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Amatrice, il sindaco Pirozzi: “Affronto il sisma come quando alleno. E a Messina…”

Sindaco nel calcio, allenatore della sua terra. Sergio Pirozzi, che col suo pensiero commosse per giorni il popolo dei social network, era ad Amatrice la notte del 24 agosto. C’era – da primo cittadino – quando le telecamere di tutto il mondo si rivolsero a lui esigendo qualche parola da inserire nei telegiornali. Era lì, mentre dalle macerie si alzavano ancora nubi di polvere ed un grido di disperazione e dentro a sé aveva un’anima da mister che avrebbe fatto la differenza.

Sergio Pirozzi
Pirozzi in panchina

A caldo la vista del borgo raso al suolo lo ha tradito, spingendolo a dire “Amatrice non c’è più”. Ma, un attimo dopo, ecco la sua leadership prendere il sopravvento e fargli dire: “Non posso più allenare, devo allenare la mia gente”. Se poi il Trastevere è andato avanti da sé, Pirozzi è stato il primo allenatore a vincere la Panchina d’oro alla guida di una squadra di soccorritori che non è formata da undici uomini, ma soprattutto da un popolo in cui non ci sono titolari né riserve. Ed intanto mister Pirozzi, che allenò il Messina per soli tre giorni, è diventato un simbolo per chi nel valore sociale dello sport di crede davvero.

Pirozzi
Pirozzi ha dovuto lasciare la panchina del Trastevere dopo la tragedia

A questa gente il sindaco di Amatrice ha voluto dedicare proprio la Panchina d’oro che gli è stata tributata dall’AIAC, accettata pur dicendo di “essere felice e triste allo stesso momento”. Il riconoscimento, tra l’altro, è per la prima volta stato sostenuto da una petizione online sottoscritta da 17mila persone, che ha caldeggiato l’ipotesi di un premio al sindaco-allenatore: “Sicuramente non mi aspettavo la Panchina d’oro – afferma Pirozzi ai microfoni di Messina Sportiva -, anche se nella vita precedente qualche risultato l’ho anche ottenuto. Riflettendoci il premio scaturisce da una vicenda dolorosa ed è per questo che non posso esultare. Voglio comunque estenderlo a tutte quelle persone che operano nello sport, si rimboccano le maniche nel sociale, che si mettono al servizio degli altri, salvano i ragazzi dalla strada e fanno tutto questo senza avere i riflettori puntati addosso. Faccio mio questo riconoscimento pensando proprio a loro”.

Un primo piano del sindaco di Amatrice

Nel fronteggiare l’emergenza terremoto, ha quindi messo a frutto anche le proprie competenze da tecnico, perché è sul campo che si impara il mestiere di vivere: “È la gestione del gruppo, di situazioni complicate, l’abitudine ad essere sotto pressione. Essere un allenatore cambia tutto in questi casi. L’esperienza mi aiuta perché nel calcio ognuno deve fare la propria parte, nessuno può mollare. E poi – dice – c’è il senso di appartenenza alla maglia, che qui si traduce nell’appartenenza alla propria terra. Mi ha aiutato quello di cui ogni allenatore è consapevole: dopo ogni sconfitta, se lavori, arrivi sempre una vittoria. Mi è utile – sottolinea – aver lavorato in un mondo dove devi sudare per ottenere dei risultati, in un contesto dove quando un allenatore perde non può mai pensare che la colpa sia dell’arbitro o dei giocatori, ma la prima persona che deve mettere in discussione è se stesso. Sono valori di vita, che mi hanno aiutato ad avere una strategia, una tattica.”

Il Messina 2009-10

E nella metafora calcistica Sergio Pirozzi descrive la resistenza dei cittadini di Amatrice, che lottano contro il tempo e nei giorni scorsi hanno anche sollecitato il Governo bloccando la Salaria coi trattori. Dopo aver difeso, però, bisogna subito tornare a giocare: “Oggi Amatrice sta facendo una fase difensiva attiva. La palla non ce l’abbiamo noi – commenta -, ma non ci difendiamo in maniera passiva perché questo vorrebbe dire prendere gol, prima o poi. Stiamo cercando di intercettare le linee di passaggio, giocando d’anticipo per poi andare in porta. Questo paragone calcistico – continua – spiega la nostra strategia sulle misure fiscali, sulla prevenzione di quanto poteva succedere, sul riconoscimento al 100% dei danni su prime e seconde case. Il possesso palla non è il nostro: è del Governo, della Regione e noi siamo lì pronti ad intervenire”.

Alfredo Di Lullo

Pirozzi fu eletto sindaco di Amatrice nel maggio 2009. Il 2 novembre diventò allenatore del Messina, in Serie D sotto la controversa presidenza del romano Alfredo Di Lullo. Il tecnico laziale, che siede in panchina solo per la gara giocata ad Acicatena, si dimette improvvisamente il 5 novembre, vivendo quella che di fatto può concorrere per il record delle gestioni tecniche più brevi della storia. La fuga, quasi da finzione filmica, ha comunque un suo perché: “C’ho indovinato! Il fiuto ed il mio intuito non mi hanno abbandonato nel momento in cui servivano davvero (ride, ndr). Sono stato a Messina appena tre giorni e questo tempo era già stato sufficiente perché mi abbandonassero. Andai via di notte con la Caronte, perché – rivela – capii immediatamente  che con quella società non sarei andato da nessuna parte. In condizioni diverse sarei rimasto a Messina, avrei stretto i denti per farlo addossandomi l’onore di allenare in una grande piazza e confrontarmi con un pubblico di altrettanto rilievo. Scappare in quel modo credo possa essere visto come un atto di intelligenza, adesso che i tifosi sanno”.

