La lunga chiacchierata con Francesco Baranca, segretario generale della Federbet, che abbiamo raggiunto telefonicamente mentre era in viaggio tra Belgio e Spagna, ci ha dato l’opportunità di conoscere nel dettaglio le modalità con le quali lavora la sua società, spesso contestata dai vertici del calcio italiano, dalle società e dalle tifoserie: “Vivo all’estero da 15 anni, dopo avere curato l’ufficio legale di una compagnia. Formalmente siamo una società belga ed abbiamo scelto di proposito, per evitare ogni tipo di speculazione, di restare fuori dal territorio italiano e da quello svizzero, dal momento che quel paese non fa parte dell’Unione Europea”.
Tavecchio, Abodi e Macalli non hanno mai mostrato particolare attenzione alle denunce della Federazione internazionale: “Abbiamo la stima della Magistratura e della Polizia ed è quello che ci interessa. In Italia gli approcci con Federazione e Leghe sono stati fin qui fini a sé stessi. Alle nostre denunce segue sempre la solita reazione e ci ripetono che i loro controlli non hanno mai evidenziato nulla di irregolare. Mi verrebbe da dire che hanno fallito clamorosamente, considerate le risultanze dei giudici, le inchieste e gli arresti scaturiti dal nostro monitoraggio”.
Differente l’atteggiamento all’estero: “Abbiamo una partnership con la Liga spagnola, la più importante d’Europa, e per conto loro monitoriamo Prima, Seconda e Terza Divisione. Se riscontriamo anomalie nelle giocate vanno direttamente a denunciarle. Abbiamo svariati free-lance che controllano le quote ed in Italia lavoriamo con Udinese, Atalanta, Varese e Novara, quattro società nostre affiliate che vengono controllate 24 ore su 24”.
Sodalizi accreditati che hanno già ottenuto o otterranno sconti sulle pene: “Non è un caso se il Varese ha denunciato subito il possibile match-fixing con il Catania. Erano obbligati a farlo da contratto ed ora possono sperare in qualche beneficio. Nel recente passato, ad esempio, alcuni calciatori del Novara sono stati ritenuti colpevoli ma la società ottenne ben dieci punti di “sconto” sulla penalizzazione proprio per essersi affidata a Federbet, che controllava i flussi delle scommesse. Anche loro si auto-denunciarono dopo che è stato riscontrato qualcosa di anomalo”.
Considerata la facilità con la quale è possibile scommettere anche sui mercati asiatici (clicca qui per rileggere la prima parte dell’intervista), Baranca ritiene che l’unica soluzione sia legata ad una presa di coscienza del grave fenomeno: “La ricetta è legata a formazione, prevenzione e monitoraggio. Noi per conto delle quattro società affiliate organizziamo corsi ai ragazzi della prima squadra e delle giovanili, in cui spieghiamo che sono controllati e devono quindi a maggior ragione evitare di commettere dei reati”.
Un deterrente potrebbero essere anche le nuove sanzioni introdotte dopo i recenti scandali: “Le inchieste di Catanzaro e Catania evidenziano che il problema va aggredito alla fonte. Bisogna cambiare l’educazione dei giocatori, intervenire sulle società ed effettuare controlli serrati. Da un certo punto di vista siamo pessimisti perché anni di scandali non hanno cambiato nulla, ma ci conforta il fatto che Polizia e Magistratura abbiano compreso la portata del problema, aumentando le pene per chi delinque”.