Il messinese Alessandro Arcigli è stato confermato dal consiglio nazionale della Federazione Italiana Tennistavolo come direttore tecnico del settore paralimpico. Per il diciassettesimo anno consecutivo avrà la responsabilità della preparazione dei pongisti azzurri e cercherà di confermare ai Giochi Paralimpici di Tokio 2021 i successi ottenuti negli anni passati con ben sei medaglie collezionate tra Pechino (nel 2008), Londra (2012) e Rio (2016). Arcigli è l’unico azzurro di tutte le discipline sportive ad aver partecipato, in qualità di responsabile delle squadre nazionali, sia alle Paralimpiadi che alle Olimpiadi (Atlanta nel 1996).
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Con l’ufficializzazione delle classifiche mondiali del tennistavolo paralimpico, sono ben cinque gli atleti italiani che attraverso il ranking accedono alle Paralimpiadi di Tokyo: Michela Brunelli (Tennistavolo Castel Goffredo), ottava in classe 3, Giada Rossi (Lo Sport è Vita Imola), prima in classe 2, Andrea Borgato (Radiosa Palermo) e Federico Falco (Fondazione Bentegod Verona), rispettivamente settimo ed ottavo in classe 1, e Amine Kalem (Tennistavolo Vigevano), quinto in classe 9.
Con le sue undici classi, il tennistavolo apre le porte alle persone che presentano una qualsiasi disabilità, garantendo a tutti una giusta collocazione. Ognuno nell’ambito della propria classificazione, parte dallo stesso punto di partenza dell’avversario ed è proprio il modo particolareggiato e preciso con cui vengono effettuate le classificazioni che ne determina il successo e il grande seguito.
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Probabilmente è questa la forza di una disciplina che rappresenta il terzo sport per numero di praticanti a livello mondiale in seno all’Ipc (il Cio dei disabili, ndc), ma non è solo questo il segreto di una formula vincente: il punto forte è la reale e totale integrazione che viene garantita in fase di allenamento e di gare tra atleti disabili e normodotati. Gli allenamenti possono essere svolti insieme e a farla da padrone sono le abilità tecniche di ognuno: questo ha garantito negli anni il facile accesso e la totale fusione tra il mondo olimpico e quello paralimpico.
Non a caso è successo in più occasioni che atleti paralimpici si siano imposti in gare riservate ad atleti normo o che vengano inseriti nei ranghi delle squadre che partecipano ai massimi campionati nazionali. “Non dobbiamo creare un’attività adattata ma adattare l’attività al capitale umano che abbiamo a disposizione, un rovesciamento di pensiero e prospettiva che permette di inserirci in realtà già strutturate e ciò rappresenta un altro tassello alla base dei successi in ambito internazionale che negli anni stiamo raccogliendo con orgoglio”, ha sottolineato proprio Arcigli.