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Antonio Venuto, storia di chi non si arrende. A Sersale gettando il cuore oltre l’ostacolo

Nato ad inizio anno sotto il segno di una buona stella, Capricorno secondo lo zodiaco e l’indole che lo caratterizza: diplomatico e paziente quanto basta, ma voglioso di raggiungere sempre il vertice. E’ Antonio Venuto, classe 1961, che si era già distinto a Coverciano in quel corso di Allenatori Professionisti di Prima Categoria dell’anno 2011-12. Lì, nel cuore pulsante del calcio italiano, si è ascritto una valutazione di tutto rispetto di fronte ad una commissione composta da “perfetti sconosciuti” come Spalletti, Baggio, Dionisi, Carbone, Mangia, Pecchia. Oggi, vaga tra i campi della Serie D e non ha ancora intenzione di arrendersi.

Antonio Venuto
Un’esultanza di Antonio Venuto (foto Carmelo Lenzo)

Il suo modulo altamente variabile a gara in corso è assolutamente adattabile ad ogni circostanza e, nel corso della sua carriera, gli ha permesso di conseguire risultati davvero prestigiosi. Il ruolo da portiere che ricopriva da giovane lo ha battezzato un po’ come il vecchio Zoff, dinamico ma resistente senza lesinare disciplina ed ordine in campo. Le sue stagioni più brillanti sicuramente col Milazzo del presidente Cannistrà, quello stesso che al suo ritorno da onorario potrebbe regalare un’altra splendida promozione anche in questo campionato in corso. La stagione 09/10 fa da cornice alla storica promozione in Lega Pro alla guida dei mamertini, appunto. 68 i punti conquistati contro delle grandi e sino all’ultima giornata si soffre e si lotta per il titolo: due erano le squadre staccate da un solo punto, il Milazzo ed il Trapani. Sarebbe stata proprio la formazione di mister Venuto, trascinata dall’orgoglio di Orioles, i gol di Torcivia, la grinta di Camarda e Sanguinetti, le idee di Calabrese a regalare il successo rimasto in primo piano tra gli annali del calcio. E tra i suoi allievi ci fu anche il compianto Marco Salmeri, cresciuto con Antonio Venuto e con lui diventato il giocatore che noi tutti ancora ricordiamo, anche grazie al gol segnato nella stagione dell’approdo in C.

La statua di Marco Salmeri nello stadio a lui intitolato. A sinistra il papà, a destra il mister Antonio Venuto.

Ma dietro ogni successo c’è sempre l’ organizzazione di una squadra messa a punto dal suo allenatore e le sue soluzioni di gioco del tecnico messinese sono sempre le più efficienti. 27 furono i gol subiti, uno solo in più rispetto la stagione successiva in Lega Pro con la terza migliore difesa del campionato. Questa volta, soltanto Latina e Avellino poterono fermare l’inarrestabile corsa di Antonio. Si conclude una storia – nel giugno del 2011 – per iniziarne un’altra, a Capo d’Orlando.  Il suo spirito è da leader, un trascinatore di gruppo, un lavoratore instancabile e maniacale che oltre sulla psiche dei giocatori ha sempre puntato a ripetute infinite in allenamento, addirittura sino alla nausea, perché la domenica in campo bisogna essere sicuri e decisi sulle mosse da attuare, anticipando l’avversario e relegandolo all’angolo del ring.

Venuto, Cannistrà e Bottari all’epoca di quel Milazzo che varcò la soglia del professionismo

La sua gioia, le sue urla, le sue imprecazioni ci hanno fatto emozionare perché mister Venuto, oltre l’esperienza, in campo ci mette il cuore. Non si tira indietro nessuno dei suoi undici schierati e, se la squadra la indirizza ad inizio stagione, il suo tocco lo si vede. E tornando alla difesa non si può non pensare a risultati simili per un uomo che tra i pali ci è stato parecchio: la tendenza è quella, a creare un solido muro che possa essere difficilmente scalfito. Le certezze per un portiere nell’animo le danno i compagni davanti, perché se cade la difesa devi essere tu, con un pizzico di fortuna ed agilità, a compiere quel miracolo che può salvarti la partita. E’ “la solitudine dei numeri uno”, come dice un libro che recentemente ha avuto successo, ma si tratta di miracoli, appunto: quelli che non hanno permesso al Due Torri, in quest’anno solare, di salvarsi dal fallimento, seppur lui sia riuscito a far lottare i suoi uomini sino agli ultimi novanta minuti della storia di una società che come risorge cosi può affondare. Lì, però, il campo non c’entra nulla.

Venuto ha raccolto meno soddisfazioni rispetto ai tanti sacrifici a cui ha dovuto far fronte nella sua carriera – così ha lui stesso più volte ribadito – ma l’amore per la sua teoria calcistica fatta di motivazione e disciplina – ancor prima della tecnica e del talento – hanno permesso al villafranchese di origine di ricominciare da zero ed accettare una nuova sfida, partendo stavolta dalla posizione più bassa nella classifica della Serie D di questo maledetto anno, quello che ha segnato la cancellazione del “suo” Due Torri.
Da fine gennaio mister Venuto siede sulla panchina del Sersale, cercando di infondere in loro quel barlume di speranza che possa riaccendere l’ardore per una salvezza ormai lontana. Con la formazione catanzarese ha esordito conquistando una sofferta vittoria contro l’Igea Virtus allora capolista ed è lì che lo “special one” dello Stretto ha marchiato a fuoco la sua presenza. L’augurio è che Sersale ed altre prendano a cuore la tenacia e la fatica di questo allenatore, che non è escluso possa a fine stagione ribattezzare le sponde delle sue origini calcistiche, quelle che gli hanno regalato parecchie emozioni e, forse, una ragione per continuare a lottare.

 

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