Crotone non mi trovai bene, c’era Cuccureddu all’inizio ed era il primo anno di B per la squadra. Arrivò il mio amico Papadopulo a stagione in corso e segnò la svolta. Ero molto vicino a lui ma preferii andare via perché non avevo legato con alcuni dirigenti. Capii comunque subito che i rossoblu avevano tutte le carte in regola per diventare una grande piazza”.
Biagioni ha parlato infine anche di singoli: “Lo straniero più forte con cui ho giocato è Igor Kolyvanov, più sudamericano in campo che russo. Dribblava tutti, era fisico ma veloce. Molto sottovalutato, ma straordinario tecnicamente e utilissimo alla squadra. Doveva prendere il posto di Van Basten al Milan, ma si ruppe il ginocchio la settimana prima…”.