Negli anni successivi Sergio Pirozzi è comunque riuscito ad mister sul campo e sindaco in comune, conciliando i due ruoli: “Ce l’ho sempre fatta. Faccio l’allenatore da una vita, anche quando faccio il sindaco. Nel 2009 ho scelto di abbandonare il calcio professionistico per questo motivo, consapevole che non avrei mai potuto lasciare il campo. Pur volendo – afferma – lo stipendio da sindaco è di 660€ netti al mese. Così questa stagione l’avrei dovuta vivere sulla panchina del Trastevere, dove abbiamo fatto insieme preparazione e Coppa Italia. Poi è arrivato il sisma e mi sono trovato costretto ad abbandonare la squadra”.

Un’esultanza di Pirozzi allenatore

Proprio ad Amatrice, alcuni giorni prima del sisma, l’allora tecnico del Trastevere battè in amichevole l’Ascoli, fregiandosi di un 3-2 rifilato ad una squadra di Serie B. La società laziale è adesso in testa al girone H di Serie D ed aspetta mister Pirozzi, formalmente allenatore in stand-by della squadra: “Sento qualche volta i ragazzi, che hanno fatto qualcosa di straordinario anche se adesso la squadra ha una piccola crisi. Gli otto punti di vantaggio sulla seconda – racconta – si sono ridotti a quattro e la speranza è quella che non abbiano la sindrome del tennista, che sente dolore al braccio quando arriva al match-ball. Vero protagonista è il mio vice, Aldo Gardini, che lavorava con me da tre anni. E’ giusto che abbia avuto questa fiducia –afferma – e sta facendo parlare i numeri. Io per rispetto non sono mai andato a vedere le partite, perché avrei potuto rappresentare un motivo di disturbo. Nelle ultime settimane avrei avuto tempo per andare allo stadio, anche per distrarmi, ma il Trastevere viene prima di tutto ciò”.

Sergio Pirozzi
Sergio Pirozzi intervistato dal Tg1

Il calcio, quello in cui Pirozzi è certo di tornare quando il suo popolo si sarà rialzato, ha offerto lui un grande sostegno in un’esperienza che lo sta segnando per la carica positiva che attraendo attraverso i rapporti umani: “Le squadre dilettantistiche, quelle professionistiche, i tifosi sono stati un qualcosa di meraviglioso in questa storia. Hanno un ruolo fondamentale – dice – nella imponente avventura umana che sto facendo. Chissà, magari sta tornando indietro parte di quello che di discreto ho fatto. Le vittorie dei campionati non sono state poche, ma è più importante il rapporto che ho instaurato con le persone con cui ho lavorato passando di città in città.  Il sostegno di questo mondo è stato una grande prova come quella data da tanta altra gente. Per esempio ho appena ricevuto il principe d’Inghilterra e mi sono detto orgoglioso, ma io ne ricevo tutti i giorni. Considero tali infatti anche il cittadino che viene qui a manifestare solidarietà, la signora di 95 anni che devolve sette mesi della sua pensione, il bambino che porta un pensiero o il cittadino americano originario di Amatrice che viene qui dagli USA per consegnarci personalmente il proprio contributo”.

Pirozzi nelle zone colpite dal terremoto

Intanto Amatrice ha una nuova scuola superiore, ancora nel segno dello sport. Alcuni ragazzi si sono trasferiti sull’Appennino da tutta Italia per dar vita alla prima classe di un Liceo che ha un forte valore simbolico: “Fare qui un Liceo Scientifico Sportivo Internazionale, con un convitto in cui si saranno anche alunni provenienti dalla Sicilia, è un grande motivo di orgoglio. Lo sport – spiega Pirozzi – anticipa le avversità della vita, insegna a superarle. La vita è fatta di sacrifici, anche di cocenti sconfitte ed i risultati arrivano solo se ci si allena. Gli italiani lo sanno bene, se il 95% di loro vive del proprio mestiere, senza avere grandi fortune. Tra l’altro siamo un unicum in Italia – dice – se togliamo un istituto che ha attivato il corso in via sperimentale nel Trentino. Io punto tutto sullo sport, perché ritengo che chi lo pratica sia la persona più preparata al domani. Il futuro è sempre una partita, in cui affrontare un avversario, non un nemico”.

Pirozzi interviene alla Camera dei Deputati, invitato insieme ad altri sindaci

E sia prima che dopo il sisma mister Pirozzi ha fatto parlare di sé per gli attacchi sferrati a politici di fama nazionale, di ogni schieramento, che hanno innescato reazioni simili a quelle che ogni allenatore può avere dalla panchina, a partita in corso:  “Mi aiuta il fatto che il mio lavoro è completamente slegato dalla politica. Sono un uomo libero. Credo – commenta – nella forza della parola e combatto fino alla fine contro chi non dà un senso alla propria, la tradisce. Se mai mi offrissero un posto in Parlamento? Ci penserei, ma solo se mi proporranno di fare l’allenatore. Intendo che dovrei essere io a dare la linea, perché sono fatto così. Non posso pensare di sedere alla Camera come il trentesimo giocatore di una squadra di calcio, quello che magari è messo lì perché raccomandato o supportato da uno sponsor.”

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