Mentre diciotto suoi colleghi hanno chiesto modifiche al bando del “Franco Scoglio”, suggerendo l’annessione di “Giovanni Celeste” e “PalaRescifina”, il consigliere comunale del Movimento Cinque Stelle Andrea Argento solleva altri dubbi sulla sostenibilità dell’operazione: “Il piano regolatore prevede che lo stadio e le aree limitrofe non possano essere utilizzate per fini commerciali. È ammessa soltanto qualche attività annessa all’attività sportiva, ad esempio il merchandising e il bar durante le partite. Le nuove norme urbanistiche le aspettiamo dal 2012 e l’assessore aveva promesso le linee guida entro il 2019. Non richiedono tempi lunghi in quanto le sole linee guida sarebbero sufficienti per attrarre gruppi di buona volontà”.
Secondo l’esponente grillino si tratta di un passaggio determinante, anche in considerazione di quanto avvenne con il project financing proposto quindici anni fa dal Fc Messina dei Franza: “A mio avviso è un passaggio che andava compiuto prima del bando, che peraltro non è ancora in Gazzetta Ufficiale e ha dei paletti d’ammissione discutibili. Il piano regolatore già all’epoca fece saltare il banco. Quindici anni dopo si ripropone un progetto per certi versi simile, con le stesse norme di allora. Si parla dello stadio come occasione per fare business, rientrare dagli investimenti e guadagnare, quando questo non è consentito dal quadro normativo”.
L’amara riflessione di Argento è che lo stadio “a queste condizioni non è appetibile. Costa di più l’impianto della squadra. È sovradimensionato per la D, categoria nella quale le società con gli incassi non coprono le spese. Ci vorrebbe un investitore o un club in Lega Pro, ma la situazione socio-economica della città è disperata. In Italia non esistono società di prima fascia che non siano supportate da un contesto imprenditoriale favorevole. Messina è in crisi, si spopola e tante attività sono in difficoltà”.
Il recente sopralluogo effettuato a San Filippo alimenta i dubbi: “In Italia ovunque sono nati bandi pluriennali esisteva già una società importante che militava in categorie professionistiche e radicata nel territorio. Vincolarli per trent’anni a realtà che magari avranno vita breve, come accade regolarmente dal 2009, mi sembra un po’ ardito. Il “Franco Scoglio” ha spese abnormi, forse neanche quantificate correttamente. Ci sono aree pericolanti, gli impianti elettrici ed idraulici vanno revisionati, anche se la foresteria non era affidata a Sciotto, che non ha responsabilità in merito. Le utenze tra acqua, luce e gas ogni anno rappresentano un salasso. Così è un investimento al buio, che rischia di rivolgersi a profili poco raccomandabili, che potrebbero approfittarne per ripulire capitali”.
La situazione del “Giovanni Celeste” è forse ancora peggiore: “La riapertura della struttura sembra una chimera. Non è al passo con i tempi, né rispetta i requisiti della Commissione Impianti Sportivi della Lnd. L’omologazione probabilmente non sarà più rilasciata. Potrebbe essere utilizzato soltanto per allenamenti e settore giovanile, mentre l’iter per l’ottenimento del vincolo storico è rimasto bloccato. Va inserito in un quadro simile a quello proposto dal gruppo Franza di riadattamento privato e commerciale, ma sempre con le norme favorevoli che oggi non ci sono”.
Argento ha dubbi anche sul PalaRescifina di San Filippo: “Anche quello è sovradimensionato. Sono impianti concepiti in altri tempi, per altri scenari. Calcio a cinque, basket, pallavolo da anni purtroppo non riescono a emergere. Paradossalmente servirebbero strutture a misura e a norma e non lo sono né gli stadi né il palasport”.
Ultimo capitolo i concerti di Ultimo e Tiziano Ferro, che fanno discutere ormai da mesi: “Messina ha perso un’occasione anche perché dovrebbe essere un vantaggio e non un limite per un affidatario. Si stanno negando alla città ricadute milionarie. E se per un vincitore del bando diventano un ostacolo quindici giorni di eventi mi chiedo cosa saranno le due squadre che lo utilizzano per nove mesi”.