Il direttore sportivo del Messina Christian Argurio riceve a Palermo il “Premio Manlio Graziano” come migliore dirigente, nell’ambito della manifestazione voluta dall’Unione Stampa Sportiva Italiana e dedicata alla memoria di Candido Cannavò. Il diretto interessato non nasconde la soddisfazione, che preferisce però dedicare a tutta l’equipe che lo supporta e che non a caso si è già affermata come squadra rivelazione della stagione: “È un bel riconoscimento, che mi inorgoglisce, e che necessariamente condivido con squadra, proprietà, mister Di Napoli ma anche massaggiatori, magazzinieri e staff. Ritengo ovviamente di dovere ringraziare anche l’Akragas, con cui avevo lavorato in precedenza e che ritira il premio per il ritorno tra i professionisti dopo 21 anni”.
Il primo pensiero è proprio per il presidente Stracuzzi: “Mi ha dato la possibilità di lavorare nella mia città e questo riconoscimento non lo avrei ottenuto senza la bravura di tutti i miei compagni di avventura. Siamo ad un punto dalle seconde. Vantiamo la migliore difesa del campionato, abbiamo perso soltanto due partite. Ed a Foggia pur andando subito in svantaggio siamo rimasti in partita, a differenza della Casertana capolista”.
Eppure all’indomani del mancato successo con la Juve Stabia in città è emerso qualche malumore. Argurio ritiene ingenerose eventuali critiche: “Sottoscrivo quello che ha detto Arturo. Il Messina ha realizzato fin qui un miracolo sportivo, se pensiamo alle condizioni in cui ci trovavamo ai primi di settembre o al campionato che ci siamo lasciati alle spalle. Chiunque avrebbe messo la firma per l’attuale situazione di classifica a tre partite dalla sosta. Anche una salvezza tranquilla sembrava un obiettivo proibitivo”.
La società ha già messo sotto contratto fino al 2018 Martinelli, il calciatore più ambito sul mercato, e secondo insistenti rumors De Vito e Berardi potrebbero imitarlo presto: “Ci sono giocatori che rimarranno qui e rappresenteranno un patrimonio del club. Vogliamo tenerceli stretti. Ma quello che conta è che si è riacceso l’entusiasmo, al di là delle presenze effettive sugli spalti. Con la Juve Stabia potevamo vincere, ma l’importante è avere giocato alla pari con tutti. Questo gruppo merita soltanto applausi perché si è andati ben oltre le iniziali aspettative”.
La priorità è non smarrire l’umiltà e la cautela che sono state fin qui le prerogative del rinnovato Messina: “Dobbiamo tenere i piedi per terra. Siamo nati per salvarci e la legge dello sport dice che prima si raggiungono gli obiettivi prefissati e poi si può iniziare a mirare ad altro. Potremo divertirci più in là ma per il momento non va smarrita la cattiveria. E quindi dobbiamo restare concentrati in vista della trasferta di Lecce”.
Il dirigente preferisce allontanare anche le tante voci di mercato rilanciate dalla stampa nazionale e locale: “I ragazzi stanno bene a Messina e quindi potremo parlare di prolungamenti nel corso della sosta. Sono uomini veri, grandissimi professionisti, che si sono legati alla città, mostrando senso di appartenenza. Agli acquisti non ci stiamo pensando affatto. C’è chi affianca già al Messina Madonia ed Almiron, che erano con me ad Agrigento. Li conosco bene ma non è stata avviata alcuna trattativa. Non è il momento di parlare di mercato”.
Concetto ribadito anche di fronte ai nomi di Ciancio e Falivena, anche loro affiancati all’ACR: “Abbiamo la migliore difesa del campionato e Palumbo sarà arruolabile già con il Martina, nella prima gara del 2016. Per cui non è certo quella la zona di campo che necessita di rinforzi. Sarebbe illogico intervenire lì”.
Di Napoli ha recuperato Baccolo ma sembra ancora una volta destinato a fare i conti con l’infermeria trafficata: “Nel caso di Bramati, Gustavo e Tavares non ha senso affrettare i tempi. Giochiamo già sabato e quindi non credo vi sia la possibilità di vederli in campo. Stanno meglio, lo staff scioglierà le ultime riserve ma una volta superati gli infortuni dovranno anche riacquistare la migliore condizione. Aggiungo anche che non ci fasciamo la testa per questi contrattempi, ci sono squadre che hanno dovuto fare i conti con infortuni ancora più gravi”.