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Benfapp, Nicola Mei suona la riscossa: “Tutti uniti per allungare la serie”

Nicola Mei non ci sta a chiudere la stagione arrendendosi di fronte alla corazzata di Max Menetti. Le due pesanti sconfitte rimediate a Treviso mettono ora Capo d’Orlando con le spalle al muro. Lunedì in Sicilia la Benfapp giocherà contro la De’ Longhi una partita decisiva: vincere significherebbe prolungare la serie e tornare a sognare la A, perdere farebbe calare il sipario su una stagione esaltante ma che lascerebbe l’Orlandina a bocca asciutta.
CASSAFORTE. «Non ci fosse stata la faccenda di Siena – dice Mei, guardia di 185 cm, classe 1985 – noi staremmo in vacanza con la promozione messa in cassaforte. Non ci siamo pianti addosso allora né cerchiamo alibi adesso. Altrimenti, avesse vinto la delusione per una situazione che sportivamente sa di ingiustizia, saremmo stati eliminati al primo turno dei playout».
Invece da quella vicenda la squadra di coach Sodini ha tratto ancora più energia. «Nei playoff, prima di incontrare Treviso, avevamo fatto percorso netto vincendo sempre 3-0. Eravamo in striscia positiva dal 30 gennaio, con 19 successi di fila. Forse per questo gara1 ci ha spiazzato. Non sapevamo più che sapore avesse la sconfitta. E quell’amaro che abbiamo sentito al suono della sirena ci ha fatto tornare con i piedi per terra. Sono stati bravissimi ad annullare Triche, il nostro faro. Brandon poi si è fatto male ad un ginocchio e l’infortunio lo ha costretto a saltare gara2».

Benfapp
Gioia Mei e Mobio

L’assenza dell’americano, leader e realizzatore, ha certamente condizionato la seconda sfida al PalaVerde. «Che Brandon non ci potesse aiutare non può essere una giustificazione. Eravamo convinti di rendere la vita più difficile comunque agli avversari dopo la sconfitta nella partita d’esordio e ci siamo caricati a mille. Una volta sul parquet però abbiamo incanalato la nostra rabbia nella direzione sbagliata, innervosendoci e uscendo dalla gara. Non è così che dovevamo giocare a basket».
Chissà che non abbia pesato l’età media della squadra siciliana. «Siamo una formazione giovane dove gente come Bruttini e il sottoscritto garantisce un po’ d’esperienza. Eppure l’entusiasmo è stato spesso l’arma in più.
Forse il vero problema è stato che da gennaio ad oggi abbiamo giocato poche partite dove non siamo stati in pieno controllo della gara. A Biella, a Roma, contro Scafati sono state sfide vinte all’ultimo tiro. Ma nelle altre abbiamo giocato un po’ come il gatto con il topo. Così ci siamo fatti sorprendere dalla grande voglia di Treviso. Hanno tanta qualità e sono arrivati in questa fase della stagione al massimo. In più il Palaverde è stato il loro sesto uomo. Per come sono fatto io, avrei voluto rigiocare già ieri, tanta è la rabbia che ho in corpo».

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Da valutare Triche per gara tre

Ora però la Benfapp non può più sbagliare. «Lo sappiamo, ce lo siamo detti, ce lo ricorderemo sino al momento della palla a due. Dobbiamo scacciare via la negatività che ci ha pervaso dopo queste due partite. Ognuno di noi, dal coach al magazziniere, dovrà dare il massimo ed anche di più. Meritiamo di giocarcela fino in fondo. La gente, rientrati a Capo d’Orlando, ci ha sorriso ed incoraggiato. Per la città, per il manipolo che è salito carico di speranza sino a Treviso, dobbiamo vincere».
Anche se non ci sono certezze sull’utilizzo di Triche. «Lo staff medico lo valuterà di giorno in giorno. Lui vuole esserci, lo si legge nei suoi occhi. Con Brandon o senza, Treviso troverà una squadra che darà tutto per andare a gara-4».

Intervista di Fabrizio Fabbri-Corriere dello Sport

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