Un giocatore di calcio – ancor prima di definirsi tale – è un uomo, che con i suoi alti e bassi cerca di lasciare un segno in mezzo a tanti altri, facendo a “spallate con la vita” e rispondendo colpo su colpo, anche ad ogni singola azione fallosa subita. Stavolta scambiamo due chiacchiere con Marco Ravidà, difensore da poco approdato al Barcellona ed appena sceso sui campi del campionato di Promozione dopo aver toccato le alte sfere del calcio dilettantistico. Classe ’93, Ravidà ha giocato nel campionato di Eccellenza nelle ultime stagioni, militando in quell’Igea Virtus di cui è stato capitano, prima di passare al Due Torri e mantenere per tutto il girone d’andata quella Serie D conquistata con la vittoria del campionato con indosso la casacca giallorossa. E nonostante abbia ricevuto molte proposte di ingaggio in quest’anno solare, il difensore barcellonese ha saputo mantenere la testa sulle spalle, accettando di buon grado la scelta di un passo indietro in una categoria che professionalmente, a lui – possiamo dirlo – sta un po’ stretta. Già, senza essere eccessivamente leziosi, al suo esordio in gara ufficiale sigla un’importantissima rete per la sua neosquadra che vale il salto nella zona play-off lasciando alle spalle un’ottima Futura Brolo che sino a quel momento le era stata davanti.
Marco, ricominciare dalla Promozione e dover riprogrammare le proprie gambe ad un carico di lavoro differente, cosa è significato per te?
Sicuramente gli allenamenti sono diversificati e cambiano soprattutto da mister a mister, anche se l’agonismo messo in campo in questa categoria è davvero tanto e non ti fa tanto rimpiangere la scelta di essere tornato tra le mura di casa. Sicuramente la Serie D è un campionato professionistico de facto, con grande qualità, ma non escludo la possibilità di poterci ritornare.
Che differenze hai riscontrato tra le direttive di Mister Venuto e quelle di Mister Granata?
Sono due ottimi allenatori, purtroppo quest’anno sono stato molto sfortunato e mi sono dovuto arrendere di fronte a due stop ravvicinati. Ho giocato per tre partite ad inizio stagione e poi sono stato di nuovo fermo per diverso tempo. Questo non mi ha aiutato a poter tastare a pieno le qualità di mister Venuto, mentre mister Granata l’ho avuto anche come giocatore contro in un’amichevole, pertanto so bene con chi avrei avuto a che fare. Entrambi in gamba.
Segnare davanti il proprio pubblico, al ritorno a Barcellona, con la squadra di Promozione della propria città che emozioni suscita?
Sono davvero contento di aver fatto la differenza e aiutato i miei compagni a vincere un’importante partita. Tastare nuovamente l’erba del “D’Alcontres” mi ha regalato forti emozioni, belle sensazioni, non posso negarlo. Vorrei sempre ricevere quel calore della tifoseria di casa che non fa mai male.
Il tuo più bel ricordo in campo?
Ricordo molto chiaramente e con molto piacere la partita contro la Turris, in cui a fine partita fui fermato da mister Baratto, il quale si complimentò per la mia prestazione e, ricordandosi che fossi di Barcellona mi pregò di salutargli la tifoseria. Un gesto molto bello che mi fece capire sia quanto un allenatore possa vedere oltre una partita domenicale, sia la stima e l’affetto che nutriva nei miei confronti.
Cosa dici di te stesso?
Sono un ragazzo che mette molto impegno in quello che fa, mi alleno con professionalità e non tralascio mai nulla. Con i miei compagni ho sempre mantenuto un rapporto molto fraterno, abbiamo fatto sempre gruppo e non ho avuto mai alcun tipo di screzio con lo staff o il personale delle società in cui ho giocato. Speriamo che questo possa prima o poi regalarmi delle grandi soddisfazioni, ho seminato tanto.
Dove ti vedi il prossimo anno?
Lascio le mie porte sempre aperte a chi possa gratificare la mia grinta e apprezzare la voglia di mettere tutto me stesso in campo ogni domenica, per la squadra ed i miei tifosi.