Nell’inedito scenario del PalaCultura il Messina ha presentato il suo nuovo allenatore Valerio Bertotto. “È un giorno di festa”, ha esordito il direttore generale Giovanni Villari, che ha chiarito come la proprietà del club abbia voluto puntare su un tecnico in grado di motivare al massimo i calciatori, cercando di ottenere il massimo da ognuno di loro.
Poi ha preso la parola l’ex calciatore dell’Udinese, sbarcato in città soltanto in tarda mattinata, anche per un inatteso scalo a Roma del volo sul quale si era imbarcato a Torino. Il tecnico piemontese ha ripercorso idealmente le tappe della sua breve carriera di allenatore: “Ho tantissimo voglia, dopo una parentesi bellissima, di tre anni, nella Rappresentativa di Lega Pro. È stato molto formativo, anche perché ho allenato più di mille ragazzi in questo triennio. È stato stimolante, perché non è facile selezionare i migliori talenti che vanno dai 16 ai 22 anni su tutto il territorio nazionale. Non credo di dire un’eresia se ritengo che paradossalmente sia più semplice allenare un club”.
Il trasferimento in panchina nasconde ovviamente insidie e differenze rispetto alla pur lunghissima carriera da calciatore, con oltre 300 presenze e tredici stagioni in bianconero: “Ho potuto dare continuità a idee, concetti, desideri maturati sul campo, anche se in modo differente rispetto a quanto si studia teoricamente. L’anno scorso a quattro giornate dalla fine mi ha contattato la Pistoiese ma le difficoltà non mi hanno spaventato. È stato bello mettere in pratica tanti insegnamenti. Abbiamo ottenuto tre vittorie in quattro gare, grazie soprattutto ad una squadra che mi ha accolto molto bene. Abbiamo trovato in poco tempo una buona chimica e lavorato bene tecnicamente e tatticamente”.
Nelle ultime due settimane invece la trattativa con l’ACR, andata a buon fine: “Quest’estate c’è stato un lunghissimo corteggiamento da parte del Messina. Sono contento, si concretizza un sogno, da parte loro ma anche mia. C’è da lavorare per ricreare un momento di positività che tutta la città chiede. Sappiamo come riuscire ad ottenere risultati. Ma sia chiaro: non si può vincere sempre, bisogna piuttosto porre le basi per creare qualcosa di importante. Voglio sottolineare anche che da parte mia non sentirete mai dichiarazioni roboanti, il profilo deve rimanere basso. Anche se ribadisco che adesso sono pronto a scalare altre marce e a percorrere nuove strade”. Voglia di far bene, senza strafare.